Con una mano prese il piccolo contenitore di vetro con dentro un lumino e lo avvicinò ad una candela, sottile e accesa, che teneva nell’altra mano. Si sfiorarono e subito brillò una piccola luce all’interno del vasetto. Accese così, una dopo l’altra, altre sette fiamme sottili in altrettanti contenitori di vetro posati per terra di fronte alla pedana.
Quando ebbe finito tornò a sedersi tra gli altri ragazzi sul tappeto rosso che copriva tutto il pavimento del padiglione.
Cantavano insieme scandendo le strofe sul ritmo lento della musica.
«Nada te turbe, nada te espante, quien a Dios tiene, nada le falta»
In un attimo le voci si spensero e fu silenzio. Rimanevano solo le parole limpide di un uomo che, inginocchiato sopra la pedana, leggeva:
«Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce»
Il brano continuava e l’uomo diede voce a quei versi millenari. Poi un altro, accanto a lui lo rilesse in una lingua diversa e poi un altro, in un’altra lingua ancora.
Intorno a lui alcuni avevano chinato la testa sulle ginocchia raccolte al petto, altri rivolgevano lo sguardo verso gli occhi della figura dipinta sul legno di fronte a loro. La ragazza che aveva acceso i lumini ora si rigirava tra le dita quella candela sottile con cui aveva acceso tutte le altre.
Dietro la pedana un telo arancione pendeva dal soffitto, fino a toccare il pavimento di pietra. Tre fili trasparenti lo tenevano teso verso l’alto. Era saldo, assicurato com’era a quei fili invisibili.
Ancora più indietro c’erano diversi faretti che riempivano l’aria di una luce arancione come il telo e gialla come le fiamme delle candele.
Quando l’ultimo uomo sulla pedana finì di leggere ci fu silenzio e poi di nuovo l’immenso padiglione si riempì di musica, poi ancora silenzio.
Ogni persona prendeva parte a quel susseguirsi di canti e meditazioni. Si sovrapponevano lingue diverse, volti pallidi e scuri.
Ad un tratto alcune persone si alzarono e si incamminarono verso il fondo del padiglione, subito altri li seguirono. Arrivati di fronte alla pedana si inginocchiarono, per qualche minuto appena. Alcuni chiudevano gli occhi e muovevano le labbra pronunciando parole mute. Poi un po’ alla volta si rialzavano, tornavano indietro, raccoglievano le loro giacche e gli zaini, e parlando e sorridendo silenziosamente uscivano.

(Foto di Caterina Basiglio)