Nell’articolo di oggi parliamo delle continue contaminazioni tra moda ed arte, due discipline, mi sento di chiamarle così, che si sono spesso rivelate sorelle. Spesso negli anni è capitato di osservare come capi di abbigliamento prendessero ispirazione dall’arte e tentassero di riprodurne talvolta i colori, le fattezze e l’originalità.
Ebbene, il primo a compiere questo lavoro fu Yves Saint Laurant il famoso stilista la cui vita all’insegna dello scandalo e dell’anticonformismo lo vedono aderire a tutti gli effetti allo stereotipo dell’artista. Nato ne 1936 nell’Algeria francese sarà presto attirato dal fascino del vecchio continente nel quale giungerà alla giovane età di 18 anni. Giunto a Parigi sarà subito apprezzato per i suoi disegni di abiti tanto che iniziò una collaborazione con la grande casa d’alta moda di Christian Dior del quale diverrà direttore artistico in seguito alla morte di quest’ultimo nel 1957. Due anni dopo costretto ad arruolarsi nell’esercito francese a causa dello scoppio della guerra d’indipendenza algerina fu licenziato. Questo fatto sarà per Yves al tempo stesso fonte di doloro ma anche rinascita. Grazie ad una causa legale intrapresa nei confronti dell’azienda per non aver rispettato i termini contrattuali lo stilista riuscirà ad aprire la propria maison de haute mode.
Dopo questa breve biografia torniamo all’arte. Saint Laurant fu un collezionista ed insieme al compagno Pierre Bergé costruì una grandissima collezione d’arte poi venduta all’asta inseguito alla sua morte. L’interesse dello stilista per l’arte non si limita al semplice collezionismo ma sfocia nella produzione di abiti i cui soggetti diventano le opere. Con la sartoria Saint Laurent rende tridimensionali e plastiche le tele dei più grandi maestri del’900 e non solo.
Le principali collezioni a tema nascono negli anni ’60-’70 e l’artista che diede il via a questa prolifera sperimentazione interdisciplinare fu Piet Mondrian. In un periodo di poca ispirazione e conseguente frustrazione, in una tarda notte del 1965 lo stilista ritrovò sullo scaffale della propria libreria un volume donatogli dalla madre dedicato appunto alla produzione del pittore olandese. Fu la scintilla che innescò l’incendio e che portò Yves a presentare in passerella abiti-sculture il cui motivo erano le celebri griglie colorate di Mondrian. La bidimensionalità della tela è infranta e la sua espansione nello spazio consacrata. Con questa collezione di haute couture la staticità geometrica delle forme del pittore viene animata attraverso tessuti pregiati ponti per essere indossati.
Appena due anni dopo è il turno dell’arte africana. L’Africa sarà sempre per Saint Laurant un grande amore in quanto terra natale e continente in cui insieme al compagno Pierre giungerà alla ricerca di un luogo esotico di villeggiatura. Marrakech fu per i due amore a prima vista, acquisteranno quindi una casa nella medina che da allora diventerà luogo di fuga e ritiro dopo intensi periodi di lavoro. I soggiorni marocchini li influenzeranno: gli stessi Yves e Pierre indossavano caftani e babucce, come due marocchini veri. La città gli era entrata nel cuore. Ed è proprio qui che lo stilista si è convertito al colore, abbandonando il bianco e nero ostinato” dice Quito Fierro, amico storico dei fondatori di YSL, e segretario generale della Fondation Jardin Majorelle.
Contemporaneamente data la sua posizione di prestigio nel panorama contemporaneo si avvicina alle nuove tendenze dell’arte americana arrivando a conoscere l’’indiscutibile re della pop art: Andy Warhol, del quale diverrà amico. Warhol era affascinato dalla moda e Yves ne era una vera e propria icona di conseguenza dall’incontro dei due non poteva che nascere qualcosa di estremamente interessante.
Negli anni ’80 lo stilista va alla ricerca di artisti del calibro di Braque, Picasso, Matisse e molti altri: i “Due uccelli su sfondo blu” di Braque, opera del 1961, diventano una mantella e lo stesso accade per “Mandolino e chitarra” di Pablo Picasso; per poi rituffarsi a capofitto nel passato dove ritrova Matisse. Le caratteristiche tipiche del fauvisme: toni accesi, per lo più stridenti diventano i colori che donano profondità e stile a lunghe gonne nere dal taglio ampio. Lo stesso accade con i grandi maestri Monet e Van Gogh le cui fantasie diventano capi di ogni genere. Iris, paesaggi e girasoli escono dai musei per sfilare in passerella.
Insomma Saint Laurant puntò molto sull’arte sia in termini stilistici che inerenti al collezionismo. La collezione sua e del compagno Pierre Bergè presentava al suo interno opere di Goya, del francese Géricault, busti della tradizione classica uniti a scultura dei più moderni Brancusi e Duchamps, mobili e porcellane pregiate.
Dopo l’improvvisa scomparsa dello stilista nel 2009, il terribile dolore che il compagno, Pierre Bergé, provava nel vivere in una casa in cui le opere erano un ricordo del grande amore, lo portano alla vendita all’asta dell’intera collezione che si dice contasse oltre 600 pezzi.
Ma in seno alla maison la passione per l’arte permane tuttora e la Fondazione Pierre Bergé – Yves Saint Laurent di Parigi ospita spesso importanti mostre dedicate all’arte di tutti i tempi.