«Non è un laptop, non è un computer, ma ha il web… anzi è il web.» Fu così che nel 2011 Google introdusse il CR-48, il primo modello di Chromebook, ovvero un prodotto a forma di laptop col nuovo sistema operativo ChromeOS. L’obiettivo di questo sistema operativo era soddisfare il grande mercato di persone che compravano un computer semplicemente per navigare il web con dei prodotti facili da usare, con lunga durata della batteria, veloci e soprattutto poco costosi, ma se il prezzo doveva rimanere basso, cosa si andava a perdere?

Guardando le specifiche tecniche, si perdeva sull’hardware, con dei processori particolarmente lenti, poca ram e poco spazio d’archiviazione, ma ciò non importava perché il vero compromesso era il sistema operativo. ChromeOS infatti limitava fortemente la funzionalità dei Chromebook, in modo da operare senza intoppi con componentistica vecchia e poco prestante. Tuttavia c’è un motivo se finora ho parlato al passato, infatti negli anni questo sistema operativo si è evoluto fino a diventare qualcosa che definirei totalmente utilizzabile al giorno d’oggi.

Allora partiamo dall’inizio: al momento del suo concepimento, ChromeOS era letteralmente solo un web browser, lo stesso Chrome che usiamo sui nostri computer e telefoni, senza alcun altro programma disponibile. Questo generò forti critiche provenienti dal mondo tech, che vedeva in questi prodotti qualcosa di troppo limitato.

Da lì Google ha cominciato a concentrarsi sulle webapp, ovvero delle finte applicazioni che funzionano sfruttando un sito web, alternandone leggermente l’interfaccia. Questo ha reso l’uso di alcuni servizi come Google Docs, Sheets, Slides e simili molto più comodo per i Chromebook ancora limitati al web.

Ciò però non era abbastanza per chi voleva un’esperienza desktop curata da Google e fu così che nel 2016 ChromeOS si aprì a quasi tutte le applicazioni android, con supporto per il play store. Questo fu un punto di svolta decisivo per la piattaforma, poiché voleva dire uscire dal concetto iniziale di cosa doveva essere un Chromebook, ma soprattutto cominciare ad accettare che i suddetti dispositivi potessero anche necessitare di componentistica più performante per usare programmi relativamente pesanti, nonostante le app android tendenzialmente siano abbastanza leggere.

Un ulteriore passo avanti lo si ebbe nel 2018, quando Google permise di installare programmi Linux sui loro dispositivi. C’erano comunque dei compromessi per chi desiderasse farlo, perché serviva attivare le opzioni da sviluppatore, rinunciando alla garanzia e questi programmi non girano nativamente, bensì dentro ad una piccola virtual machine, la quale inevitabilmente ne peggiora la performance, ma ad ogni modo permetteva di usare veri e propri programmi da computer, come Gimp per l’editing di foto, sull’OS che fino a sette anni prima era limitato al web.

Con questo arriviamo al giorno d’oggi e il futuro dei Chromebook sembra ancora più libero, dato che Google sta lavorando con Valve per portare una versione ottimizzata di Steam su ChromeOS, permettendo agli utenti di giocare qualsiasi videogioco per PC desiderino. Però non tutto il bene viene per giovare e in questo caso temo che la continua apertura del sistema operativo di Google possa rappresentare un problema per il mercato dei Chromebook. Infatti, quando sarà disponibile la libreria di giochi di Steam su ChromeOS va da sé che entreranno sul mercato dei Chromebook con componentistica di alto livello, magari persino schede grafiche dedicate, alzando nettamente i prezzi. Da lì potrebbero succedere due cose drasticamente diverse al mercato: o la gente comprerà questi nuovi Chromebook in alto numero, con la probabile conseguenza di alzare il prezzo medio di tutti prodotti ChromeOS indipendentemente dall’hardware, oppure riuscirà a capire che al prezzo che verrebbero a costare si potrebbe tranquillamente acquistare un normale laptop windows con componentistica simile e più opzioni per i programmi, rendendo quel tipo di Chromebook un flop.

Personalmente spero che accada la seconda delle opzioni sopra elencate, di modo che nel mercato tecnologico rimanga il posto per dei prodotti simil computer economici e di qualità. Finora infatti Google è riuscita a riempire quella nicchia con i Chromebook, nonostante le iniziali critiche dal mondo tech che subito lamentava le limitate funzionalità del sistema operativo. Tutto sommato penso che l’evoluzione di ChromeOS sia stata positiva ed assolutamente necessaria, ma avrei preferito non andare oltre al supporto per app android, così da poter mantenere la promessa di prodotti che funzionano bene con componentistica di basso livello, pur lasciando una discretamente ampia gamma di programmi utilizzabili sui Chromebook.