Mi piace sdraiarmi sul divano a ripensare al momento in cui sono nati i desideri che porto nel cuore e a come si siano trasformati nel corso degli anni: alcuni sono cambiati radicalmente. Crescendo, maturando, e diventando adulto, tanti sogni non realizzati si sono trasformati in nuovi sogni e, sebbene i primi non si siano realizzati, sono stati fondamentali per la nascita di quelli nuovi. Ovvero, senza i primi gli ultimi, certamente, non ci sarebbero stati, seppur i primi non si siano compiuti nella realtà. È buffo pensare all’inutilità pratica dei primi sogni: perché avrei dovuto portarli nel cuore se poi ho cambiato idea e sono svaniti nel nulla?

Questo tema è risuonato molte volte tra i fronzoli della mia mente, finché non mi sono reso conto che la stessa cosa accade anche con certe persone. Così come i sogni svaniti sono stati come un motore per giungere a quelli nuovi, allo stesso modo tanti fidanzati, che sognavano il “per sempre” con una persona, hanno avuto il coraggio di farsi da parte perché hanno compreso che il compagno non era completamente se stesso con loro, consapevoli di soffrire molto per questo distacco. Ancora, c’è chi è padre e chi è madre e, dolente o nolente, sa già in partenza di doversi fare da parte per il bene del proprio figlio o della propria figlia: la crescita impone un distacco forte dai genitori. Diventare grandi è lasciare le proprie radici famigliari per dare origine a nuove.

Infine, ci sono coloro che si donano gratuitamente, consapevoli che per volere naturale sono chiamati a farsi da parte prima di tutti, ma il loro amore per il compimento degli altri è così grande da non perdere neanche un minuto nel dedicare tutto se stessi al prossimo. Questi sono gli anziani, i nonni che si donano completamente ai nipoti, senza aspettarsi alcun ritorno e senza alcuna pretesa, ma col solo desiderio del meglio per il proprio caro nipote.

Ripercorrendo queste tre tappe tra gioventù, età adulta e vecchiaia, pare che sia il ciclo naturale della vita ad educare l’essere umano verso un dono più grande di sé, verso una totale libertà di scegliere liberamente e consapevolmente di volersi consumare per il miglior bene dell’altro.

In una società dove il ritorno personale sembra essere sempre più il motore trainante di una quotidianità fatta ad uso e consumo personale, decentrarsi da se stessi potrebbe rappresentare una rivoluzione copernicana. Riscoprire che non è il mondo che gira intorno a noi e che non siamo solo noi a dover aspettarci qualcosa dalla vita, ma probabilmente è la vita ad aspettarsi qualcosa da noi, potrebbe essere un’arma molto forte contro la monotonia quotidiana in cui siamo immersi. Il dono gratuito spezza le giornate portando quella gioia, quella gratitudine e quella sorpresa che non si possono quantificare, ma solo accogliere e custodire nel cuore.

In questo mese, sarebbe bello provare a donarsi gratuitamente ogni giorno a una persona, magari scrivendo un messaggio inaspettato o un biglietto, portando il caffè a un collega in un giorno qualsiasi o leggendo una fiaba in più ai propri figli. Forse  questo gesto non darà una risposta immediata, ma non c’è gioia più grande di sapere che porterà frutto nel tempo perché, come accade per i sogni non realizzati, amor ch’a nullo amato amar perdona (Dante): non c’è gesto di bene che vada perduto.