Martin Lutero è uno di quei personaggi che scavalcano i confini temporali della storia, la trasformano e la plasmano con la loro fama ed opera da giganti. Era dagli anni del Grande Scisma d’Oriente  (anno 1054) che l’Europa non subiva un terremoto ideologico così grande. Ma precisamente in Germania, nell’anno del signore 1517, il giovane agostiniano ruppe i rapporti con la chiesa cattolica appendendo, anche se ciò non è sicuro, 95 tesi alla porta della Schlosskirche di Wittenberg, piccola città della Sassonia-Anhalt. Nella sua dottrina, riprendendo le parole dell’apostolo Paolo nella lettera ai romani “tutti infatti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, essendo giustificati gratuitamente per la sua grazia”, si poneva a sostegno della salvezza dell’anima per sola fede, e quindi in disaccordo con il sistema delle indulgenze largamente diffuso in quell’epoca. Esso, riprendendo l’idea che ci si potesse salvare anche attraverso le opere,  garantiva la salvezza attraverso laute oblazioni al soglio petrino. Queste tra le altre cose permisero a papa Giulio II di portare a termine i lavori della nuova cattedrale di San Pietro.

In ogni caso, evitando di entrare nel merito della veridicità delle conclusioni di Lutero, limitiamoci a guardare il suo operato in chiave storica. Ciò che ha portato a termine è stata una vera e propria rivoluzione negli equilibri geopolitici europei. Da quegli anni in poi il vecchio mondo avrà due anime molto distinte, una che continuerà a ruotare attorno al vescovo di Roma, mentre l’altra andrà per la sua strada aprendo le porte a una miriade di chiese riformate e confessioni differenti, quali calvinismo e l’anabattismo. La reazione cattolica si incarnò in un concilio, quello di Trento, che durato 18 anni tra il 1545 al 1563, diede la forma alla chiesa come la conosciamo oggi. In seguito fu un susseguirsi di scontri, conversioni forzate, processi e spartizioni delle zone di influenza. Per tutti i secoli successivi si approfondì sempre di più la frattura che si era creata agli inizi del ‘500 e i due mondi si arroccarono sempre di più su se stessi. I vari stati ed imperi si polarizzarono nelle rispettive confessioni e le tensioni esplosero nella Guerra dei Trent’anni. Tra il 1618 e il 1648, essa vide gli stati cattolici e gli stati protestanti dare inizio ad un conflitto che sconvolse il continente europeo, culminando nella Pace di Vestfalia, che diede origine agli stati nazionali moderni.

La religione luterana aveva dichiarato che le buone opere per essere salvati erano inutili e che l’onnipotenza divina rendeva giusto e giustificava, a condizione di avere fede, chi era ingiusto per natura. La mediazione della chiesa tra il fedele e Dio, presente nel cristianesimo cattolico, nel luteranesimo era cancellata. Ogni credente era sacerdote di sé stesso. Nessun uomo, sosteneva Lutero, con le sue corte braccia può pensare di arrivare fino a Dio. Questa condizione però poteva portare ad un’assoluta disperazione. Quanto più il fedele infatti viveva approfonditamente la sua fede, tanto più il dubbio si insinuava sulla sua sorte nell’aldilà. Con Giovanni Calvino e la sua formulazione del calvinismo arrivò una soluzione. Con la teoria della predestinazione il segno della grazia divina diventava visibile e sicuro: era la ricchezza, il benessere generato dal lavoro. Anzi il lavoro in sé acquistava il valore di una vocazione religiosa. Partendo da queste considerazioni, il padre della sociologia Max Weber asserì che questa propensione al vedere nella ricchezza e nella fortuna in vita il metro di giudizio di Dio, servì da impulso sociale per la nascita delle prime esperienze capitalistiche. Che nascono dalla propensione del capitalista ad accumulare surplus economico, quindi ricchezza, ottenuto attraverso la produzione e la vendita di beni e servizi. Non a caso queste esperienze si sono incarnate per prime nei paesi dell’Europa del nord a matrice protestante e calvinista (che sono attualmente i più ricchi). Ma tutto questo Martin Lutero, l’ex agostiniano diventato il padre dell’incredibile rivolta cristiana all’infallibilità papale, non poteva prevederlo.