Sul display della cassa del supermercato la scritta in verde indicava 6724.85 ¥. Le piccole dita di un bambino divisero rapidamente il denaro già contato dal resto che gli rimaneva sul palmo della mano: una banconota da mille yen, una moneta da dieci, una da cinquecento e pochi altri spiccioli. Il bambino alzò lo sguardo verso la nonna e scosse la testa.
La donna anziana allora, rivolgendosi alla cassiera, chiese: “Mi scusi, possiamo lasciare la torta?”
Le sue dita, così fragili da sembrare di carta stropicciata, tirarono fuori la torta ancora ben confezionata da uno dei sacchetti di plastica e la posarono sul banco, sporgendosi poi per mettere nelle mani della cassiera qualche banconota con sopra alcune monete.
Finì di riempire i sacchetti e, voltandosi, incontrò gli occhi neri a mandorla di una bambina che dal basso si fissarono in quelli della nonna: “Ma la torta era l’unica cosa che volevo.”
La donna si chinò fino ad arrivare all’altezza della nipote: “La prossima volta Haruna, va bene? Quando potremo permettercela”
“Anche l’ultima volta hai detto così” e diede le spalle alla nonna. Si sollevò sulle punte dei piedi e afferrò alcune delle borse della spesa. Stava per allontanarsi quando il bambino le si avvicinò prendendogliele dalle mani: “Non arrabbiarti, non era buona quella torta. Compreremo qualcos’altro.”
La nonna annuì con un sorriso, sfiorando i capelli scuri e lisci della bambina e si incamminarono tutti e tre verso l’uscita.
Il cliente successivo posò davanti alla cassiera un confezione di plastica contenente vari tipi di sushi e una bibita e indicò la torta abbandonata sul bancone: “È buona?”
“Sì molto”
“Prendo anche quella allora”
Pagò in fretta, si allontanò dalla cassa a grandi falcate e con pochi passi raggiunse la bambina che, per mano alla nonna, stava parlando vivacemente. Le sfiorò una spalla e, prima ancora che lei si fosse girata, tese le braccia verso di lei. In mano aveva la torta.
“Questa è per te”
Sul volto di Haruna si spalancò un sorriso, la pelle ambrata si infossò ai lati della bocca e la bambina allungò a sua volta le braccia verso l’uomo di fronte a lei. Poi con un movimento rapido ma silenzioso le riportò vicino al corpo e, improvvisamente timida, chiese: “Posso?”
“Certo, è tua”
Prese la torta con delicatezza, tenendola con entrambe le mani e quando questa scivolò leggermente da un lato fu subito pronta a riportarla in orizzontale, prima che si schiacciasse contro i bordi della scatola. La guardava con gli occhi spalancati, con lo stesso sguardo carico di gratitudine che, alzando la testa, rivolse all’uomo ancora chinato verso di lei.