25 Ottobre 2017 | Segnalibro
TESTA, Da questa parte del mare, Einaudi, Torino 2016, pp. 102, € 12,00.
|
A dieci anni dall’uscita del disco omonimo, ha visto la luce il «piccolo e intensissimo libro» di Gianmaria Testa, che fa precedere al testo di molte delle sue canzoni un racconto di natura autobiografica o una rapida riflessione scaturente dai ricordi e dalla ricerca di una vita. Ne nasce una «multibiografia di persone e di luoghi», come si può leggere nella breve quanto commossa introduzione dell’amico Erri De Luca. Soggetto del libro è la nostalgia che abita le migrazioni umane, quel «non dicibile» che è «la quota di umanità che tutti abbiamo in comune».
Da questa parte del mare è stato pubblicato nell’aprile del 2016, a meno di un mese dalla morte del cantautore-scrittore.
|
Ricorda la mia storia, di’ il mio nome
Ci sono Rrock Jakaj, Tinochika detto Tino, Babasunde (ma tutti lo chiamano Abdul, o Abdel). C’è Paola, moglie di Gianmaria, e poi Luigi, Matteo, Nicola: i suoi bambini. C’è Jean-Claude Izzo. Ci sono Erri de Luca, Fabrizio de Andrè, a braccetto con Beppe Fenoglio e Pellizza da Volpedo. E poi c’è un Gianmaria bambino, a fianco alla mamma sulle strade di Torino, o accanto al papà tra i solchi della terra.
Tutti meritano un tassello del libro, che sembra essere stata pensato per non lasciar scappare le loro storie, i loro nomi, «perché un nome è perduto per sempre, se nessuno lo chiama».
«Forse qualcuno domani dimenticherà
alla porta di casa il suo nome dimenticherà
perduto alla notte e perduto anche al giorno che arriva
perduto alla notte e al giorno che passa e consuma
perché un nome è perduto per sempre, se nessuno lo chiama.»
Se tu mi aspetti
Spesso, della vita degli uomini che ha incontrato, Gianmaria ricorda principalmente il punto in cui questa si è incagliata.È il territorio del non più e non ancora, di uomini che non hanno nessuno che li attenda, né nel luogo di partenza, né in quello di arrivo. È il territorio in cui le storie si fanno labili, sfilacciate, fumose come il ricordo.
«Ho viaggiato molto grazie alla musica, sono stato in paesi che mai avrei visto, ma è sempre stato il viaggiare privilegiato di chi è consapevole di essere atteso.»
Questo mondo è il mio
Uno degli elementi di indubbia forza del libro risiede nel sentimento di nostalgia che riesce a scatenare nel lettore nostrano: le origini contadine di Gianmaria fanno da sfondo a molti dei brevi capitoli che compongono la raccolta, e sono queste a dare implicitamente profondità alle vicende di uomini con nostalgie diverse dalle sue, ma ugualmente irrisolvibili.
Il lettore si sente a casa tra i canti in piemontese, le strade cuneesi, i seminatori di grano. E, anche se non sa perché, sente che questi assomigliano in qualche modo agli altri uomini che arrivano da lontano.
Forse anche per questo – per questo far sentire più che dire – Da questa parte del mare si conserva intatto dalla retorica o dal “già sentito”.
«Sono arrivati che faceva giorno
uomini e donne all’altipiano
col passo lento, silenzioso, accorto
dei seminatori di grano.»
|
Gianmaria Testa, nato nel 1958 a Cavallermaggiore, ha esordito come cantautore ottenendo il primo posto al Festival di Recanati del 1993; da quel momento ha realizzato nove dischi ed è divenuto celebre in tutta Europa, ove i manifesti dei suoi concerti sono stati spesso più celebri ancora che in Italia.
Come scrittore ha pubblicato per Gallucci Editore Ninna nanna dei sogni (2012), Ventimila leghe in fondo al mare (2013), Biancaluna (2014) e Il sentiero delle filastrocche (2015). |
26 Settembre 2016 | universalMente
Quando parla la sua figura possente precede le sue parole attente e ricercate. Delle lunghe pause di riflessione intervallano il suo discorso. L’atteggiamento da giudice stona con la cornice della Costa Azzurra che fa capolino dalla finestra della classe. E anche i giovani visi seduti ai banchi si distinguono nettamente dal tradizionale pubblico di un tribunale. Eppure l’argomento di dibattito è lo stesso della decisione presa il 28 luglio dal sindaco repubblicano di Cannes, David Lisnard: il divieto municipale contro il burkini in spiaggia.
“Possono le donne musulmane fare fede al loro culto religioso e andare al mare con un velo integrale?” è stata la miccia di discussione dell’estate francese. Nella patria della laicità, in memoria dei valori della Rivoluzione del 1789, è divampato il fuoco della paura, alimentato da un’estremità all’altra dagli attacchi terroristici e dal soffio incessante dei media. Ma, d’altronde, non ci dovremmo aspettare più di tanto se perfino i discorsi inaugurali del direttore generale di SciencesPo (università di Scienze politiche) non possono fare a meno di citare la tragedia di Nizza e l’orgoglio francese messo in discussione dal “problema integralista”. La strada verso l’integrazione religiosa è indubbiamente in salita, e i comuni della Costa Azzurra che hanno aderito al divieto municipale contro questo tipo di costume femminile in spiaggia hanno imboccato la via più veloce ed in discesa: quella della paura.
La Francia non è più il difensore della laicità? Non è questo il punto. Tuttavia, sta usando argomenti di questo genere per mostrarsi più che mai in prima linea nella sicurezza contro il terrorismo. La stessa sicurezza messa in pericolo da un costume da bagno, che ha indotto alcuni magistrati (tra cui il possente professore) a giudicare ‘legale’ il divieto municipale del sindaco di Cannes, poi esteso agli altri comuni delle Alpi Marittime. Mentre i bombardamenti del governo francese in Siria non vedono l’ombra della fine, si cerca di coprire la vulnerabilità della popolazione con un divieto tanto inutile quanto discusso. Finendo col coprire un’intera nazione con un velo pietoso.
7 Luglio 2016 | Vorrei, quindi scrivo
Ci sono quelle notti di mezza estate che sono l’ossigeno della giornata afosa. Come un marinaio che lascia il proprio porto e respira in prua ammirando l’orizzonte o lo scalatore che a braccia aperte si rigira su se stesso in cima alla montagna inspirando serenità ed espirando tormenti. Ci sono quelle notti di mezza estate con sole due stelle, ma due sono abbastanza per catturare lo sguardo primordiale di chi si connette con la propria anima. Ci sono quelle notti di mezza estate di feste improvvisate, di diavoli alle chitarre e angeli sotto il cielo. Ci sono quelle notti che sono un libro letto d’un fiato, che sono il falò della speranza o il pianto di un amore finito. Comunque sia, sono notti di mezza estate.
Non potrà mai impazzire un pesciolino rosso in un’ampolla di vetro? Vive perennemente in uno spazio grande quanto una capoccia, ma Mamma Natura l’ha voluto così. L’ha sognato e creato con una memoria della durata di tre secondi. Ogni tre secondi tutto ricomincia nella sua testolina, come se quanto successo in precedenza non fosse mai accaduto: una nascita continua. Perdonami, Mamma Natura: il tasto reset per gli uomini? Comunque sia, ci sono momenti che resteranno sempre con noi. Forse vale la pena guardarli da un altro punto di vista.
Caro Piccolo Principe, sei poi così sicuro che “l’essenziale è invisibile agli occhi”? Parliamone…
Sorridi che ti fa bene.
Un proverbio ebraico recita: “Dio ha creato l’uomo per sentirgli raccontare storie.” AAA: cercasi storia!
Durante una passeggiata tra i boschi con un amico un po’ più anziano (vecchio sarebbe più reale, ma un po’ di compassione forse ci vuole ogni tanto), vi siete imbattuti in uno squarcio tra due castagni. Proprio in quel piccolo spazio di luce crescevano due fiori. Durante una pausa, parlando della passeggiata, l’amico anziano, con calma disarmante, ti ammutolisce con una semplice frase: “Le cose son belle e sorprendenti, come quei due fiori, basta. L’uomo, invece, ha il dono di scegliere di compiersi…”
Alice ha sei anni. E’ la figlia del proprietario dell’azienda in cui stai facendo lo stage. Passa a trovare il papà in uno di quei pomeriggi in cui lo sbadiglio accoppiato alla scomoda sedia dell’ufficio è il peggior binomio che si potesse creare. Ti chiede di giocare con lei e dopo aver costruito un puzzle insieme desidera fare un piccolo disegno sul tuo avambraccio. Tu chiudi gli occhi su sua richiesta e riapri loro appena la penna finisce di tracciare sulla tua pelle. Alice ha scritto “GRAZIE”. Le chiedi il perchè, lei risponde: “Perchè hai giocato con me.”
Ma Bobone Vieri come fa?
Emmanuel è a terra, morto, a Fermo, In Italia. Preso a botte per razzismo. PS: si salvi chi può o si salvi l’essere umano? Coraggio, ora.
Un amico ha fatto la scelta più difficile e, probabilmente, incompresa che potesse prendere: lasciare la propria ragazza perchè la amava così tanto da comprendere che per lei fosse giunto il momento di ripartire da sé, dal proprio io più profondo e riscoprirsi. Lei non poteva continuare a vivere alla sua ombra, nutrirsi della sua luce riflessa. Egli ha compreso tutto questo e amandola le ha donato lo spazio per lei. Lei soffre, lui pure. Può sembrare un fallito o un codardo nell’affrontare le difficoltà insieme. Sta malissimo perché crede che lei non capisca. Sta semplicemente amando lei e la sua vita. Forse questo amico ha preso Derek Walcott troppo alla lettera:
“Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro
e dirà: Siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d’amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. È festa: la tua vita è in tavola.”
Tutto va così, per alcuni siamo in una slot machine. Forse tutto va, irraggiungibile. Non perché non si arriverà mai a quel tutto, ma perché è così bello e meraviglioso che neanche si poteva ipotizzare. Comunque sia, tutto va. In estate con un ritmo tutto suo.
Luca Lazzari