Gennaio è VEGANUARY

Gennaio, primo mese dell’anno, è da sempre mese di buoni propositi e nuove abitudini per l’anno che viene.

Ma gennaio è anche l’occasione buona per provare a essere un po’ più vegan! Esiste infatti da anni un’iniziativa, il veganuary, che cerca di sensibilizzare le persone sull’alimentazione plant-based. Iscrivendoti alla challenge riceverai consigli e ricette che ti aiuteranno ad affrontare questa “prova” con minor stress e sbattimento.

Ma perché scegliere un’alimentazione, anzi uno stile di vita, vegan?

In primis per gli animali! Numerose ricerche dimostrano che sono esseri senzienti capaci di provare emozioni e non oggetti da utilizzare a proprio piacimento. Hai mai visto un maialino scodinzolare e cercare attenzioni come fa un cane? O una mucca giocare a palla? Questa è la realtà nascosta dietro agli allevamenti che troppo spesso ci viene nascosta.Se scegli vegan ti ringrazia anche l’ambiente! La pratica dell’allevamento, anche quello del vicino dello zio del cugino, è altamente inquinante e impatta tantissimo sulle emissioni di gas serra e quindi sul riscaldamento globale.Infine, ma non per importanza, per te! Diete con un ridotto apporto di proteine animali sono salutari anche per il tuo organismo, qualsiasi sia la tua età. Ormai sono sempre di più le ricerche che dimostrano i benefici dello stile di vita vegan (non è una dieta e basta) e che confutano le solite bugie che vengono dette su chi adotta questo stile di vita.

Anche con tutti questi benefici è difficile scegliere di essere vegan, perché impariamo fin da piccoli che mangiare carne, vestirsi con la pelle, ecc… sia normale. La società ha normalizzato queste pratiche e ci insegna a vedere alcuni animali non umani come oggetti. Non è facile, quindi, fare la cosiddetta “transizione”.

Ma ora che sai di veganuary cosa aspetti? Che sia per gli animali, per te o per l’ambiente, gennaio è l’occasione giusta per essere aiutato in questa transizione e per non doversela cavare da solə!

Buon anno di amore e gentilezza <3

Va’ dove ti porta il cuore

Perché ti scrivo tutto questo? Cosa significano queste confessioni lunghe e troppo intime? A questo punto forse ti sarai stufata, sbuffando avrai sfogliato una pagina dopo l’altra. Dove vuole andare, ti sarai chiesta, dove mi porta? È vero, nel discorso divago, invece di prendere la via principale spesso e volentieri imbocco umili sentieri. Do l’impressione di essermi persa e forse non è un’impressione: mi sono persa davvero. Ma questo è il cammino che richiede quello che tu tanto cerchi, il centro.

Ti ricordi quando ti insegnavo a cucinare le crêpes? Quando le fai saltare in aria, ti dicevo, devi pensare a tutto tranne al fatto che devono ricadere dritte nella padella. Se ti concentri sul volo puoi star certa che cadranno accartocciate, oppure si spiccicheranno dirette sul fornello. È buffo, ma è proprio la distrazione che ci fa giungere al centro delle cose, al loro cuore.

Invece del cuore adesso è il mio stomaco a prendere parola. Brontola e ha ragione perché tra una crêpe e un viaggio lungo il fiume è venuta l’ora di cena. Adesso ti devo lasciare ma prima di lasciarti ti spedisco un altro odiato bacio. (da Va’ dove ti porta il cuore, S. Tamaro)

 

Abbi cura di te“. È così che si conclude la commovente lettera di una nonna per la propria nipote. Una lettera di sincerità e purezza, di tiepidi ricordi e di agrodolci auguri, di malinconico e nostalgico divagare per rimpianti e attimi gioiosi. Non un semplice pezzo di carta, bensì una solida chiave in grado di aprire il baule della memoria di una fragile, fortissima donna a cui non è stato possibile amare libera, poiché sempre in qualche modo impossibilitata a raggiungere chi amava. 

 

Come il Narciso ovidiano non poté abbracciare il suo amato riflesso, così lei non poté rifugiarsi nelle braccia dell’unico uomo che l’abbia mai amata e rispettata, né poté stringere la figlia, e ora nemmeno la nipote. Ma come ancora Narciso, ecco che ormai, all’ultimo rintocco dell’orologio della sua vita, si trasforma in un magnifico fiore, e avvolge noi e la nipote con ciò che di lei rimane: il suo profumo, la sua storia. Inchiostro di pece, per sempre impresso nel cuore.

 

Un racconto profondo ed emozionante, contornato da una scrittura elegantemente semplice, in grado di trasmettere, anche a chi non l’ha mai provata, la nostalgica emozione dell’imprimere su una lettera i propri pensieri e i propri sentimenti.



Una testa dura di Edith Ayrton Zangwill

<< Mio caro, dovevo per forza combattere per la Causa. Mi è sembrata una sorta di…chiamata e sono quasi morta per rispondere. Anche tu hai dovuto combattere per la guerra che è stata la tua chiamata, e anche tu sei quasi morto per rispondere. Suppongo che ora siamo chiamati a proteggerci a vicenda, non per morire, ma per vivere.>>

Ambientato in Inghilterra all’inizio del ‘900 Una testa dura è la storia di una giovane donna.

Ursula, la protagonista, è lontana dagli ideali che sua madre nobildonna e civettuola cerca di impartirle; infatti il suo sogno è quello di essere ammessa alla Chemical Society, motivo per cui non fa altro che eseguire esperimenti nel suo laboratorio. Inizialmente è molto restia alle idee delle Suffragette, che in quegli anni avevano iniziato a far sentire la loro voce, mentre dopo aver assistito a un processo di una di loro decide di entrare a fare parte del movimento come oratrice.

Pian piano i vecchi ideali di Ursula si sostituiscono a quelli nuovi. Nel corso della storia la protagonista si troverà a dover fare delle scelte, talvolta estreme, allo scopo di far sentire la propria voce. Ma Ursula non è sola: deve fare attenzione a non fare soffrire, a causa della sua testardaggine, le persone che ama.

Quando finalmente le donne ottengono il diritto di voto inizia la Prima Guerra Mondiale e dopo che l’uomo di cui è innamorata si arruola, per Ursula inizia una nuova battaglia. Una storia di cambiamenti, amore e decisioni. Una storia di pregiudizi che diventano ideali per cui combattere. Perché se c’è una cosa sbagliata bisogna lottare valorosamente per cambiarla.

Qualcosa è cambiato

Regia di James L. Brooks, produzione americana del 1997

Durata: 2h 19 minuti

Tipologia: Romantico/commedia

Classificazione: T

Pellicola presente al 140mo posto nella lista dei migliori 500 film di tutti i tempi.

Il film ha ottenuto 7 candidature e vinto 2 premi OSCAR (terzo a Nicholson come attore protagonista e uno ad Helen Hunt come attrice), 6 candidature di cui tre vinte ai GOLDEN GLOBES.  

Di cosa sto parlando?  Del film Qualcosa è cambiato.

Un film imperdibile capace di dare una ventata di aria fresca ad una storia d’amore ostacolata dalle diversità dei personaggi. Se state pensando che questo film sia l’ennesima pellicola romantica, sdolcinata e noiosa… Beh, vi sbagliate di grosso!

Lasciate che vi racconti: il nostro caro Jack Nicholson veste i panni di Melvin uno scrittore di romanzi rosa, amatissimo dalle donne, ma dalla personalità disturbata da diversi disagi ossessivo-compulsivi e, per non farci mancare niente, con un pessimo carattere.  Come quella battuta: “…vada a vendere pazzia altrove: qui siamo al completo…”

Premetto che non sono una grande fan di film romantici ma questo, signori e signore lettrici è fantastico! Ed anche con un record di 5 visioni (ne vado abbastanza fiera) rimane esilarante come la prima volta …

– “… È così stravagante che mi invoglia a guardarlo “- questo il commento di un mio famigliare durante la sua prima visione.

Melvin è detestabile e non perde occasione per offendere chiunque. Razzista, non ama neri, gay, ebrei, vecchiette e cani. Per ironia della sorte ha come vicino di casa un pittore omosessuale squattrinato padrone di un cagnolino di nome Verdell.  Il protagonista tenterà di farlo fuori scaraventandolo nello scarico dei rifiuti!!! Nonostante questo, l’animale si affeziona a Melvin riuscendo a penetrare nel suo cuore e scoprendone un lato tenero.

Melvin si accorge che dentro di sé qualcosa è cambiato quando inizia ad avere un rapporto più “umano” con la cameriera Carol, ragazza-madre di un bambino malato. Dice: “…lei mi ha sfrattato dalla mia vita…”. E’ l’unica persona in tutta New York che lo sopporta.

-…Quando sei venuto a fare colazione… la prima volta che ti ho visto, ho pensato che eri un bell’uomo. Poi, certo, hai parlato…-

Questa bellissima commedia romantica lotta contro i più banali pregiudizi e rispecchia le piccole paranoie che ci sono in tutti noi. Vi lascio con una frase che mi ha toccato il cuore:

“…. mi fai venire voglia di essere un uomo migliore…”

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