“Una sola cosa allora volevo: tornare in Africa. Non l’avevo ancora lasciata, ma ogni volta che mi svegliavo, di notte, tendevo l’orecchio, pervaso di nostalgia”. É così che Ernest Hemingway racconta del Paese che tanto l’ha ammaliato. Una Terra selvaggia, antica e viva. Io non ho mai visto l’Africa. Tutto ciò che so è tramite i libri e i documentari, ma si è risvegliato un desiderio in me, di conoscere, vedere con i miei occhi e provare a capire.

Così ho deciso di entrare a far parte della grande famiglia di IOP, con volontari da tutto il mondo e di mettermi in gioco per contribuire, nel mio piccolo, a dare una mano al prossimo. Non so se sia stato un sogno rivelatore o semplicemente un pensiero uscito all’improvviso dal cassetto, ma l’idea di partire per un viaggio lontano era così bella in quel momento, che ho deciso di assecondarla.

IOP è una ong che opera nel villaggio di Ilula, nel cuore della Tanzania. ​É una Terra sorprendente, che rispecchia i colori della sua bandiera, verde come le foreste tropicali, giallo come la savana, blu come le isole e nero come l’Africa Nera.
IOP sta per Ilula Orphan Program Italia, il villaggio si trova a circa 400 km da Dar Es Salaam, il Centro è un orfanotrofio dove sono ospitate una trentina di bambine e ragazze con alle spalle un passato e delle storie difficili, ma che stanno ricominciando da zero, crescendo in una piccola isola felice.

Per raggiungere il Centro è necessario prendere un bus da Dar (sono circa 8-10 ore di viaggio). L’orfanotrofio è gestito sia da volontari sia da gente locale. Mette a disposizione delle stanze semplici, ma confortevoli, con energia elettrica e acqua corrente. La giornata del volontario è intensa, dal lavoro nell’orto al ​testing dell’HIV, dalle attività nella scuola materna IOP alle visite alle Foster Family, dall’​andare a trovare i ragazzi sostenuti a distanza per raccogliere foto e notizie aggiornate al ​dare una mano alla casa dei polli, tinteggiare alla High School, aiutare in cucina o insegnare l’inglese alle ragazze dell’orfanotrofio.

Insieme a me partono moltissime altre persone. “Ti innamorerai e non vorrai più andartene” è quello che mi ha confessato Giulia Mellano, sostenitrice IOP e innamorata dell’Africa. Tutti i volontari hanno un forte spirito di iniziativa e di partecipazione, prima di partire vengono organizzate molte attività per raccogliere i fondi e si da il via a dei progetti per poter portare avanti ciò che accade a Ilula.

Alcuni esempi sono lo ​Sponsor Program​, ​programma di sostegno a distanza per i bambini, per lo più orfani, le cui famiglie non potrebbero permettersi di mandarli a scuola, e il ​Fondo Sanitario, che permette di raccogliere fondi per garantire ai bambini l’accesso a tutte le strutture sanitarie e alle cure di cui hanno bisogno.

I volontari si mettono in gioco, organizzano incontri per far conoscere l’associazione, il programma e ciò che si cerca di fare e portare avanti a Ilula ogni giorno.
Quest’anno, tra le tante attività, si sta organizzando una serata dedicata allo yoga della risata.

Domenica 26 maggio dalle 17 alle 19 nella palestra “CH4 sporting club” a Torino, ci sarà una lezione di yoga tenuta da Stefano Passarella, a cui tutti possono partecipare. L’obiettivo è quello di portare “​un sorriso per Ilula​” e condividere insieme una serata dedicata alle bambine dell’orfanotrofio. In seguito alla lezione ci sarà un piccolo rinfresco e un banchetto da cui sarà possibile acquistare i prodotti IOP. I soldi raccolti fanno parte di un fondo per l’orfanotrofio. Inoltre i volontari potranno intervenire, parlare delle loro esperienze e far conoscere l’associazione e Ilula.

È una bella iniziativa, per una buona causa. Il volontariato è una prestazione gratuita della propria opera, e dei mezzi di cui si dispone, a favore di persone che hanno importanti necessità e bisogno di aiuto e di assistenza.

Per poter diventare volontario bisogna abbandonare i propri schemi, essere consapevoli di andare incontro a realtà delicate e diverse dalle nostre, essere consapevoli del fatto che a volte sarà difficile capire perché tante cose funzionano in una certa maniera piuttosto che in un’altra. Bisogna essere flessibili, pronti ad adattarsi ad ogni situazione, non lamentarsi e cercare di essere energici al 100% tutti i giorni. Essere volontario vuole anche dire mettersi in gioco e dare il meglio di sé, scoprire mondi nuovi, capire quale importanza dare alle cose e anche le priorità che ciascuno di noi vuole avere.

Il Comitato di IOP scrive sulla sua pagina online:

“Ti sentirai inutile, l’utilità di questo viaggio la capirai al ritorno, e forse ci sarà bisogno di tornare, e poi tornare, e ogni volta capirai di non aver ancora capito nulla. Stai per fare un’esperienza bellissima da tutti i punti di vista, che ti darà tantissimo e al tuo ritorno riderai della malaria, dei vaccini, delle banane in umido di cui non ne potrai più, dell’acqua scarsa e di tutto il resto. Ti rimarrà invece la grandezza di quello che hai vissuto.”