La Superlega doveva essere quella nuova realtà che si poneva l’obiettivo di comprendere al suo interno poche squadre fondatrici e firmatarie di un neo-campionato privatizzato. Le società che venivano invitate avrebbero avuto la possibilità della gestione diretta dei soldi, quindi sarebbero state socie del campionato a cui avrebbero partecipato. Lo scandalo è legato al fatto che questa nuova serie avrebbe messo al centro il profitto ed escluso il tifoso e il calciatore in quanto persona. Anche se la Pandemia ha messo in luce diversi problemi che in realtà si basavano su sistemi con un giro di capitali molto elevato, bisogna tenere in conto che non è sempre valido parlare di “mangia mangia”. Ci sono in gioco infatti interi tessuti aziendali il cui sistema va necessariamente oltre il calciatore dallo stipendio milionario. Oggi il profilo di un calciatore è diventato una vera azienda con alle spalle un gruppo di lavoro che si occupa di curarne l’immagine, infatti non si parla più di sponsorship ma di partnership (un esempio concreto sono i profili social degli atleti delle diverse nazionali sportive o di calciatori come Neymar che in passato sponsorizzava Tik Tok e poi è passato alla neo-piattaforma Triller o ancora Pogba che lo ha fatto con Wish). Purtroppo, il periodo storico ha sicuramente portato un profitto minore che ha avuto delle ricadute su tutto il sistema intorno alle squadre e agli atleti. Da qui la Superlega è stata una scelta necessaria, ma con dei principi che non hanno i valori e l’etica di uno sport, il calcio, che è fatto non solo di soldi ma anche di cuore, tifosi, famiglia e pallone. La conclusione è stata che il Primo Ministro inglese Boris Jhonson ha deciso di muoversi velocemente applicando un aumento fiscale alle società che si sarebbero iscritte alla Superlega, determinando la fuoriuscita immediata delle squadre inglesi che avevano aderito al progetto. I soci fondatori, tra i quali Perez e Agnelli, sostengono che il progetto non sia stato capito bene e che avrebbe avuto dei fini non così cinici come quelli descritti dai mass-media. La Superlega voleva essere un sostegno ad un sistema che se non alza l’asticella degli obiettivi di lucro rischia di crollare e di trascinarsi dietro molto altro. Le critiche al progetto sono state numerose e sono arrivate da molte parti. Tra le ultime la lettera di Fedez letta dal palco del concerto del 1° Maggio. Premettendo che, se un’importante televisione pubblica come la RAI decide di mandare in rete un evento di natura polemica, è logico aspettarsi che gli ospiti si possano esprimere liberamente. Però, in merito alla citazione della Superlega inserita nell’intervento del cantautore e influencer, viene il dubbio che il messaggio che potrebbe passare a livello mediatico sia quello di una guerra tra il mondo sportivo e quello artistico. Quest’ultimo, insieme al comparto della cultura in cui rientra, si è sicuramente, e purtroppo, distinto per la scarsa tutela contrattuale nei confronti di tutte le figure che vi orbitano intorno, tuttavia non è puntando il dito contro i grandi sistemi che si trovano delle soluzioni. Si rischia infatti di generare polemiche a cascata che andrebbero a penalizzare un settore apparentemente stabile. Comunque, a mio parere, è solo l’inizio. Staremo a vedere…