Tecnologia, internet, data, social networks… In una parola: era digitale. Senza troppe domande, spesso senza consapevolezza, la stiamo vivendo tutti. Ma rischia di sfuggirci l’elemento che rende tutto ciò così maledettamente affascinante e pratico: la velocità.

Come un granello di sabbia che scappa veloce tra le nostre mani, la possibilità di connetterci con il mondo intero è una carezza sfuggevole che ci incanta e ci incatena per ore e ora davanti ad uno schermo. Con un semplice click abbandoniamo il mondo reale e ci facciamo travolgere da un’ondata di informazioni e possibilità, che danno forma e forza a quei miliardi di granelli di sabbia. Vi ricordate quando da bambini aggiungevate un po’ d’acqua per compattare il castello fatto con le vostre mani? Ecco, la sorprendente capacità del web è quella di dare una forma ai granelli di idee, trovare una sicurezza universale tra gli enigmi di notti insonni o anche solo una compagnia virtuale, per non sentirci soli. Eppure, con disarmante facilità, un semplice secchiello d’acqua può trasformarsi in un’onda gigantesca. E tutto diventa possibile… e pericoloso al tempo stesso.

Un esempio? Il 59% dei link condivisi sui social media non sono in realtà mai stati aperti da coloro che li hanno condivisi. In altre parole: la maggior parte delle persone non leggono le notizie che gettano nell’arena dei social networks. E non si tratta di un’inchiesta di un articolo di cui probabilmente leggereste solo il titolo, ma di una ricerca della Columbia University, in collaborazione con l’Istituto Nazionale Francese. «Siamo più interessati a condividere un articolo piuttosto che a leggerlo», spiega il co-autore dello studio Arnaud Legout. Come mai? «È un tipico riflesso della consumazione moderna di informazioni. Le gente forma la propria opinione su un riassunto, o un riassunto di un riassunto, senza fare lo sforzo di andare nel merito».

In questo contesto nasce l’idea dello Slow Journalism, letteralmente “giornalismo lento”. Fin dal nome, è chiara la netta opposizione alla velocità di informazione che scorre nelle nostre vene e sui nostri dispositivi portatili, sulla scia dei primi movimenti slow, come il celeberrimo Slow Food, che promuove la cucina locale di qualità rispetto ai fast food, o l’innovativo Cittaslow, impegnato a rallentare il ritmo di vita dei cittadini.

Ecco i 14 punti che un sito tedesco ha elaborato nel 2010 come “manifesto” degli slow media:

  1. Contribuiscono alla perennità
  2. Promuovono il “monotasking”
  3. Puntano al perfezionamento
  4. Rendono la qualità palpabile
  5. Incoraggiano i “prosommatori” (consumatori che si avvicinano ai produttori)
  6. Alimentano la discussione
  7. Sono dei social media
  8. Rispettano i loro utilizzatori
  9. Si diffondono per raccomandazione
  10. Sono intemporali
  11. Hanno un’aura
  12. Sono progressisti e non reazionari
  13. Si affidano alla qualità
  14. Cercano la fiducia del lettore.

Perché dedicare attenzione ad un tema del genere? Perché lo slow journalism è stata da sempre, e involontariamente, l’essenza stessa del magazine di 1000miglia. La nostra passione per le storie e un’irrefrenabile curiosità per la realtà e l’umano ci hanno sempre portati ad indagare a fondo e a non fermarci alle notizie convenzionali. Un magazine strettamente slegato dalle frenetiche notizie di attualità, ma pronto ad essere riletto tra cinque anni con lo stesso piacere di oggi.

Nel numero 9 abbiamo affrontato in questa rubrica l’emergenza della mediacrazia, che ha posto il contesto generale per affrontare nelle pagine a venire le sfumature dello slow journalism. Quale miglior modo per iniziare se non una breve storia del giornalismo in Italia? Dopo aver posto queste basi, avrete il piacere di tuffarvi di testa nell’anima dello slow journalism. Una tappa necessaria per capire l’importanza di un’informazione corretta nell’analisi del mondo attuale, come confermano i collaboratori dell’associazione Apice, pronti a darvi un assaggio dell’importanza dei media nel contesto europeo. Che aspettate?  Leggete, ma con calma.

**Questo articolo è stato tratto dal decimo numero del magazine di 1000miglia, scaricabile al link https://www.1000-miglia.eu/wp-content/uploads/2017/11/1000MIGLIA-MAGAZINE-NOVEMBRE-2017.pdf