Accanto alle terribili immagini della guerra in Ucraina che da settimane occupano le prime pagine dei nostri giornali, capita talvolta di scorgere foto che ritraggono operatori museali nell’atto di nascondere e mettere al sicuro le opere d’arte ucraine.

L’arte è uno dei mezzi attraverso i quali si costruisce l’identità di una nazione, è il patrimonio di quest’ultima, testimonianza della sua storia ed è dunque necessario proteggerlo.

Un video realizzato dall’Associated Press riporta le parole del direttore del Andrey Sheptytsky National Museum di Leopoli, Ihor Kozhan, preoccupato per la salvaguardia del patrimonio custodito in quella che è la principale collezione d’opere della cultura ucraina con ben 170.000 oggetti. Negli ultimi giorni, in una lotta contro il tempo, il museo ha chiuso le porte ai visitatori ed è stato disallestito per mettere le opere al sicuro nel caso di un attacco russo alla città.

Nel vedere queste fotografie, la mente mi ha riportato alla seconda guerra mondiale e alla missione dei Monuments Men, gruppo formato da oltre trecento membri tra restauratori, archivisti, storici dell’arte, archeologi e direttori di musei che tra il 1943 e il 1951 si occuparono di prelevare e preservare le opere di un’Europa devastata dai combattimenti.

La Mffa ovvero la Monuments, Fine Arts and Archives nacque nel 1943 da un’intesa tra America e Inghilterra con l’approvazione del presidente Roosevelt dopo l’ennesimo bombardamento tedesco che rischiò di distruggere per sempre il cenacolo di Leonardo al quale seguì poche settimane dopo un bombardamento a Pompei. Nella sua invasione e occupazione europea Hitler e i suoi funzionari ordinarono ai soldati di razziare le opere d’arte dei paesi conquistati, le quali sarebbero poi confluite al termine della guerra, con la vittoria del Terzo Reich, nel Führermuseum, che si sarebbe dovuto costruire a Linz.

Tra le tante missioni di recupero d’opere d’arte rubate dai nazisti, una delle più importanti è sicuramente quella della miniera di salgemma di Altaussee, in Austria dove i nazisti avevano raccolto all’incirca 6500 opere di vario genere. In questo deposito i Monuments Men ritrovarono opere come la “Madonna con Bambino” scolpita da Michelangelo e sottratta alla Chiesa di Nostra Signora di Bruges; “L’Astronomo” di Jan Veemeer proveniente dal Louvre e il “Polittico dell’Agnello Mistico” dipinto da Jan van Eick e custodito nella cattedrale di Sint Baafs di Gand.

Queste operazioni di salvataggio riguardarono anche l’Italia dove risalendo la penisola a partire dalla Sicilia, la missione di una squadra di Monuments Men trovò la collaborazione di funzionari e di civili italiani che aiutarono a riscoprire un grande numero di quadri e di oggetti depredati dai nazisti. Questi italiani sono ricordati con il termine “Identity Men e Women” ovvero donne e uomini che a rischio della vita si resero protagonisti di un’opera straordinaria di salvataggio del grande patrimonio artistico nazionale italiano ed europeo. Il loro compito fu fondamentale anche alla fine della guerra nel far rinascere la nostra vita culturale.

L’augurio è che la stessa cosa accada alle opere d’arte ucraine e che al termine della guerra i funzionari dei musei nazionali continuino la preziosa opera di salvataggio iniziata in questi giorni e permettano la rinascita culturale ucraina proprio come fecero i nostri Identity man and women.