Amedeo Modigliani (1884-1920), noto al secolo come il pittore dell’anima, è in realtà, ad uno sguardo più attento, l’artista del XX secolo che pose maggiormente attenzione sulla figura femminile, rendendola il centro del proprio lavoro.

Dedo, questo il soprannome affidatogli da amici e familiari, si trasferisce a Parigi a partire dal 1906; in quella città dove dolce come un respiro d’amante volò per la prima volta la parola maudit rivolta a quegli artisti sconvolgenti le cui vite erano all’insegna di alcool, droghe e donne. Quell’ambiente fecondo per la produzione del pittore, gli permetterà non solo di incontrare molti colleghi ed artisti dai quali trarre ispirazione ma anche le giovani donne che diverranno le famose femme fatales dai colli lunghi che caratterizzano la sua arte.Tutta la produzione di Modì è una riflessione sull’uomo, anche se spesso quell’uomo è una donna, che secondo la religione ebraica a cui apparteneva, è la creatura più bella di tutte e racchiude nella sua carne un duplice soffio divino. Jeanne, Simon, Elvira, le tante donne che popolarono la vita di Modigliani. Le loro anime furono colte e riversate dall’artista nei suoi ritratti in un’intimità quasi infantile. Prendendo in considerazione le due donne con le quali ebbe i rapporti più intensi e sconvolgenti, Simone Thiroux e Jeanne Hebuterne, ecco che si ha un’analisi più precisa del suo rapporto con le donne. Simone arriva a Parigi come studentessa di medicina all’età di diciannove anni ed incontra Modigliani per le vie di Montparnasse, dove il pittore era solito trascorrere tutto il suo tempo al Cafè de la Rotonde. Il loro amore: breve ma estremamente devastante. Simone rimase incinta e contrasse la tubercolosi, malattia di cui Modigliani soffriva dalla nascita. Questo italiano affascinante che la ritrasse in molte opere rendendone il ricordo immortale nei secoli, la condannò ad un’esistenza infelice e breve. L’amore di cui fu improvvisamente privata portò Simon ad infinite suppliche al pittore che non voleva sapere nulla di lei e del figlio illegittimo Sorge venuto alla luce nel settembre 1917. Jeanne Hébuterne, l’unica donna di cui riuscì a capire fino in fondo l’anima, sarà la sua ultima compagna di vita e morte. Conosciutisi durante il carnevale 1916, i due frequentavano la stessa accademia Colarossi, Jeanne aveva 19 anni, Amedeo 33. Magra, pallida, occhi grandi e a mandorla, lunghi capelli rosso castani in contrasto col viso pallido, caratteri per i quali fu chiamata noix de coco, noce di cocco. Il loro rapporto fu di immediata intesa tanto che i due affittarono un appartamento insieme ed iniziarono una breve ma intensa convivenza durante la quale per la prima volta dopo anni Modì trovò stabilità e sicurezza che gli permise di lavorare notevolmente soprattutto sulla figura dell’amata. La stabilità portò alla nascita di una figlia, subito dopo però il pittore si ammalò terribilmente e dopo giorni di agonia morì all’ospedale della Carità nel 1920. Due giorni dopo Jeanne si toglierà la vita gettandosi di spalle dall’ultimo piano dell’edificio in cui i due abitavano, incinta all’ottavo mese di un secondo bambino. In questo lasciarsi cadere di spalle, c’è chi vi legge un ultimo tentativo della donna di negare lo sguardo ad un mondo in cui il suo amato Modigliani non esisteva più. Più di altre donne Jeanne fu la musa di Modì, colei la cui anima fu resa immortale sulla tela. L’evolvere della figura di questa donna nelle opere del pittore dal 1916 al 1920 mostrano l’approfondimento della conoscenza dell’anima di questa giovane ragazza, che diventa sempre più chiara tramite gli occhi dell’artista di dipinto in dipinto.

I ritratti spogliano queste femmes fatales, ne mettono a nudo l’anima con pennellate passionali, cariche di forza e ardore. Modigliani più di chiunque altro fu in grado di instaurare un legame profondo con i propri soggetti la cui anima fu messa a nudo sulla tela.

Giulia Pelassa