Stare al passo è diventato difficile, quasi impossibile. Ma stare al passo di che cosa?
L’offerta di prodotti culturali considerati imperdibili continua a crescere, e, allo stesso tempo, non sembra mai abbastanza. Il continuo aggiornamento di blog, piattaforme streaming e canali Youtube genera, soprattutto nella popolazione giovane, un fenomeno nuovo quanto diffuso. Se prima la FOMO (acronimo dell’inglese Fear Of Missing Out, paura di essere tagliati fuori) caratterizzava per lo più l’ansia di perdersi eventi fisici e prime esperienze, adesso, in un mondo in cui le informazioni viaggiano alla velocità della luce e la proposta culturale si arricchisce continuamente, sovrapponendosi ai grandi classici del passato, il tempo libero si trasforma anch’esso in una corsa per non restare indietro.
Sul piano scientifico la FOMO risulta essere composta da due elementi: l’ansia relativa alla possibilità che gli altri possano avere esperienze piacevoli e gratificanti a noi precluse, e il desiderio persistente di essere “sul pezzo”. È proprio attraverso i social, infatti, che le informazioni, le novità e gli “eventi imperdibili” si diffondono, generando negli utenti un’ansia da prestazione tale da raggiungere livelli di stress che mai avevano oltrepassato i confini del tempio inviolabile dell’otium, dello svago. Ma la corsa alla conoscenza, all’aggiornamento e all’ultima novità è una corsa che una volta iniziata non si ferma, e che soprattutto si diffonde a tutti gli strati della società e a tutti i livelli di complessità.
Un esempio concreto: un tempo la mia ansia più grande era legata al fatto che nel corso della vita non sarei mai riuscita a leggere abbastanza libri. Ogni volta che ne iniziavo uno, puntualmente ne usciva uno nuovo, e la mia corsa nel tentativo di completare la lettura di una serie di classici, dell’intera letteratura di un autore o, banalmente, del maggior numero di manuali utili alla mia formazione e al mio ambito di interesse, assumeva sempre più l’aspetto di una maratona infinita.
Con l’età la mia FOMO è cresciuta proporzionalmente ai miei interessi, e allo stesso tempo l’avvento di piattaforme di streaming, pagine social di informazione, podcast e divulgatori, ha creato davvero un oceano di possibilità, in cui, però, spesso, sento di non saper nuotare.
Non mi stupisce, quindi, che i giovani di oggi siano sempre più stressati: se un tempo l’unico modo di rimanere informati era comprare il giornale o guardare quei tre telegiornali trasmessi al giorno, oggi le newsletter offrono informazione quotidiana continua, così come i podcast e le pagine web. Se fino a qualche anno fa le serie tv uscivano con una puntata alla settimana, oggi vengono caricate online tutte insieme, creando una corsa infinita a chi le finisce per primo, terrorizzato dagli spoiler o dal rimanere escluso dalle congetture sull’ultima puntata di Squid Game.
È una corsa all’oro, in cui si rischia di rimanere indietro anche correndo veloci come Bolt, e l’unico modo per poter rimanere umani in una rincorsa all’ultima news, all’ultimo evento e all’ultimo album di Kanye West è abbassare le aspettative: la scelta aumenterà sempre, le serie tv e i film si moltiplicheranno, i podcast “da non perdere” diventeranno sempre più numerosi e scegliere un libro tra i mille best seller sarà sempre più difficile. Ma è anche vero che mentre le attività di intrattenimento e di informazione aumenteranno, e la nostra paura di rimanere tagliati fuori diventerà ordinaria amministrazione, noi continueremo ad essere umani e in quanto tali continueremo ad essere razionali, sì, ma anche passionali, e dunque tutti diversi.
L’aumento di domanda e offerta di intrattenimento, quindi, non deve spaventarci, ma al massimo stupirci: il fatto che oggi chiunque, indipendentemente da età, livello di formazione, interessi e priorità possa trovare qualcosa che faccia per lui su una qualsiasi piattaforma online, o semplicemente aprendo una pagina di Google, deve e può generare molto più che semplice disorientamento: viviamo nel secolo delle infinite possibilità, e solo se sapremo coglierle senza farci sopraffare potremo davvero continuare a crescere.
Dunque, accettare di non essere superuomini, ma semplicemente uomini e donne, è fondamentale per vivere serenamente il secolo della FOMO, accettandone i limiti ma soprattutto l’illimitatezza, perché forse è proprio per questo tendere verso l’infinito senza mai raggiungerlo che siamo stati creati (o almeno, così direbbe Fichte).