A giudicare dai racconti degli insegnanti che lavorano nella scuola primaria e in quella secondaria, pare che i bambini e i ragazzi abbiano enormi difficoltà a concentrarsi e a impegnarsi: in molti casi vengono rilevati indifferenza nei confronti di quello che si deve fare, impazienza, totale o parziale mancanza di voglia. Soprattutto tra gli adolescenti c’è probabilmente il desiderio di fare altro, l’impressione che quello che viene richiesto durante l’ora di grammatica italiana o di matematica sia del tutto inutile. Certo, la scuola italiana avrebbe bisogno di essere riformata sotto molti aspetti, perché il tessuto sociale e giovanile è cambiato e, di conseguenza, anche la pedagogia dovrebbe intraprendere strade parzialmente diverse. Ma questo è un discorso estremamente complesso che richiede solide competenze e grande sensibilità.

Uno spunto di riflessione di ampio respiro può però essere afferrato. La concentrazione e il desiderio di impegnarsi rappresentano due valori davvero utili per la formazione individuale. Lo sono sia nelle situazioni quotidiane, in cui ci si deve ricordare di pagare le bollette e di impostare la sveglia per il mattino (e, perché no, anche di dare un bacio ai propri figli o al proprio marito o moglie che hanno avuto una giornata pesante), sia nelle circostanze lavorative: in qualsiasi mestiere, che si sia chirurghi, professori, attori o meccanici, la concentrazione e la precisione sono fondamentali. E lo sono non solo nelle attività del mestiere che si compiono più volentieri, ma anche in quelle che proprio non piacciono. Così scriveva Etty Hillesum nella pagina di diario datata Mercoledì 12 marzo [1941]: «non devi assolutamente chiederti se ami quella materia o meno, se per te ha un senso o no: fa parte dei tuoi studi, del lavoro che hai scelto, quindi non c’è proprio motivo di pensare se domani o “un giorno” lo svolgerai; devi iniziarlo oggi».

Ogni piccolo lavoro è uno scalino per avanzare nel proprio percorso; non importa quanto basso sia quel gradino, ciò che conta è che venga salito nel migliore dei modi ed esprimendo tutte le proprie possibilità. Come scriveva ancora Hillesum, «l’esercizio di traduzione che svolgerai è più importante dei meravigliosi pensieri su Tolstoj e Napoleone che di recente si sono presentati nella notte». L’azione compiuta con impegno e con fatica ripaga di tutto, perché, in fondo, «lavorare con concentrazione è la cosa più bella che ci sia».