Tutti avremo sentito parlare, almeno una volta, del celebre furto della “Gioconda“di Leonardo Da Vinci scomparsa dalle sale del Louvre nel 1911 ad opera dell’ex-impiegato del museo Vincenzo Peruggia, convinto che l’opera, sottratta da Napoleone, appartenesse a pieno diritto all’Italia. Fu questo fatto a fare dell’opera l’icona che essa rappresenta oggi. L’articolo di questo mese sarà quindi dedicato ad altri noti furti di opere d’arte che influenzarono le sorti della storia dell’arte.

Il “sequestro” della Monna Lisa fu il primo mai registrato nella storia dei musei e ne inaugurò una fitta serie di cui il più bizzarro è forse quello del “Ritratto di Jacob de Gheyn III” del pittore olandese Rembrandt. L’opera di piccole dimensioni, 29,9 per 24,9 centimetri, raffigurante il noto incisore Jacob de Gheyn fu rubato ben quattro volte a partire dal 1966 e proprio per questo motivo è anche conosciuto come “il Rembrandt d’asporto”. Nel 1981 il dipinto fu prelevato dalla Dulwich Picture Gallery di Londra e recuperato a bordo di un taxi da un funzionario di polizia inglese. In un’altra occasione, poco dopo il rientro in sede dell’opera, essa fu nuovamente rubata da un ladro che calandosi dal lucernario del museo la prelevò e fuggì prima del tempestivo arrivo della polizia. Ma quello che rende ancora più stravagante le vicende dell’opera è costituito dai ritrovamenti; sotto la panchina di un cimitero in un’occasione e su di una bici un’altra. Il tutto sempre in anonimato.

Il 22 agosto 2004 due uomini armati fecero irruzione in pieno giorno nel museo Munch di Oslo dove di fronte ai visitatori allibiti rubando due opere di Munch: “L’urlo, e “La madonna”, opera meno nota ma di uguale importanza nel repertorio dell’artista. Il valore della refurtiva, 92 milioni di euro, accelerò notevolmente le indagini che dopo due anni permisero di recuperare le opere. Riguardo al colpevole poco si seppe. Il principale sospettato nel corso delle indagini fu il rapinatore David Toska che condannato a 19 anni di carcere in seguito ad una rapina in banca, aveva promesso la restituzione delle opere a fronte di una diminuzione della pena. Da allora il museo norvegese ha aumentato sempre di più il suo sistema di sicurezza al punto da essere considerato un vero e proprio bunker, impossibile da espugnare.

Uno degli artisti più colpiti da questo tipo di avvenimenti è Van Gogh. Nel dicembre 2002 alcuni ladri entrarino nel Van Gogh Museum di Amsterdam riuscendo a rubare due quadri, il cui valore ammontava a circa 100 milioni di dollari: “La spiaggia di Scheveningen durante un temporale” e “L’uscita dalla chiesa protestante di Nuenen”. Per moltissimo tempo qualsiasi tentativo di ritrovare le opere risultò vano e solo molti anni dopo, il 25 settembre 2016, i dipinti furono rinvenuti. Si trovavano a Castellammare di Stabia in provincia di Napoli, dove la Guardia di Finanza li trovò appesi alle pareti di casa del boss narcotrafficante Raffaele Imperiale. Una sorte meno fortunata tocco ad un’altra opera dell’artista olandese, “I papaveri” che nel 2010 sparì dal museo Mohamed Mahmoud Khalil al Cairo, dal quale era già stata rubata un’altra volta nel 1977 e ritrovata molti anni dopo. Ancora ad oggi non è ancora stata recuperata.

Molti sono i quadri e statue rubati non ancora rinvenuti come: “Il concerto” di Vermmer, “Il piccione con piselli” di Picasso, “La natività di San Francesco e San Lorenzo” di Caravaggio e molte altre per le quali sono state offerte anche ingenti somme di denaro come ricompensa. Come la “Gioconda“ ci insegna forse un giorno, se saremo abbastanza fortunati, potremmo vedere nuovamente alcune di queste opere dopo un breve periodo trascorso sulle pareti della casa di qualche patriota ex-dipendente museale o di un narcotrafficante.