Le figure femminili nella storia non finiscono mai di stupirci. Nella storia greca, Antigone viene citata nell’Opera tragica di Sofocle per la prima volta alle Grandi Dionisie nel 442 a.C. In essa viene raccontata la storia di Tebe, oggetto di competizione tra due fratelli, Eteocle e Polinice. Il primo vuole difendere la città e il secondo conquistarla ma i due si uccidono reciprocamente durante un duello. Creonte, padre e Re di Tebe, applica la legge della pòlis che prevede la degna sepoltura soltanto per i cittadini. Di conseguenza Eteocle può essere sepolto mentre Polinice, in quanto traditore, non ne avrebbe diritto. In questa diatriba interviene la sorella dei due fratelli morti, Antigone, che sostenendo davanti a suo padre la legge degli Dei, richiede il diritto di tutti i defunti di avere degna sepoltura.
Questa storia ci mette davanti ad un tema, ancora attuale, che discute la legge morale e la legge positiva, il conflitto tra coscienza e ragion di Stato, tra colpa, errore e responsabilità. Molte le domande che troviamo negli argomenti di oggi: Immigrazione, Pandemia, Carceri… Ecco su quest’ultimo tema voglio soffermarmi anche perché si sta parlando, con l’attuale Ministra della Giustizia Marta Cartabia, di una riforma della giustizia penale in cui prevale ancora oggi il concetto del “buttiamoli dentro e gettiamo la chiave”.
La domanda è: che cosa si potrebbe fare? Come si può avere una giustizia in carcere che sia responsabile e al tempo stesso garante di una pena? Sia nei confronti della famiglia che ha subito il reato e che chiede giustizia, ma anche nei confronti del detenuto che deve pagare attraverso un percorso di recupero e reinserimento nella società. E che c’entra lo sport in tutto questo?
Ritengo importante che a livello locale ci sia una rete tra carceri e realtà del Terzo Settore con l’obiettivo di aiutare il detenuto ad un reintegro nella comunità sociale, e il settore sportivo è uno di questi. Cito la “Carta Internazionale dello Sport e dell’Educazione Fisica” firmata all’UNESCO nel 1978 che esprime la parità di genere, la contrarietà alla discriminazione e l’integrazione delle persone nella società attraverso lo sport. Sport e Salute promuovono il progetto “Sport in carcere” che, in collaborazione fra il Ministero della Giustizia-DAP e il CONI, incentiva il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione carceraria attraverso la pratica e la formazione sportiva. A livello regionale, in Abruzzo nel carcere della Provincia di Chieti, si sta applicando questo tipo di progetto con gli obiettivi che lo Sport non è solo una pratica disciplinante, come educazione alle regole, ma anche e soprattutto come strumento di valorizzazione di sé, di socializzazione e autostima. Tutto questo deve essere supportato dalle importanti figure che già ci sono quali i giudici di sorveglianza che hanno lo scopo di giudicare la buona condotta e il percorso all’interno del detenuto.
A Cuneo partecipai ad un progetto organizzato dalla Comunità del Movimento dei Focolari che aveva organizzato insieme al CSI un torneo calcistico nel carcere di Fossano. I protagonisti erano i giovani della Provincia di Cuneo, i detenuti e la polizia penitenziaria. È stato un bel momento di incontro e di svago per tutti. Specialmente per noi è stata un’occasione di confronto e consapevolezza con una realtà di persone, che con tutte le loro fragilità, hanno solo bisogno di un aiuto per ricominciare una vita migliore.