Caramelle al miele

L’idea della mia rubrica di cucina nasce dal voler influenzare le persone a mangiare cose sane e buone senza richiedere troppo e di conseguenza sfruttare la terra.

Quali sono gli accorgimenti che utilizzo per avere un occhio di riguardo verso il pianeta? Innanzitutto, cerco di utilizzare meno plastica possibile. Allo stesso tempo per avere meno rifiuti non riciclabili tendo a comprare solo le materie prime e poi cucinarle per creare cibi particolari e saporiti. Elimino quindi merendine, dolci imbustati, cibi già pronti e verdura o frutta già imbustata!

Per evitare di farmi attirare da cibi già pronti cerco di non fare la spesa in grandi supermercati, ma acquistare in piccoli negozi locali. E qui arrivo al punto per cui ho scritto tutta questa introduzione.

La ricetta di oggi è una ricetta semplice per creare delle caramelle al miele, molto benefiche, in quanto, da anni si sa che il miele è un ottimo rimedio naturale per la tosse e il mal di gola. Come molti di voi sapranno le api sono in via di estinzione, tocca a noi quindi avere un occhio di riguardo anche per loro. Personalmente per incentivare il sistema dell’apicoltura e aiutare il mio benessere, mi impegno a comprare il miele da amici apicoltori e piccoli produttori locali, affinché io possa essere sicura della provenienza del miele e della sua qualità. Invito quindi anche voi ad aiutare le piccole aziende locali.

Detto questo partirei con la produzione delle caramelle al miele! Quando ho fatto per la prima volta questa ricetta ho subito pensato che non sarebbe stato facile, invece devo ricredermi, quindi non scoraggiatevi e seguitemi!

Gli ingredienti:

  • 75 gr. Zucchero 
  • 40 gr. Acqua
  • 30 gr. Miele
  • Zucchero a velo

Occorrente:

  • Pentola
  • Stampo per cioccolatini
  • cucchiaio

Procedimento:

Per prima cosa versiamo lo zucchero all’interno della pentola e subito dopo aggiungiamo all’interno l’acqua. A questo punto accendiamo il fuoco a fiamma media (chi come me ha una piastra ad induzione io utilizzo la potenza media).

Mescoliamo per amalgamare un po’ lo zucchero con l’acqua e portiamo ad ebollizione, a questo punto aggiungiamo il miele e mescoliamo per amalgamare al meglio il miele. Portiamo ad ebollizione alzando del tutto la fiamma o la potenza. 

Una volta arrivati ad ebollizione mettiamo la fiamma a potenza media e facciamo cuocere per una decina di minuti mescolando fino ad addensamento.

ATTENZIONE A NON FAR BRUCIARE IL CARAMELLO! Il composto alla fine sarà di colore marrone chiaro, ambrato. A questo punto togliamo dal fuoco e trasferiamo il composto nello stampo in silicone. Una volta creati gli stampi lasciamo raffreddare le caramelle. Quando saranno raffreddate le togliamo dallo stampo. Dopo averle tolte dallo stampo io le trovo troppo appiccicose; quindi, le impano nello zucchero a velo per non farle attaccare tra loro.

Per la conservazione incarto le caramelle nella carta da forno e le ripongo all’interno di un barattolo con coperchio (la classica burnia per i Piemontesi).

Si possono anche fare queste caramelle per regalarle, quindi si può abbellire il contenitore utilizzato della stoffa e dello spago per decorare il tappo e farlo risultare più rustico, “della nonna”. Per personalizzarle si può mettere un’etichetta colorata e scherzosa. 

Per arricchire ancora di più il gusto delle caramelle ho provato a farle con diversi tipi di miele. Vanno benissimo tutti i tipi, dall’acacia al millefiori al castagno ecc…

In più sono ottimi anche diversi tipi di miele aromatizzato come ad esempio quello alla fragola, ai frutti di bosco ecc… Questi tipi di miele sono reperibili da pochi apicoltori, ma non è impossibile trovarli!



Ricetta ispirata dal blog il chicco di mais

Tiramisù goloso

La ricetta di oggi è una rivisitazione del tiramisù classico. 

La particolarità di questa ricetta è il biscotto, in quanto non andremo ad utilizzare i savoiardi, bensì dei novellini con un ripieno di nutella. 

Gli ingredienti: 

– 3 uova 

– 200 g di panna da montare 

– 5 cucchiai di zucchero 

– 250 g di mascarpone 

– 4 tazzine di caffè 

– una confezione di biscotti (io utilizzo i Novellini) 

– cacao in polvere 

– crema spalmabile di nocciole (io utilizzo la Nutella) 

Procedimento: 

La prima cosa da fare è montare a neve gli albumi in una ciotola. 

La prova per sapere se l’uovo è abbastanza montato è molto semplice, basta capovolgere piano piano la ciotola. 

Se il composto rimane attaccato alla ciotola allora è buono. 

Se invece capovolgendolo piano piano il composto si muove, vuol dire che è necessario montarlo ancora un po’. 

Successivamente in un altra ciotola montiamo la panna. 

A questo punto montiamo i tuorli con lo zucchero in una terrina abbastanza grande dato che in quella ciotola dovremo poi unire tutti gli altri ingredienti. 

Per capire quando il composto è pronto dobbiamo vedere che il colore dell’uovo sia virato dall’arancione al giallo chiaro. 

Ora aggiungiamo alle uova montate con lo zucchero, il mascarpone, la panna e l’albume. Tutto questo processo deve essere svolto con una spatola, facendo un movimento dall’alto verso il basso per evitare che il composto si smonti. 

Adesso arriva la parte più divertente, il montaggio. 

Prendiamo un biscotto, gli spalmiamo sopra un velo di crema spalmabile di nocciola e lo chiudiamo con un altro biscotto, facendo una specie di sandwich. 

Poi inzuppiamo il biscotto nel caffè e lo disponiamo in una teglia o in una ciotolina se vogliamo fare delle monoporzioni. 

Una volta ottenuto uno strato di biscotti adagiati uno vicino all’altro, ricopriamo il tutto con un velo di crema preparata in precedenza (quella con lo zucchero, il mascarpone, le uova ecc…)

Componiamo così 2 strati, in modo da ottenere dal basso verso l’alto:

– biscotti farciti 

– crema al mascarpone 

– biscotti farciti 

– crema al mascarpone 

Una volta terminato l’assemblaggio mettiamo tutto in frigo per un’oretta. Se facciamo questa ricetta in inverno possiamo saltare questo passaggio. 

Prima di servire setacciamo del cacao in polvere sopra al tiramisù e siamo pronti a gustarlo.

Danza e consapevolezza: intervista ad Elena Rizzo

Quando la nostra mente è stanca, confusa, irrequieta possiamo mettere da parte per un attimo la razionalità e affidarci al corpo, farlo danzare: ciò che scopriremo può davvero sorprenderci! Elena è un corpo che balla, dalle onde dei suoi lunghi capelli che si muovono in tutte le direzioni fino alla punta dei piedi, che si fanno muovere, scatenare, cullare da musiche sempre nuove. Ho avuto l’opportunità di ballare insieme a lei ed è stata un’esperienza che non dimenticherò mai. Il mio corpo si è affidato alla sua voce e alla musica: mi sono sentita incredibilmente libera e sono affiorate dentro di me risposte chiare, sicure, inequivocabili. Ma lasciamo che sia Elena a dirci qualcosa di più sul suo corso Danza e consapevolezza.

  • Raccontaci un po’ di te, come ti sei formata e com’è nata la tua passione per la danza?

Sono un’educatrice professionale: dopo essermi laureata, a ventiquattro anni sono partita finalmente per il grande viaggio che sognavo da tanto. Sono stata all’estero quattro anni: ho vissuto in Australia, Polonia e Nuova Zelanda. Ho sempre lavorato con i bambini e studiato metodi educativi all’avanguardia, finchè ho scoperto una pratica di meditazione in movimento di cui mi sono innamorata e la mia vita ha preso una svolta inaspettata. Ho sempre amato danzare ma mi sentivo limitata dal dover imparare una coreografia o vincolata dal giudizio di qualcuno che avrebbe deciso se il mio movimento era “bello” o “brutto”, “giusto” o “sbagliato”. Avevo proprio bisogno di liberare la mia danza dal giudizio e dal concetto di performance e così è successo: è stato liberatorio e meraviglioso.

  • Quali sono gli obiettivi del tuo corso Danza e consapevolezza?

Premetto che la danza libera e spontanea aiuta ad entrare in contatto con il nostro vero Sè. Il corpo ha una sua saggezza e non mente mai: se lo ascoltiamo e ci fidiamo, ci porterà esattamente dove dobbiamo andare. Danza e Consapevolezza è un modo semplice e potente per riconnetterci con noi stessi e con gli altri attraverso una pratica espressiva, emozionante e divertente che si basa su movimenti liberi e spontanei. Ciò avviene in uno spazio non competitivo, uno spazio di ascolto e crescita dove non c’è “giusto o sbagliato, bello o brutto”, ma solo il desiderio di lasciar parlare il corpo, riposare la mente e aprire il cuore. Il corso permette dunque di svuotare la mente, ossigenare il corpo e ritrovare in esso la libertà che spesso ci neghiamo, ridere, lasciarsi andare e ricaricarsi di una nuova energia!

  • Chi partecipa ai tuoi corsi?

Questa pratica è aperta a tutti, non ci sono limiti di età e non è necessaria nessuna esperienza.

  • Che cos’è per te la danza?

Per me la danza è meditazione, è uno spazio di pace per la mente, è il corpo che scrive poesie nell’aria a tempo di musica. La danza è uno spazio dove mi dissolvo e divento qualunque cosa. A volte ballo immaginando di essere un animale, un elemento, uno stato d’animo o qualunque cosa il mio corpo abbia voglia di sperimentare. Se una musica mi fa sentire una creatura del mare divento un animale degli abissi che si muove con grazia nel flusso infinito delle correnti d’acqua, cambiando continuamente forma, senza paura, senza resistenza. Allora divento fluidità, fiducia, presenza. Danzando integro le qualità delle creature che chiamo nel movimento e pratico affinchè queste qualità mi accompagnino nella quotidianità.

  • Dove e quando si tengono i tuoi corsi?

Il giovedì dalle 18.30 alle 20 presso Mirya, in Via Statuto 13 a Cuneo. Il lunedì dalle 10 alle 11.30, il martedì dalle 20 alle 21.30 e il mercoledì dalle 18 alle 19.30 presso Erboristeria Oasi del Benessere, a Confreria.

Chiunque fosse interessato ai corsi di Elena può contattarla al 329 0097032 e visitare la sua pagina Facebook: https://www.facebook.com/danzaeconsapevolezza

Intervista a Nicole Arione (nipote di Andrea Arione)

«Si viene davvero catapultati in un’altra epoca quando si entra nel locale e penso sia proprio questa la cosa più affascinante: sembra di entrare in un bar parigino nel periodo della Belle Epoque».

Credo che tutti voi conosciate i Cuneesi al rhum, i famosi cioccolatini ripieni al liquore dall’inconfondibile carta rossa che li avvolge. Magari, però, pochi sapranno la storia che c’è dietro, fatta di tradizione ed innovazione che ha permesso al marchio Arione e alla caffetteria che ne prende il nome di diventare celebri non solo a Cuneo. Grazie a Nicole Arione, nipote di secondo grado di Andrea Arione (ideatore dei Cuneesi), ci addentriamo in questa storia curiosa, per conoscere più da vicino quest’eccellenza gastronomica e non solo. Pronti per un viaggio all’insegna della golosità?

  1. Qual è la storia della famosa caffetteria cuneese Arione?
    Nel 1923 Andrea Arione si sposò con Rosa Ricca, giovane donna originaria del pinerolese e in quello stesso anno i coniugi aprirono il loro primo negozio di pasticceria in proprio. Il locale era situato in un palazzo a fianco della chiesa del Sacro Cuore, in corso Nizza 33. Andrea Arione si iscrisse il 17 marzo 1923 alla locale Camera di Commercio e diede inizio all’attività «per la produzione ed il commercio di dolciumi, confetteria e pasticceria».
    Nel 1928 Andrea e Rosa diventarono genitori per la prima volta, al primogenito venne dato il nome di Secondo e ben presto imparò l’arte artigianale del padre. È nel laboratorio annesso al negozio di corso Nizza che Andrea Arione pensò di creare un nuovo prodotto a base di cioccolato e rhum: i Cuneesi al Rhum. Andrea festeggiò i suoi trent’anni trasferendosi in una nuova sede, più centrale rispetto alla precedente, nell’attuale piazza Galimberti (al tempo piazza Vittorio Emanuele II). Con una serie di ampliamenti successivi, il locale acquisì la dimensione attuale e si creò la sala da thè dell’estensione odierna. I mobili in stile neobarocco, secondo un gusto eclettico di fine Ottocento, ancora attuale nella prima metà del Novecento, si abbinavano alla “modernità” del packaging delle scatole per torte in legno, per permettere le spedizioni, o in cartone per la consegna a clienti più vicini. Il successo riscosso dai Cuneesi al Rhum indusse i fondatori a tutelare il nome come marchio di fabbrica presso il Ministero dell’Industria e del Commercio e si giunse a brevettare il prodotto. Purtroppo, la mattina di Natale del 1962, Andrea Arione morì improvvisamente.
    L’attività della ormai celebre pasticceria continuò e ad Andrea subentrò suo figlio Secondo, coadiuvato dalla moglie Graziella Arrigoni. La seconda generazione alla guida ampliò ulteriormente l’attività e i Cuneesi al Rhum oltrepassarono i confini dell’Italia e vennero conosciuti a livello europeo e intercontinentale. Ancora giovane, Secondo morì nel 1974, il 28 dicembre.
    La produzione dei Cuneesi proseguì con il nipote del fondatore, che ne portava il nome, Andrea.
    Andrea Arione, per oltre quarant’anni alla guida della storica pasticceria, consolidò la fama del locale che diventò meta di ospiti illustri del mondo della politica e dello spettacolo. Nel 2012 Andrea Arione fu insignito di un titolo prestigioso a riconoscimento dell’attività svolta nella provincia cuneese e non solo; la Camera di Commercio proclamò Andrea Arione «Cuneese nel Mondo». Tre anni fa Andrea Arione, che non fu mai un pasticciere come il nonno, ma un vero e proprio imprenditore, ha prematuramente e improvvisamente lasciato la famiglia una sera di agosto. La storia continua, questa volta con una conduzione tutta al femminile, con la moglie, la sorella e le figlie di Andrea. Spettano alla quarta generazione della famiglia l’onore e la responsabilità di continuare l’attività di pasticceria sorta quasi cent’anni fa dall’estro e dal genio di Andrea Arione.

  2. Cosa può raccontarci del fondatore, Andrea Arione?
    Non ho mai personalmente conosciuto mio bisnonno, ma dalle amorevoli parole che hanno sempre tutti riservato per lui posso dire che era una persona molto dolce e legata alla propria famiglia. Amava Cuneo, questi territori e tutto ciò che la nostra provincia può e poteva offrire già all’epoca. Era una persona dotata di un grande estro, una spiccata creatività e una particolare attitudine all’imprenditorialità che gli ha permesso di fondare un’impresa con solide basi e all’avanguardia.
    Andrea Arione nacque a Cuneo nel 1899, e, come tutti quelli della sua generazione, i cosiddetti «ragazzi del ‘99», nel 1917 venne arruolato nelle file dell’esercito italiano e fu mandato a combattere al fronte nei giorni successivi alla battaglia di Caporetto. Finita la Grande Guerra si trasferì a Torino dove iniziò a lavorare come apprendista pasticciere. Il capoluogo piemontese vantava sin dalla metà del Settecento una nobile tradizione nella produzione del cioccolato e nei primi decenni del Novecento vi operavano grandi maestri cioccolatieri come Cafferel, Prochet, Cailler-Stratta. In questo ambiente già famoso per l’attenzione rivolta al mondo del cioccolato decise di aprire una pasticceria e poi, appunto, di inventare i Cuneesi al Rhum.

  3. Oggi da chi è gestito?
    Oggi gestiamo l’azienda io, mia sorella Rossana, mia mamma (Vanna Martini) e mia zia (è la sorella di mio papà. Laura Arione). La ditta è dunque diventata un’impresa al 100% femminile.

  4. A cosa è dovuto tale successo, secondo lei?
    Il successo è probabilmente dovuto all’attenzione e cura che mettiamo nei nostri prodotti. Utilizziamo solo materie prime di alta qualità, abbiamo prodotti e semilavorati creati appositamente per noi e per le nostre esigenze. Cerchiamo di soddisfare una vasta clientela con i gusti più disparati con l’amore che ci contraddistingue da sempre. L’azienda conta circa ventisette o ventotto dipendenti, eppure qui è come una grande famiglia; i nostri dipendenti sono sempre molto disponibili e mettono tutta la loro passione nelle mansioni che svolgono. La dedizione e la cura per i dettagli sono la ricetta migliore per il successo.

  5. Parliamo di lei un po’ più da vicino.

    Di cosa si occupa nell’azienda di famiglia?
    Mi sono laureata nel 2018 in Economia Aziendale a Cuneo (triennale) e ora sto concludendo l’ultimo anno di magistrale a Torino. Essendo occupata a tempo pieno in azienda non sto frequentando le lezioni universitarie, vado in università solo per sostenere gli esami. In azienda mi occupo principalmente delle strategie di business, della gestione del personale e della contabilità. Una parte importante del mio lavoro riguarda la relazione con fornitori, clienti e istituti di credito.

    Cosa ama di più del suo lavoro?
    Del mio lavoro amo il fatto che sia molto vario: ogni giorno mi occupo di cose differenti. Mi piace gestire la parte di pubblicità sui social e il sito di vendite online grazie al quale spediamo i nostri prodotti in tutta Italia ed Europa. Amo il mio lavoro perché è molto gratificante saper di poter rendere felici le persone (ritengo che mangiare dolci, e soprattutto cioccolato, sia una delle gioie della vita) e una delle cose più belle in assoluto è vedere i bambini estasiati quando entrano nel locale e vedono tutti i pasticcini, le torte e i cioccolatini.

    Come ci si sente ad essere la nipote del famoso Arione e a portare un cognome così celebre?
    Per me è un grande onore essere sua nipote, siamo una famiglia molto semplice, amiamo le cose vere e quotidiane della vita. Non sento il peso di un cognome comunque abbastanza conosciuto in Cuneo, sono orgogliosa di fare parte di questa azienda, di poter dare il mio contributo.

    Quali ricordi ha della sua infanzia in pasticceria e nel locale?
    Ricordo che la domenica mattina mamma portava me e mia sorella qui in negozio e facevamo colazione sedute ad un tavolino in sala (sempre lo stesso), era un momento bellissimo, solo nostro. Ho tantissimi ricordi legati al locale, sono praticamente cresciuta qui dentro. Un ricordo bellissimo è legato al fatto che in quarta elementare con la mia classe eravamo venuti qui nel laboratorio di produzione e mio papà ci aveva spiegato alcuni procedimenti legati alla lavorazione del cioccolato. A fine mattinata avevamo rotto un grande uovo di cioccolato e lo avevamo mangiato tutti insieme.

  6. Addentriamoci maggiormente nella storia e nel prestigio del locale e del marchio Arione.

    Qual è, a suo parere, il legame tra la tradizione e l’innovazione in un marchio come il vostro?
    Il legame tra tradizione e innovazione è di certo indissolubile. Rimaniamo legati alle nostre tradizioni, ai nostri procedimenti e alle nostre lavorazioni rigorosamente effettuate a mano, però abbiamo sempre uno sguardo rivolto al futuro. È importantissimo saper innovare sia a livello di prodotti (quindi nuovi prodotti per nuove esigenze) sia a livello di macchinari (tecnologicamente più efficienti e più precisi).

    È risaputo che ospite di Arione fu anche il celebre scrittore Ernest Hemingway. Cosa ci può raccontare a tal proposito?
    Hemingway era in viaggio verso Nizza e su consiglio del suo editore Arnoldo Mondadori decise di fermarsi qui per acquistare due chili di Cuneesi per sua moglie. Sicuramente è per noi grande vanto aver potuto ospitare un personaggio del calibro di Hemingway nel 1954. A tal proposito qualche anno fa lessi un articolo molto interessante su La Repubblica che sosteneva che probabilmente quella fu l’ultima volta che Hemingway venne in Italia, ed era risaputo quanto lui amasse il nostro Paese. Esponiamo ancora oggi nelle nostre vetrine la fotografia di Hemingway scattata l’8 maggio 1954 davanti all’ingresso del nostro locale.

    Quali altri personaggi famosi visitarono il vostro locale?
    Il locale ha fatto da sfondo ad alcune scene del film I compagni di Mario Monicelli, con Marcello Mastroianni e Annie Girardot, film del 1963 candidato all’Oscar per il soggetto e la sceneggiatura. Altri personaggi famosi che frequentano il locale sono scrittori (soprattutto nel periodo di Scrittori in Città), politici e alcune volte personaggi del mondo televisivo.

    All’interno del bar-pasticceria si rimane affascinati dalla calda atmosfera e dallo stile che pare retrò, quasi inalterato nel tempo: come descriverebbe l’ambiente, l’arredamento, la scelta dello stile del locale?
    L’ambiente è originario degli anni ’30, con le poltroncine in pelle rossa e le specchiere in legno, il soffitto a cassettoni. Ancora oggi esponiamo i cartelloni pubblicitari dell’epoca. Direi che l’ambiente è accogliente, caldo; si viene davvero catapultati in un’altra epoca quando si entra nel locale e penso sia proprio questa la cosa più affascinante: sembra di entrare in un bar parigino nel periodo della Belle Epoque. Cerchiamo ancora oggi di preservare questa peculiarità del nostro locale.

  7. Parliamo di Cuneo e del suo rapporto con Arione.

    Cosa ne pensa della città?
    Penso che sia una città a misura d’uomo, ma che allo stesso tempo abbia davvero tanto da offrire. La città è bella, curata nei dettagli e in una posizione strategica: a pochi passi dalla montagna, dalle spiagge liguri e francesi e dalle Langhe, che sono patrimonio UNESCO. Mi piace vivere qui, penso ci siano importanti realtà imprenditoriali che devono essere salvaguardate ed inoltre ritengo ci siano nella nostra provincia molti giovani che hanno voglia di fare e lavorare bene.

    Cosa ne pensava Andrea Arione?
    Non posso rispondere precisamente perché non ho avuto modo di conoscere il suo pensiero, ma credo che anche lui riconoscesse le grandi potenzialità di questo territorio. D’altronde nel momento in cui ha deciso di fondare il suo locale in questa città sicuramente credeva fortemente nella città e nei suoi cittadini.

    Perché Arione decise di aprire la sua caffetteria proprio a Cuneo? E perché in quell’edificio?
    Decise di aprire qui perché lui era originario di queste zone, la scelta dell’edificio direi che fu dettata dall’andamento dell’economia di quel periodo. Decisero di aprire in corso Nizza alta per poi trasferirsi in piazza Galimberti quando la banca che aveva la sua sede nel palazzo Ex Cassin fallì a seguito della crisi del ’29.

    Ci può parlare dello stretto legame che unisce la vostra attività al territorio di Cuneo?
    Siamo veramente orgogliosi di poter lavorare a Cuneo perché crediamo e conosciamo le potenzialità del territorio. Siamo contenti di poter portare con i nostri Cuneesi al Rhum un po’ di Cuneo in tutto il mondo, molti definiscono i Cuneesi al Rhum proprio come degli ambasciatori di Cuneo nel mondo. Un riconoscimento a tal proposito è avvenuto nel 2012 quando la Camera di Commercio di Cuneo insignì mio papà di un prestigioso premio denominato «Cuneese nel Mondo». Questo riconoscimento viene assegnato una volta all’anno ad una persona della provincia Granda che ha saputo, con il suo lavoro di eccellenza, portare Cuneo nel mondo e rendere conosciuta la nostra terra.

    Avete altri punti vendita? C’è l’idea di un ampliamento o di una filiale in zona?
    Per il momento è top secret, io e mia sorella siamo molto giovani quindi abbiamo tante idee e progetti in testa, compreso l’aprire nuovi punti vendita in zone strategiche del nostro Paese. Speriamo in futuro di poter realizzare qualche progetto importante.

  8. Indubbiamente, il vero simbolo della vostra attività è il Cuneese al Rhum. Ci parli di questo famoso cioccolatino.

    Quando è nato? Come?
    Il Cuneese nasce nel ’23 da un’idea di Andrea Arione che era pasticciere e amava sperimentare nel suo laboratorio.

    Che tradizione porta con sé?
    La tradizione è il punto forte del nostro prodotto. I visitatori di Cuneo ne portano sempre via qualche pacchetto da far assaggiare a casa, chi invece è di Cuneo e vuole fare degli omaggi molte volte si affida ai nostri prodotti.

    Come si è evoluto nel tempo? Cosa è cambiato e cosa rimane inalterato?
    Del Cuneese al Rhum non è cambiato nulla, viene fatto da novantasette anni nello stesso modo seguendo la ricetta tradizionale. Il processo manuale è rimasto il medesimo, anche la tradizionale carta in cui vengono incartati non è mutata. Quello che è cambiato è l’assortimento dei nostri Cuneesi, oggi infatti ne esistono diverse varianti: alla nocciola, al cremino, al caffè, al marrone e al Grand Marnier.

    Qual è la ricetta?
    Il Cuneese al Rhum è composto da una crema pasticcera a cioccolato e rhum racchiusa tra due cialde di meringa, il tutto è ricoperto da uno strato sottile di cioccolato extra fondente.

    Quanto contano le materie prime?
    Le materie prime contano davvero molto, penso siano uno dei nostri punti forti. Per realizzare un prodotto di eccellenza è necessario partire da materie di elevata qualità. Abbiamo ancora oggi un’azienda che produce il Rhum in modo particolare soltanto per noi.

  9. Per quali altri prodotti siete conosciuti?
    L’altro nostro prodotto principale sono le meringhe alla panna, davvero apprezzate da grandi e piccini. A Cuneo siamo anche conosciuti per la nostra caffetteria e per le nostre colazioni golose.

  10. Fermarsi da Arione, con l’idea di prendersi qualcosa di caldo o di goloso, magari in una giornata di pioggia, è diventato un rito per tutti i cuneesi, ma non solo: vero che siete una meta affermata anche per i turisti? Cosa ordinano solitamente?
    I turisti che visitano Cuneo sono sempre di più e noi ce ne stiamo davvero accorgendo negli ultimi anni, segno che la nostra è una città meravigliosa da valorizzare il più possibile. Solitamente i turisti vengono da noi per la colazione o gli aperitivi e non dimenticano mai di portare a casa qualche pacchetto di Cuneesi o dei nostri pasticcini.

  11. Se dovesse dare un messaggio ai giovani e meno giovani cuneesi, cosa direbbe loro?
    Ai giovani e meno giovani cuneesi direi di viaggiare il più possibile per scoprire nuove realtà e punti di vista, ma portare sempre nel cuore la nostra meravigliosa città e ovviamente i Cuneesi al Rhum per far conoscere i nostri sapori e tradizioni in tutto il mondo.

Caffè Letterario 2020 “La parola alla penna”: primo incontro rimandato

In ottemperanza a quanto disposto dalle Autorità nell’ambito delle misure straordinarie volte a contenere il rischio di contagio al Coronavirus, vi segnaliamo che il primo incontro del nostro caffè letterario, che avrebbe dovuto tenersi sabato 29 febbraio, è posticipato a data da definirsi.
Vi terremo tempestivamente aggiornati su questo e sui successivi appuntamenti.
Stay tuned!
I ragazzi di 1000miglia.

Caffè letterario 2020 “La parola alla penna”: incontro con Giulia Blasi

Sabato 29 febbraio, dalle ore 17, si terrà a Cuneo (Open Baladin, Piazza Foro Boario) il primo dei 4 appuntamenti del caffè letterario 2020. “La parola alla penna” torna, dopo i successi di partecipazione e interesse misurati l’anno scorso, con Giulia Blasi, giovane giornaliata, conduttrice radiofonica e autrice del saggio Manuale per ragazze rivoluzionarie. Perché il femminismo ci rende felici (Rizzoli 2018).

Sarà un’occasione unica per porle tutte le nostre domande su questioni importanti e battaglie appassionanti, tra musica a cura del gruppo altrematerie e letture drammatizzate a cura di TIB (Teatro in bottiglia).

Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti. Non mancate!

Si ringraziano per la collaborazione l’Open Baladin di Cuneo, l’Hotel Palazzo Lovera, le librerie L’Ippogrifo di Cuneo e il Comune di Cuneo.

Clicca sull’immagine per visualizzare la locandina ufficiale dell’evento!


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