“Il bello è ciò che cogliamo mentre sta passando. È l’effimera configurazione delle cose nel momento in cui ne vedi insieme la bellezza e la morte.”

(Muriel Barbery)

 

Car*, fa abbastanza caldo lì da voi? Perché ora comincia il nostro # Bodyliberationfront. Quando ti dicono che tu non dovresti/potresti indossare short, costumi da bagno, magliette scollate e vestitini corti e aderenti perché non hai le forme “giuste” (giuste per chi?) puoi serenamente rispondere con un bel vai a quel paese. Siamo qui, come ogni primavera/estate (e non solo) a svolgere il nostro bel corteo di corpi liberati. Comunque tu voglia vestire, qualunque peso e misura tu abbia, vogliamo vedere le tue cicatrici, le tue smagliature, la tua panza e la cellulite. Vogliamo vedere le tue ferite autoinferte e la tua voglia di far respirare la pelle troppo oppressa da canoni estetici insopportabili. Vogliamo invitarti a uscire, prendere il sole e a non nasconderti perché siamo insieme, tutte quante, ciascuna con il proprio corpo da liberare. Inviaci la foto che ritrae la parte di te che vuoi mostrare e raccontaci la tua storia. Scrivi a abbattoimuri@gmail.com e noi pubblicheremo tutto :*.

 ps: ovviamente tuteleremo il tuo anonimato e la tua privacy. a meno che tu non voglia mostrare il tuo viso.”

 

 

E’ questa la call lanciata dalla pagina Facebook “Abbatto i muri”. Più che una call, forse un vero e proprio arruolamento spontaneo nell’Esercito per la Liberazione dei corpi.

La campagna, che sta colorando la pagina in questo inizio di bella stagione con colori, storie e vite diverse, si svolge nel massimo rispetto della sensibilità di tutti (e sarebbe così bello poter interagire con la stessa educazione, lo stesso rispetto e la stessa stima per la storia degli altri su tutto l’internet). Spesso sono giovani donne con un passato difficile, ma anche ragazze perfettamente a loro agio con il corpo, con quel meraviglioso mezzo che permette loro di esprimersi con i loro i simili.

Sono le storie di chi quel corpo l’ha odiato, torturato, perdonato, accettato e, forse, anche imparato ad amare.

Le Breton scrive che “Senza il corpo a donargli un volto, l’individuo non esisterebbe. Vivere significa ridurre costantemente il mondo al proprio corpo, attraverso il simbolico che esso incarna. L’esistenza dell’individuo è corporea. Passa attraverso il corpo. E l’analisi sociale e culturale di cui è oggetto, le immagini che ne rivelano le profondità nascoste, i valori che lo distinguono, ci forniscono informazioni anche sulla persona e sui cambiamenti sperimentati dalla sua definizione e dai suoi modi di esistere, da una struttura sociale a un’altra”. E dunque perché, date le mille variabili che entrano in campo se parliamo di società, individui e valori, dovremmo essere felici di ridurre la nostra espressione estetica (che è  un’esperienza del tutto personale) a una retorica del bello tacitamente imposta dai media?

L’estetica è, appunto,  “sempre un’esperienza privata. Ogni nuova realtà estetica rende ancora più privata l’esperienza individuale; e questo tipo di privatezza, che assume a volte la forma del gusto (letterario o di altro genere) può già di per sé costituire, se non una garanzia, almeno un mezzo di difesa contro l’asservimento.”

La mia idea di bellezza non sarà mai legata a una fotografia, a un corpo vuoto, né, platonicamente, alle idee di una persona… La bellezza la troverete nel modo di toccarsi i capelli di una persona, nella sua voce o nel profumo della sua pelle.

 

Carlotta Firinu