19 Dicembre 2024 | Vorrei, quindi scrivo
De Amore
Liceo classico di un paesino italiano. Ora di greco
Eros: Perfetto! I prossimi bersagli sono qui. Ora, vediamo chi e come devo colpire. Il ragazzo si chiama Leonardo e la ragazza…ah, Sofia. Perfetto! Sono anche in classe insieme, questo mi semplifica parecchio il lavoro. Ecco Leonardo. Incocco. Carico. Miro. E…centro!! Ma vai, ma chi sono. Centro perfetto! Ehm…ora passiamo alla ragazza. Incocco. Carico. Miro. E…centro! Di nuovo! Centro perfetto!
Entra Ermes di corsa
Ermes: Eros, se hai finito di giocare, ti ricordo le Adonie ad Atene. Tua madre si infurierà se non presenzierai. D’altronde, è colpa tua se dobbiamo celebrarle.
Eros: Sì, ho finito. Dì a mia madre che arrivo subito.
Escono
Sofia: Prof, ma qual è la differenza tra eros e philia? Saffo scrive dell’uno o dell’altro?
Prof: Beh, l’eros è l’amore erotico, di sola carne. La philia al contrario è l’amore dell’anima, l’unione dello spirito se volete. Saffo scrive in realtà per entrambi gli amori. Scrive di unioni erotiche, dell’attesa dell’amplesso; ma scrive anche di gelosia, di sofferenza dell’anima a causa dell’amore.
Suona la campanella
Prof: Bene, per oggi abbiamo finito. Ricordatevi la versione di domani. Se volete esercitarvi ve ne ho lasciata una di compito sul registro. A domani!
Leonardo (avvicinatosi a Sofia): Non ci avevo mai pensato, sai.
Sofia: A che cosa?
Leonardo: Alla differenza tra eros e amore. Anche tu sei appassionata di poesia?
Sofia: In effetti sì, soprattutto di quella d’amore. Sai, credo che la poesia riesca a trasmettere al meglio i sentimenti umani.
L: Sono d’accordo. Ehm…ti andrebbe più tardi di andare a mangiare un panino assieme?
S: È un appuntamento?
L: No…non lo so. Tu cosa vorresti che fosse?
S: Va bene, accetto il panino. A più tardi allora Leo.
Ora di pranzo. Paninaro di fronte al liceo.
L: Allora, parlami di te. Cosa ti piace fare nel tempo libero?
S: In genere scrivo. O ascolto musica. O ascolto musica mentre scrivo.
L: Scrivi? E cosa se posso chiedere?
S: Un po’ di tutto in realtà. Solitamente poesia però.
L: Scrivi poesia? Davvero?!? Pure io! Ti va se ce ne inviamo un paio e ci scambiamo delle opinioni?
S: Sì certo! Ecco il mio numero.
L: Grazie. Ti posso offrire il pranzo?
Passano i mesi. Le cose tra gli innamorati sembrano andare bene.
L (scrivendo al telefono con Sofia. Sono le 14.45): Ehi, Sofi, come va?
L (il telefono segna le 15): Perché non rispondi?
L (sono le 15.05): Sofi, sai che quando ti scrivo devi rispondermi subito!
S (il suo telefono segna le 15.05.): Calmati, ero in doccia, scusami.
L: Vabbè, mi fido. Ci vediamo stasera.
S: Stasera non posso, ho la cena di famiglia, lo sai.
L: Allora ci vediamo adesso.
S: Adesso? Guarda, oggi non posso proprio, devo studiare greco.
L: Devi studiare? Studi da sola?
S: Certo, con chi altro dovrei studiare?
L: Non lo so, ma se non vuoi vedermi mi viene qualche dubbio. Sicura che non ci sia nessun altro con te?
S: Sì, sicura. Sei proprio fastidioso quando fai così.
L: Sai che non mi fido in generale. Poi non vuoi vedermi, quindi due domande me le faccio.
S: Non è che non ti voglio vedere, ma oggi non riesco, te l’ho già spiegato. E poi non è che dobbiamo vederci ogni giorno.
L: Come si chiama?
S: Chi?
L: Quello con cui ti vedi. Se non vuoi vedermi deve per forza esserci un altro.
S: Ma no, te l’ho già spiegato. Se proprio devi fare così allora non scrivermi, ho di meglio da fare che stare dietro alle tue pare idiote!
L: Aha! Allora lo vedi che ti vedi con un altro? Come si chiama sto pezzente?
S: Ma la vuoi smettere? Ti ho già detto che non c’è nessun altro.
L: Se non c’è nessun altro allora vediamoci tra mezz’ora al parchetto solito. Altrimenti ti lascio, e chi vuoi che si metta con te? A nessuno piacciono le nerd.
S: Va bene. Ci vediamo dopo.
Dopo un pomeriggio di chiacchiere al parco
L: Già, hai ragione. Senti, ti va di andare a provare il sushi che ha appena aperto in Via Manzoni?
S: Non posso, te l’ho detto, ho la cena di famiglia.
L: E annullala no? Che vuoi che sia?
S: No! Sono venuti persino i cugini da Cagliari, non li vedo da una vita.
L: Sicura che sia una cena di famiglia?
Sofia riceve un messaggio
L: Chi è? È quello con cui mi tradisci?
S: Cosa? Ma mi spieghi di che diavolo parli? Sarà un messaggio dai miei che mi chiedono dove sono, è già tardi.
L: Non ti credo, fammi vedere!
S: No, non ti faccio vedere un bel niente!
L: Dammi qua (prendendole il telefono di mano)! C’è il blocco. Toglilo. Subito!
S: Mi spieghi che ti prende? Ridammi il telefono.
L: Ti ho detto di togliere il blocco.
S: NO!
L (tirandole uno schiaffo): Toglilo invece. Hai visto cosa mi fai fare? È tutta solo colpa tua! Se non avessi segreti non ti avrei picchiata.
S: Ahi! Basta, è finita! Non voglio vederti mai più!
L: Cosa dici? Sei nulla senza di me!
Intanto in Turchia…
Eros: E anche questa è fatta!
Helios (entrando di corsa): Eros, devi tornare subito in Italia. I ragazzi che hai fatto innamorare il giorno delle Adonie di primavera non sono compatibili! Il ragazzo ha appena picchiato la ragazza! Devi farli disinnamorare, prima che la situazione degeneri! Li ho appena visti! Corri figlio di Ares, corri!
Ermes: Cosa dici Helios? Devo andare subito! Grazie per avermelo detto!
In Italia, tre secondi e mezzo dopo
Eros: Eccoli! Devo separarli. Mira…tendi…scocca! Colpita! Mira…tendi…scocca! Colpito! Le frecce di disamore dovrebbero salvarli da una tragedia. Meno male che Helios mi ha avvertito.
S: Senti, io non ti amo più. È da un po’ che lo penso, ma ora e sono sicura. Non posso andare avanti così. Non sei più il ragazzo gentile e cordiale che mi aveva invitata a mangiare un panino. Non ti riconosco più. È finita.
L: No. Non mi puoi lasciare hai capito? Chi vuoi che ti voglia? Sei solo una sciocca ragazzina che scrive e non fa altro della sua vita. Non vuoi nemmeno scopare! Siamo fidanzati da due mesi e non ho ancora visto nulla! Che altro vuoi che ti aspetti così a lungo? Solo io posso amarti e mi stai facendo cambiare idea.
S: Basta! Me en vado! Non ne posso più!
L: Aspetta! (la trattiene per il polso) Se tu ora te ne vai io farò una qualche sciocchezza hai capito? E sarà solo colpa tua.
S (un po’ intimorita dalle parole di Leonardo): Fai quel che vuoi, non mi interessi più.
L (mentre Sofia si allontana): Sei solo una strega e lo sapranno tutti! Ti pentirai delle tue scelte, te lo assicuro! Pagherai per questo!
Eros (che si stava allontanando): Ho un brutto presentimento, non vorrei che le frecce non avessero fatto effetto. È impossibile, ma sono tempi strani e sono stranamente preoccupato.
Tornato indietro vede la scena
Eros: Perché non ha funzionato? Eppure l’avevo colpito. Riprovo e…centro!
L: Non ti libererai mai di me brutta strega hai capito? Mai!
E: Niente, non ha funzionato. Riprovo…
L: Sentirai il mio stesso dolore, hai capito? Te la farò pagare. Sai che lo farò!
E: Non capisco. Magari ha solo bisogno di tempo per fare effetto…Devo andare intanto. Le Adonie estive sono già iniziate da un pezzo.
Olimpo, celebrazione delle Adonie
Ermes (avvicinatosi a un Eros visibilmente ubriaco): Che ti succede Drago? Perché piangi?
Eros: Le mie frecce non fanno più effetto! Ricordi quei due ragazzi che ho fatto innamorare alle Adonie primaverili? Lui è diventato possessivo e ho provato a farlo disinnamorare, ma non è servito a nulla. Ho paura adesso che possa ucciderla per colpa mia e non riesco a sopportare questo dolore.
Ermes: Capisco. Ma, Eros, non è colpa tua, hai fatto tutto il possibile tu! In verità penso sia colpa degli uomini! Il loro cuore è di pietra, anzi d’oro. Ormai a loro interessa solo la ricchezza! Avevamo un mondo di Spartani e ci siamo ritrovati un mondo di Lidi. Ma verrà il giorno, te lo dico, in cui cambieranno, oh se cambieranno, e allora vedrai che le tue frecce avranno di nuovo effetto!
Eros: Sì, ma per allora lei intanto sarà una delle tante, troppe, morte per mano del fidanzato o dell’ex fidanzato. E sarà colpa mia! Come farò a convivere con questo dolore?
Ermes: Non ti preoccupare. Vedrai che troverai una soluzione. Potresti chiedere aiuto a tuo fratello Antheros per esempio.
Eros: Shi, hai proprio ragione malaka! Vado subito! Hic!
Eros fa per andare, ma inciampa e cade
Ermes: Prima conviene che bevi un po’ di ambrosia. Ehi, Antheros, vieni qui un attimo!
Antheros: Ermes, fratello, mi avete chiamato?
Ermes: Sì, Eros ha un problema con le sue frecce. Pare che quelle di disamore non funzionino e una ragazza è in pericolo per questo.
Antheros: Ah, capisco. Fratello ci sei? Se davvero la situazione è così critica dobbiamo partire subito!
Eros: Sì, andiamo!
Escono
Esterno della casa di Sofia. Entra Leonardo con un coltello
L: Se non puoi essere mia, non sarai di nessun altro!
Eros: Eccolo è lì! Oh no, ha un coltello! Ti prego fratello, fa’ qualcosa!
Antheros: Tranquillo, aspetta e guarda. Miro. Tendo. Rilascio. Centro!
Leonardo viene avvolto dalla nebbia
L: Che succede? Cosa sta succedendo?
Appaiono la dea Sofia e Psiche
Sofia: Leonardo. Sei stato colpito dalle frecce di Eros e ti sei innamorato di una mortale che reca il mio nome. L’hai maltrattata, hai creduto di possedere un’altra anima! Sciocco mortale, non sai che le anime non possono essere possedute? Sai cos’è almeno l’amore?
L (farfugliando): I-Io, no. Non lo so lo ammetto. Ho avuto paura di perderla, mi sembrava un miracolo che una ragazza come lei si fosse innamorata di me.
Sofia: Non hai giustificazioni. Sei stato stolto e crudele. Per te sarà il Tartaro!
Psiche: Aspetta Sofia! Conosciamo entrambe il potere di mio marito, sappiamo che effetto ha sugli dei. Come potrebbe un mortale sfuggire a tale potere?
Sofia: Certo Psiche, ma se ogni mortale colpito da Eros si comportasse così, la loro stirpe sarebbe estinta già da molte generazioni.
Psiche: Concordo con te Sofia, però non tutti sanno cos’è l’amore e lui potrebbe essere di esempio per tutti.
Sofia: Hm…forse hai ragione.
L: Che-Che succede? Sto impazzendo?
Sofia: No, sei alla presenza della dea della saggezza e della dea dell’anima, stai tranquillo. Sai che cos’è l’amore?
L: Sì! Forse…ok, no, non lo so.
Psiche: Vedi, mio marito, Eros, colpisce i mortali con le sue frecce. Non sempre queste danno origine a un amore sano, si va per tentativi finché non si trova l’anima gemella. Di solito quando la coppia scoppia interviene e li allontana prima che le cose si…complichino.
L: Complichino? In che senso?
Sofia: Nel senso che lui ammazza lei.
L: Oh.
Psiche: Seh…sempre schietta eh Sofia?
Sofia: Sempre.
Psiche: A ogni modo. In alcuni casi, come il tuo, però le frecce del disamore non funzionano e così scoppiano le tragedie.
L: Perché le frecce non funzionano? Non è tipo un dio?
Sofia: Sì, ma se lui è ossessionato da lei nemmeno le frecce divine hanno effetto.
Psiche: Per questo è stato necessario usare anche quelle di Antheros, il dio dell’amore corrisposto, per farti disinnamorare di Sofia.
L: Quindi mi dite che sono diventato come uno di quei mostri che si sentono al tg?
Sofia: Già. E se non fossimo intervenuti noi avresti ucciso la tua ex.
L: Cosa? Non lo avrei mai fatto! L’amavo troppo!
Sofia: E allora perché quel coltello?
L (rendendosi conto del coltello che ha in mano): O mio Dio! Cosa ho fatto?!? (Scoppia a piangere)
Psiche: Tranquillo, non è successo ancora nulla. Però devi capire che lei non ti ama più e neanche tu dovresti amarla. Non dico odiarla, ma vederla come prima delle frecce di Eros. Troverai la tua anima gemella, è il Fato di ogni mortale.
L (singhiozzando): Ora ho capito, grazie per il vostro intervento. Giuro che non farò mai nulla del genere. Ma ora dovrei andare a scusarmi con lei.
Sofia: Non credo sia una buona idea. Per evitare rischi ti consiglio di lasciar tutto com’è adesso. Vattene semplicemente per la tua strada.
Psiche: Se vuoi un altro consiglio aggiuntivo, vai da uno psicologo. So che sembra umiliante, ma non lo è. Voi mortali avete bisogno sempre di persone sagge che vi consiglino, e gli psicologi, di solito, sono perfetti per questo.
L: Vi ringrazio per i consigli, vi giuro che ne farò tesoro e li seguirò!
Sofia: Lo speriamo, sappi che ti terremo sempre d’occhio.
Sofia e Psiche scompaiono così come erano apparse
L (come svegliatosi da un sogno): Eh? Ma che è successo? Dove sono? Perché ho un coltello in mano? Sarà meglio che torni a casa.
Mesi dopo…
S (parlando col suo nuovo ragazzo): Ahahah, sì hai ragione (vede Leonardo con la sua nuova ragazza)
L (parlando con la sua nuova ragazza): Ahahah, sì è proprio vero (vede Sofia col ragazzo)
I due si scambiano uno sguardo, poi continuano a parlare col proprio partner come se nulla fosse ed escono.
Eros (che ha assistito alla scena nascosto): Pare proprio che siamo riusciti a evitare una grossa tragedia! Beh, come si dice: tutto è bene ciò che finisce bene.
11 Giugno 2024 | Vorrei, quindi scrivo
Via sacra di Roma, all’altezza del tempio sacro di Vesta
Quinzio: Ave, amico! Dove ti rechi così di fretta?
Apollodoro: Ave, Quinzio. Sto andando a trovare un mio caro amico che abita presso la villa di Cesare.
Quinzio: Vah! Anche io sto andando verso la villa di Cesare! Magari mentre camminiamo potresti raccontarmi com’è stata la cena ieri sera a casa del nostro imperatore…
Apollodoro: Dacché ne chiedi, penso tu abbia già ascoltato la storia, ma poiché la strada è lunga e, si sa, il parlare rende più dolce il camminare, ti dirò quel che è successo.
La sera precedente, villa del divo Cesare Marco Ulpio Nerva Traiano
Giovenale: Apollodoro? Che ci fa il direttore della Biblioteca imperiale qui?
Apollodoro: Ave, Giovenale, sono stato invitato dal nostro Cesare. Pare voglia cambiare precettore per i figli.
Giovenale: E avrebbe chiamato te? Se fossi io l’insegnante, Roma non avrebbe questo degrado e inoltre…
Traiano: sarebbe un deserto!
Giovenale e Apollodoro: Ave Cesare!
Traiano: Giovenale, perché non vai a discutere delle tue idee con le oche del Campidoglio? Io devo parlare in privato con il nostro amico.
Giovenale: Sì, Cesare. (Esce con aria abbattuta e umiliata)
Traiano: Apollodoro, benvenuto. Vorrei che parlassi con il precettore dei miei figli. Temo non offra loro un sistema educativo adeguato.
Apollodoro: molto volentieri Cesare.
Interno della villa di Cesare
Traiano: Apollodoro, ti presento Primo, il maestro dei miei figli.
Apollodoro: Ave!
Primo: Ave Apollodoro, è un piacere incontrare il direttore della Biblioteca imperiale.
Traiano: In verità Apollodoro è anche un grandissimo esperto di pedagogia. Mia moglie ne ha sentito parlare molto bene e mi ha convinto a invitarlo qui per discutere dell’educazione.
Apollodoro: È per me un onore sapere che in città si parla così bene di me da avermi invitato in casa vostra, Cesare. Primo, posso chiedervi qualìè il metodo educativo che seguite?
Primo: Beh, il classico. Studio a memoria dei versi degli antichi poeti, traduzione mnemonica dall’etrusco e dal greco…
Apollodoro: Aspetta, vuoi dirmi che tutto il vostro metodo si incentra sulla memorizzazione? Ma qual è il senso di tale metodo? A cosa potrà mai servire sapere a memoria l’“Eneide” di Virgilio o l’ “Iliade” e l’ “Odissea” di Omero? Essi sono già stati scritti e copiati ad Alessandria e qui, a Roma…
Primo: Lo scopo è quello di stimolarne la creatività e la fantasia. Infatti il sapere l’ “Eneide” mostrerà loro per sempre l’abilità della poesia e li spingerà a comporre opere migliori, cosa non dubito saranno in grado di fare senza problemi, mio Cesare.
Apollodoro: Dite di voler stimolare la loro immaginazione e creatività, ma non vi rendete conto che così invece l’uccidete? Non vi rendete conto che li limitate dicendo loro di essere novelli Virgilio o Tibullo od Omero? Loro dovrebbero essere novelli sé stessi e il nostro compito dovrebbe essere quello di guidarli alla scoperta di sé stessi e del mondo che li circonda! Ditemi almeno, li fate comporre dei piccoli testi propri? E dove fate lezione?
Primo: Certo che li faccio scrivere! Tracopiano le grandi opere e poi chiedo loro un riassunto…
Apollodoro: Stai scherzando?!? E tu tracopiare testi e farne il riassunto lo chiami scrivere?!?
Primo: Beh, in realtà a volte chiedo anche di reinterpretare dei miti…
Apollodoro: No no no, questo non è insegnare! Questo è tenere impegnati dei ragazzi e ucciderne la fantasia! Il vero metodo di insegnamento è una rivisitazione del giardino di Epicuro.
Primo: Non dire idiozie! Mi sarei aspettato di meglio dal direttore della Biblioteca imperiale! Mio imperatore, perché non scaccia questo perdigiorno e ci fai godere di una buona serata senza seccatori…
Traiano: Aspetta Primo, non così velocemente. Voglio prima sentire come funziona il metodo di Apollodoro.
Apollodoro: Grazie Cesare. In pratica il mio metodo funziona così: i ragazzi vengono accolti all’ingresso della Biblioteca e poi andiamo a fare una camminata per le vie dell’Urbe. Durante queste camminate osserviamo ciò che ci circonda e pongo alcune domande ai miei allievi. Una volta rientrati nella Biblioteca ascolto le loro riflessioni e li guido, in maniera il più imparziale possibile, alla soluzione. Talvolta li faccio anche scrivere, solitamente delle loro opinioni sul mondo e su argomenti che li toccano particolarmente e che abbiamo concordato insieme. Ecco cosa vuol dire docere, Primo. Guidare e indicare la strada, facendo in modo da valorizzare al massimo gli studenti.
Primo: Sciocchezze da perdigiorno queste, ecco cosa sono. Mio Cesare, allontanate questo pazzo prima che…
Traiano: In realtà il metodo di Apollodoro mi affascina…Primo, è un giorno eccellente per te, sei appena stato affrancato! Apollodoro, se fosse possibile ti chiederei di venire a stare a palazzo per essere il pedagogo personale dei miei figli.
Primo: Mio Cesare non potete farmi questo, sono sempre stato un servo fedele…
Traiano: Posso e l’ho appena fatto. Ora, perché non vai a goderti la libertà appena conquistata?
Primo: Ma…Sí, mio Cesare (esce guardando Apollodoro in cagnesco)
Traiano: Dunque Apollodoro, sarebbe possibile averti come pedagogo?
Apollodoro: Ma certo Cesare, sarebbe un onore immenso per me.
Traiano: Ottimo, ti aspetto per domattina alle sette. Nel pomeriggio alcuni dei miei schiavi provvederanno a prelevare i tuoi beni dalla Biblioteca per portarli qui.
Apollodoro: Grazie immensamente Cesare, spero di essere all’altezza del compito.
Escono tutti
Ritorno al presente, Via Sacra di Roma, poco distante dal palazzo di Traiano
Quinzio: Addirittura pedagogo imperiale! Ecco cosa stai andando a fare al palazzo di Cesare, altro che visitare un amico! Ciò spiega anche perché stamani ho visto Primo in una taverna, era più ubriaco di un satiro.
Apollodoro: Già, poveraccio, non deve essere stato un colpo facile da sopportare, d’altronde però non era in grado di adempiere al suo incarico…
Quinzio: Se ciò che mi hai raccontato è vero, meglio in una taverna che con i futuri Principi di Roma. Ora tuttavia devo salutarti. Vale amico mio et bona fortuna!
Apollodoro: Grazie, e poi si sa: audentes Fortuna iuvat! Vale amico mio!