In un mondo dominato da social media, serie tv e incessanti notifiche telefoniche, può essere difficile concentrarsi su un compito da svolgere. “Non fare domani quello che puoi fare oggi” diceva Benjamin Franklin. Vero, ma spesso il pensiero ‘me ne posso occupare anche domani‘ aleggia nella nostra mente e la voglia di rimandare prende il sopravvento. Eppure la procrastinazione non rende felici: chi la pratica sa che gli procurerà guai, che lo renderà più triste e spesso oppresso dai sensi di colpa. La cosa divertente è che sappiamo tutti che è dannosa. A chi piace davvero procrastinare? A nessuno piace farlo. Eppure nessuno ne è immune. Quindi, perché procrastiniamo?

Spesso motiviamo la nostra scelta con la frase “lavoro meglio sotto pressione” quando in realtà è solo una scusa inutile. Oppure identifichiamo l’atto del rimandare con la mancanza di tempo. In realtà, anche quando crediamo di essere persone fortemente produttive, ad una più attenta osservazione possiamo rilevare un’elevata quantità di procrastinazione in corso. L’essere indaffarati è una forma di distrazione, sottile ma potente. Destreggiandoci tra un compito e l’altro sfuggiamo a ciò che realmente vogliamo realizzare e ci giustifichiamo con una vita frenetica. La verità è più complicata. La procrastinazione non è un comportamento innocente. È un segno di scarsa autoregolamentazione. I ricercatori la paragonano persino all’abuso di alcol e droghe. È un’abitudine che si insinua nel tuo sistema facendoti diventare spettatore della tua stessa vita. Non è qualcosa che puoi mandare via così facilmente. Ogni volta che si ha un’idea o un obiettivo, si inizia, ma lungo la strada le cose vanno male. Passi dall’iniziare qualcosa al caos totale. Distrazioni, altre idee, fallimenti ecc. E i risultati sono sempre gli stessi: non fai niente. L’autocontrollo e la forza di volontà, sono tutte cose che sopravvalutiamo. Pensiamo: “Sì, certo, scriverò un romanzo in 3 settimane”. Nella nostra mente, siamo tutti dei geni. Ma quando arriva il lavoro, scappiamo. Se sei un procrastinatore, non puoi fare a meno di ritardare il lavoro. E questo vale sia per i piccoli sia per i grandi compiti. Tutti temono di uscire dalla loro zona di comfort, ci vuole coraggio per fare una mossa audace. Ma sicuramente non ci vuole coraggio per completare piccoli compiti come pagare le bollette o buttare la pattumiera. La verità è che la procrastinazione non ha nulla a che fare con ciò che stai cercando di fare. Piccolo o grande che sia. Tutto può sempre aspettare, no? Prima ti rilassi,esci con gli amici, ti senti felice e poi l’ultima settimana prima di una scadenza vai nel panico e ti chiedi: ma perché non ho iniziato prima?

Inoltre, la tendenza a procrastinare spesso è dovuta ad un mix di sensazioni negative che sentiamo verso un determinato compito. Forse abbiamo paura di fallire o siamo intimiditi oppure sentiamo di non essere all’altezza. Di conseguenza, rimandiamo perché ci viene più semplice. Oppure abbandoniamo un’attività poco stimolante per dedicarci ad un’altra attività più piacevole ed appagante. Qualche esempio: “guardo le notizie per un secondo”, “va beh dai,solo più un episodio di Friends”, “ora un pò’ di Instagram”. E così via. Per poi finire con: “Questa è l’ultima volta che spreco il mio tempo!” Si, come no. Per un procrastinatore, l’atto del rimandare non è facoltativo, è un qualcosa che non sa come evitare. 

Non importa se ora stai procrastinando su questioni banali o su ostacoli importanti, alla fine della giornata stai evitando un’esperienza. Forse bisogna pensare più intensamente a ciò su cui si sta veramente procrastinando, prima che finisca il tempo.