Moriremo tutti cinesi? È la domanda che si pone Federico Rampini quando scrive La seconda guerra fredda: lo scontro per il nuovo dominio globale (2019). Il giornalista, corrispondente per lungo tempo nel paese asiatico, avvisa il lettore che è cominciata una seconda guerra fredda, che sarà profondamente diversa dalla prima. Cambieranno molte cose per tutti noi. Nella sfida tra America e Cina nessuno potrà rimanere neutrale. Ogni terreno sarà investito dal nuovo conflitto: dall’economia alla tecnologia, dai valori politici e alla cultura. Il mondo è cambiato molto più di quanto noi occidentali ci rendiamo conto.

Il tramonto del secolo americano è vicino e la possibile transizione al secolo cinese è dietro l’angolo. Negli ultimi anni la Cina ha subito una metamorfosi sconvolgente: ci ha sorpassati nelle tecnologie più avanzate, e ora punta alla supremazia nell’intelligenza artificiale e nelle innovazioni digitali. È ormai protagonista a tutti gli effetti negli scenari dello Spazio. Nelle infrastrutture cinesi sfavilla la modernità: tra i bullet train ad alta velocità e il mega aeroporto di Pechino.
È estremamente all’avanguardia nella modernità ma rimane un regime autoritario, ancora più duro e nazionalista sotto Xi Jinping. Ad esempio, molte videocamere e dispositivi di sorveglianza h24 sono stati piazzati in alcune parti del paese per controllare la popolazione. Tutto questo non sembra poi così lontano dal distopico «Big Brother is watching you» in 1984 di Orwell. Ma la Cina ne va fiera. In Africa è in corso un’invasione cinese di portata storica.
Ma non solo, anche noi italiani siamo coinvolti nel progetto cinese: infatti l’Italia è terreno di conquista per le Nuove Vie della Seta. La Nuova Via della Seta è un ambizioso progetto infrastrutturale, commerciale e strategico che collega la Cina con l’Europa. Quando verrà ultimata sarà la più importante via commerciale e strategica tra l’Oriente e l’Occidente. La destinazione finale della importante tratta marittima è Venezia. È possibile pensare come il più grande progetto infrastrutturale del globo debba passare per la città d’arte più famosa d’Europa?

La Cina sta già finanziando attività in Europa, sotto forma di prestiti, per lo sviluppo sia di porti che di collegamenti ferroviari efficienti e moderni, oppure immettendo soldi per acquistare o per accedere alla compartecipazione nella gestione di aziende statali europee. La Repubblica popolare è il primo partner commerciale per molte nazioni occidentali. In Italia, per il momento la Cina controlla il 49% del porto di Vado Ligure.
Oltre a ciò squadre di calcio italiane sono in mano ai cinesi così come molte università italiane. La Cina sta intensificando gli scambi e le partnership con le università italiane, incrementando i centri di ricerca. La questione sui rischi connessi ad accademie e centri di ricerca finanziati dal governo cinese è centrale in Europa già da tempo. In Italia finora la politica è rimasta piuttosto afona. Ma il problema comunque esiste. I nostri atenei hanno una grande carenza di fondi e il fatto che ne arrivino da aziende cinesi dà la possibilità di proseguire svariati progetti. Bisogna però considerare anche il rovescio della medaglia: non si tratta di beneficienza ma la Cina vuole in cambio tecnologia e know-how senza troppi controlli.

L’America si è convinta che, «ora o mai più», la Cina va fermata. Chi sta in mezzo, come gli Europei, rimarrà stritolato? Nessuno è veramente attrezzato ad affrontare la tempesta in arrivo. Questo progetto egemonico cinese sostiene il grande sviluppo economico ma persegue allo stesso tempo un piano di chiusura verso l’informazione e la libera circolazione delle idee. È il paradosso di questa superpotenza. Se l’Occidente resterà unito forse avrà una speranza di non morire cinese.