Internet è pieno di pagine che riassumono la storia, la geografia, il regime politico e la società della Corea del Nord. Pochissimi, al momento parlano delle reali condizioni di vita della popolazione.

Questa tendenza al non proferire parola a tal riguardo si riconduce a due possibili spiegazioni.

La prima è la totale censura che il governo coreano attua nei confronti delle notizie che fuoriescono dai confini del paese. La seconda è dovuta all’impossibilità di intavolare un discorso sensato riguardante la questione Diritti Umani ai pochissimi summit internazionali a cui partecipa la Corea del Nord.

Il governo coreano ogni volta che si tocca l’argomento risponde sempre “La Corea del Nord non ha nessun problema riguardo ai Diritti Umani e non ha ulteriori cose da aggiungere”.

In realtà la  Repubblica Popolare Democratica di Corea non è una repubblica, né una repubblica popolare, né una repubblica popolare e democratica.

Nello stato in questione abbiamo un sistema politico totalitario di origine comunista. Una leadership dinastica (unico stato comunista al mondo con questa caratteristica). Una società neofeudale rigidamente divisa in caste.  Meccanismi di corruzione tra i più radicati sul pianeta e indottrinamento costante attraverso istruzione, propaganda e censure di ogni tipo.

Come si vive nella Repubblica di Corea ?

Tutto dipende dalla casta in cui nasci. Il primo livello è costituito dal “nucleo”. La maggioranza delle persone che nascono in essa sono destinate a incarichi governativi, carriere militari di alto profilo e vivono prevalentemente tutti nella capitale Pyongyang. Uno degli ultimi rapporti internazionali a riguardo ha stimato che gli appartenenti al nucleo non superino le duecentomila unità su una popolazione di ventitré milioni di individui.

Poi ci sono i “tiepidi”. Di solito questi ricoprono lavori minori quali, commercianti, insegnati e in qualche caso possono aspirare a diventare direttori statali di qualche piccola impresa o fabbrica. La carestia che ha colpito la Corea del Nord negli anni novanta ha permesso a questa casta di arricchirsi notevolmente a discapito dei più disagiati.

In ultima base troviamo gli “ostili”, che coprono più dei due terzi della popolazione nordcoreana. Chiunque nasca i questa casta viene monitorato, schedato e controllato a vita. Ogni suo spostamento è regolato da permessi restrittivi e al primo passo falso viene internato in appositi campi di “rieducazione” (simili ai lager nazisti e ai gulag sovietici). Gli appartenenti agli ostili non possono aspirare a cariche pubbliche e sono destinati esclusivamente a lavori agricoli e a bassa manovalanza operaia sottopagata.

Il regime capitanato da suo Leader Kim Jong-un mantiene il controllo sulle caste con una propaganda senza eguali nella storia dell’umanità.

Fin dall’infanzia si viene educati agli ideali del regime e viene insegnata una storia falsa che fa crescere la popolazione con una costante sindrome di accerchiamento.

Alle elementari viene insegnato che ogni stato al di fuori della Repubblica è ostile e vuole distruggere l’armonia creata all’interno del paese dal partito. Alle medie viene insegnato che non vi può essere vita al di fuori dello stato, che il capitalismo e la democrazia hanno distrutto il mondo. Alle superiori che l’unica fede contemplata è quella verso lo stato, il partito e il leader supremo. Il tutto viene condito da una povertà assoluta, la Corea del Nord ha un PIL pro-capite inferiore a quello del Mali, e da un soffocante stato di polizia.

E’ dagli anni novanta che studiosi, economisti ed esperti internazionali prevedono un crollo repentino dell’economia nordcoreana e la fine della dinastia Kim. L’assurdità è che queste previsioni, al momento, non sono state confermate dai fatti.