A Torino, dall’8 al 15 di aprile, torna il consueto appuntamento con Torino che legge, evento che prevede una settimana ricca di appuntamenti dedicati ai libri e alla lettura e che, insieme al Salone del Libro di maggio e all’autunnale Portici di carta, corrobora il sodalizio tra il capoluogo piemontese e la letteratura. Il rapporto tra la città sabauda e il mondo librario non è limitato a queste iniziative: sono molti, infatti, gli scrittori che hanno contribuito a fare di Torino un grande ed elegante salotto letterario. Passeggiando per le vie della città, è possibile ripercorrere le loro orme e rievocare alcuni importanti capitoli della storia della letteratura italiana.

Ecco, dunque, alcune tappe imprescindibili del turismo letterario torinese.

 

Il caffè Platti in Corso Vittorio Emanuele, che fu uno dei luoghi prediletti di Luigi Einaudi, Cesare Pavese, Norberto Bobbio, Natalia Ginzburg, Leone Ginzburg e Mario Soldati.

In via Oddino Morgari, nel cuore di San Salvario, si trova, invece, la casa in cui visse parte della propria vita Natalia Ginzburg e che fu protagonista di molte pagine di Lessico famigliare. A ricordare il passaggio della scrittrice vi sono una targhetta e la piazzetta antistante alla chiesa, intitolata a Natalia Levi Ginzburg.

Sempre nello stesso quartiere, in via Pietro Giuria 7 si trova la facoltà di Chimica in cui studiò Primo Levi, mentre la casa in cui l’autore nacque, visse e si tolse la vita, gettandosi nella tromba delle scale, è in corso Re Umberto 75.

Restando in corso Re Umberto, ci si imbatte nella sede della casa editrice Einaudi, trasferita a seguito di un bombardamento che distrusse la vecchia sede di via Arcivescovado 7 e animata, negli anni Trenta e Quaranta, dal fervore intellettuale di letterati del calibro di Cesare Pavese.

L’hotel Roma in piazza Carlo Felice è una sorta di Mecca per i pavesiani più viscerali; qui, difatti, il celebre scrittore langarolo si tolse la vita e molti suoi ammiratori lo commemorano visitando la stanza dell’hotel in cui soggiornò.

Per concludere circolarmente la passeggiata letteraria, un’ultima tappa in via Galliari permette di ricordare Umberto Eco, che trascorse i propri anni universitari nel Collegio Einaudi, di cui non mancò di scrivere.

«Non ricordo se il Collegio chiudeva inesorabilmente alle 11,30 o a mezzanotte. Ricordo che chiudeva. […] Per questo io non ho mai saputo se Amleto sia morto, come se la sia cavata Edipo, chi sia la signora ponza, se Osvaldo abbia o non abbia avuto il sole, se Stanis Kowalsky si sia riappacificato con Stella, se Enrico IV sia rinsavito. Morirò con questi interrogativi sulle mie labbra esangui.

E tuttavia sarei disposto a rinunciare alla rivelazione finale per rivivere gli anni del Collegio Universitario. Essi hanno lasciato su di me tracce profonde».