“Credo che la passione nasca dal divertimento”

 

Lo sport può cambiare la vita e può diventare la vita stessa, come nel caso della “principessa delle nevi” cuneese: Marta Bassino. Una ragazza normale che ha reso lo sci la sua passione nonché il suo lavoro. Da bambina allenata dal padre, è riuscita a diventare una delle sciatrici più conosciute e promettenti sia nella zona, sia a livello internazionale, partecipando addirittura ai giochi olimpici invernali di Pyeongchang. Nonostante il successo, Marta rimane con i piedi per terra e la sua determinazione e la sua semplicità le si leggono in faccia.

Scopriamo insieme chi è Marta Bassino in questo slalom di domande e risposte!

  • Come ti senti quando scii?

Quando scio sento molte sensazioni e quella che sento di più è la sensazione di libertà che provo anche al di fuori delle gare, quando scio in campo libero. Mi piace sentire me stessa, i miei piedi, gli sci sulla neve e quella sensazione di velocità che il vento sulla faccia mi fa provare.

 

  • A che età hai iniziato? Ti ricordi ancora quel giorno?

Allora, non mi ricordo perché ho delle foto in cui avevo meno di due anni e avevo già gli sci ai piedi! Ho iniziato a sciare ad Entracque con mio papà che è maestro di sci e che ha insegnato ai miei fratelli e a me. Mi ricordo che vedevo il mio fratello maggiore sciare e volevo copiarlo e così ho iniziato. Dopo Entracque per un periodo ho sciato a Lurisia e di quegli anni ho alcuni ricordi e poi sempre a Limone.

 

  • Quante gare hai già vinto e a quante hai partecipato?

Mmm..questo non lo so! Cioè, da piccolina vincevo spesso le gare provinciali, poi man mano sono salita di livello. L’anno che ho partecipato alla Coppa Europa ho vinto a Sestriere, poi ho vinto i mondiali junior a Jasna ma ancora nessuna vittoria di coppa del mondo…

  • Ti definiscono “principessa delle nevi” per via della tua maestria sugli sci, ma pratichi altri sport?

Adesso no, perché è tutto concentrato sullo sci e sulla preparazione atletica d’estate: tra palestra, campo d’atletica per la corsa, bici e tennis. Ma non sono “altri sport”, poiché mi servono come preparazione per lo sci. Comunque da piccola ho praticato ginnastica artistica fino alla seconda media e mi ha dato le basi per gestire il mio corpo.

 

  • Parlaci di te. È’ vero che ti identifichi in Dory, il pesciolino de “Alla ricerca di Nemo”?

Ah, ah,ah! Sì, mi hanno soprannominata così perché sono un po’ smemorata: non mi ricordo tutto precisamente (vedi la domanda sul numero di gare). C’è chi sa tutto e si ricorda tutto di tutti ma io proprio no, sono un po’ sbadata ogni tanto e quando mi chiedono qualche cosa di preciso io rispondo: “Non mi ricordo!” e da lì è nato il nomignolo di Dory.

 

– Com’è stata la tua infanzia? Hai rimpianti o nostalgie?

No, sono contentissima della vita che ho fatto finora, non la cambierei per nulla al mondo, anche se spesso mi dicono che ho rinunciato a tante cose (uscite con amici…) e ho fatto sacrifici. La mia non è una vita normale, perché sto via da casa per molto tempo, però io non la cambierei mai e così è fin da bambina: ho sempre sciato come fosse un divertimento e non un obbligo. Ancora oggi mi porto dietro questa filosofia, perché credo che la passione nasca dal divertimento e poi, come nel mio caso, è diventata un lavoro sempre e comunque divertente e mai pesante.

– Come ti descriveresti, sia fisicamente che emotivamente?

Mi piaccio: sono bionda, sono una ragazza normale… Di carattere sono molto solare, di buon umore, un po’ distratta quando esce fuori la Dory che c’è in me. Sono anche timida, infatti all’inizio ho fatto molta fatica a relazionarmi con le telecamere e scappavo dai giornalisti, poi con il tempo ho imparato che se ti intervistano, ad esempio dopo una gara, vuol dire che sei andata bene ed è un buon segno!

– Se ti dico studio, scuola, cosa mi rispondi?

Ho studiato a Limone al liceo sportivo e sono molto contenta di aver scelto quella scuola e di essermi impegnata a portare avanti lo sport e lo studio. Devo dire un grazie enorme alla mia scuola che mi ha permesso di conciliare il tutto, cosa che non sarebbe possibile altrove a causa delle tante assenze, invece lì i professori mi capivano e mi lasciavano il tempo per recuperare.

Adesso non ho più intenzione di studiare poiché voglio dare il meglio con lo sci: la carriera sportiva non dura tantissimo. Tra una decina di anni, se avrò voglia, tornerò a studiare. L’unica cosa che mi sento di studiare ora è l’inglese perché mi serve molto e ho il rimpianto di non averlo studiato bene prima.

– Quali sono i tuoi punti di riferimento sia sportivi, sia personali?

Ho molti riferimenti personali di cui mi fido ciecamente, in particolar modo due: uno è Marco Giordano, il mio preparatore atletico privato che mi conosce da quando ero piccola e forse mi conosce meglio di come mi conosco io e sa come sto appena mi guarda in faccia. L’altro è Fabrizio Martin, l’allenatore di squadra che è stato il mio allenatore in comitato. Se ho dei dubbi chiedo a loro che sono le mie basi dal punto di vista sciistico e personale. Infine, non posso non dire che mio padre è il mio punto di riferimento da sempre, essendo papà e allenatore sempre disponibile.

  • Una domanda di gossip: sei fidanzata?

Sì, sono fidanzata e da poco viviamo insieme e stiamo bene.

  • Cosa hai riscontrato di diverso nella tua carriera sportiva dagli esordi fino ad oggi?

In me non è cambiato niente, sono sempre uguale. È’ cambiato un po’ l’interesse per me: se “vai forte” la gente ti segue dal punto di vista mediatico, degli sponsor…Quindi adesso io vivo di sponsor legati allo sci, ai social…

  • Ti spaventa il successo a soli 22 anni?

No. Devo dire che sono abbastanza fortunata perché mi hanno sempre insegnato a stare con i piedi per terra e quindi vivo la realtà.

  • Spesso gli atleti a livello agonistico vengono incitati ad andare oltre i propri limiti anche attraverso l’ausilio di sostanze energizzanti o droghe: è il caso del doping. Tu cosa ne pensi? Perché nel mondo dello sport è così diffuso? 

Allora, questo è un argomento interessante di cui ci sarebbe un mondo da dire. Si sa che il doping si usa nello sport: io ho letto un libro di Hamilton, gregario di Lance Armstrong che mi ha aperto un mondo sul doping. In questo libro, che altro non è che una confessione dello stesso Hamilton, si parla di ciclismo che è uno degli sport che necessita di più resistenza e quindi si fa di tutto per riuscire a gestire la fatica. Il mio sport, invece, ha una grande componente tecnica e dunque se non sai sciare, anche se fai uso di doping, non vai da nessuna parte. Tornando al libro, la cosa che mi ha colpito di più è la descrizione della fatica di accettare i propri limiti e il desiderio di andare oltre ad ogni costo. Ricordo un capitolo in cui Hamilton descrive la sensazione di essere superati durante una gara da alcuni ciclisti che sembrano avere una marcia in più. Allora inizi a chiederti cosa succede e perché…Le possibilità sono due: o smetti o ti droghi. Personalmente, io sono contro il doping anche se so che nel mio sport è presente. Forse è quasi meglio non pensarci, non farsi abbattere da quelli che sembrano più forti e continuare per la tua strada. Certo, so che il doping potrebbe cambiarmi tanto specialmente nell’allenamento, come quando in una mattina facciamo dieci giri sul ghiacciaio a più di 3000 m di altitudine: è impossibile fare i giri tutti con lo stesso tempo e la stessa velocità, mentre con il doping si fa ma non è normale…

  • Come gestisci la fatica? Qual’è la tua arma vincente?

Come gestisco la mia fatica? Beh, faticando! Ah ah ah! Continuando ad allenarmi sempre.

Riguardo a questo, il doping non mi è mai stato proposto, anche perché siamo controllati attraverso un sistema anti-doping: io devo dire ogni notte dove dormo e in qualunque momento potrebbero arrivare e farmi un controllo. Quelli che si dopano non so come facciano e fatto sta che su questo argomento c’è davvero tanto da scoprire e tanto mistero. Io cerco di non pensarci e continuo ad essere contro nonostante tutto.

  • Ora parliamo di Cuneo e del cuneese. Ti piace Cuneo?

Molto! Cuneo è bellissima, soprattutto via Roma di adesso, tutta ristrutturata!

– E Borgo San Dalmazzo?

Sì, sono contentissima di vivere a Borgo nella casa della mia famiglia. Ho sempre detto di voler vivere qui, non più in su di Borgo perché a me piace il caldo. Andavo a scuola a Limone ma per me era già troppo montagna.

Comunque sono orgogliosa di essere cuneese!

  • Con quali aggettivi descriveresti il cuneese? E i cuneesi?

Ehmm…Beh, siamo fortunatissimi a vivere qui: abbiamo la montagna a pochi passi, le Langhe a un’oretta, il mare a qualche ora di viaggio (ci vuole sempre di più con i semafori e tutto quanto…un incubo!). Nonostante tutto il cuneese è in una posizione favorevole.

I cuneesi…Credo non ci sia differenza tra i cuneesi e altri abitanti. Forse la differenza è di più per quanto riguarda il nord e il sud.

  • Sappiamo che i tuoi fans sono molti, così tanti da formare un Fan Club ufficiale. Come è nata quest’idea? Sei felice dell’affetto che dimostrano i cittadini nei tuoi confronti?

L’idea del Fan Club l’hanno creata grazie a Bruno Moncalero, l’attuale presidente del club, che è molto amico di mia zia, mentre io non lo conoscevo. Una sera ci siamo incontrati, ero piccola, prima ancora della coppa del mondo e lui mi ha colpita perché sapeva tutto di me. Ricordo che mi faceva domande sui miei tempi senza che io sapessi rispondere, invece lui sapeva veramente ogni mio tempo e ogni mia gara! Da lì è nata l’idea di creare un Fan Club che tuttora ha tanti iscritti e per me è bellissimo sapere che c’è tanta gente che mi segue, che tifa per me, che viene a vedermi gareggiare…E’ importante sentire il calore di casa!

  • Parli il dialetto?

Lo capisco ma non so molto parlarlo. Ci provo, anche perché i miei nonni parlavano in piemontese, i miei fratelli lo sanno parlare bene mentre io parlo principalmente in italiano.

 

  • Ultima domanda. E’ vero che odi farti intervistare? Dunque…ci odi?

Ah ah ah! Sì, come ho detto non amo le interviste…Ma non vi odio ah ah ah!