Viaggi e migrazioni, siamo sicuri di sapere già tutto su questi temi così attuali? In vista delle prossime proiezioni dell’emozionante documentario SUITCASE STORIES ecco un’intervista con l’associazione MiCò, realizzatrice del progetto insieme al regista Francesco Scarafia e il giornalista Francesco Rasero.
Un documentario per conoscere un po’ di più, per conoscere in modo nuovo. Per viaggiare oltre i luoghi comuni grazie a chi ci apre la porta sulla sua storia di vita.

1) Come nasce e di cosa si occupa l’associazione MiCò?
MiCò in piemontese vuol dire “Anch’Io”: questo nome sottolinea la nostra vision improntata all’accoglienza e alla cittadinanza attiva. Siamo un’APS (Associazione di Promozione Sociale) nata a Cuneo nel 2015. Abbiamo molteplici obiettivi: creare una rete non istituzionale autofinanziata a sostegno di richiedenti asilo e rifugiati in uscita dai Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS); promuovere la cultura dell’accoglienza e dell’inclusione e contrastare le discriminazioni e l’intolleranza; realizzare progetti di inclusione sociale e lavorativa per i migranti; promuovere l’Intercultura, intesa come dialogo tra le culture, come processo complesso che implica la de-costruzione delle nostre categorie e l’ascolto curioso dell’altro e di sé.
MiCò è attualmente costituita da un gruppo intergenerazionale di volontari, molti dei quali erano già attivi nel 1992 nell’accoglienza di famiglie in fuga da Sarajevo. Con la nuova ondata migratoria, si è sentita la necessità di ripetere l’esperienza. Sosteniamo i beneficiari nella ricerca della casa e del lavoro, nella conoscenza del territorio e nella creazione di una rete sociale. Numerosi sono stati i/le ragazzi/e entrati/e e usciti/e dal progetto, dopo un periodo definito di sei mesi o un anno, con cui sono stati mantenuti i legami creati. Oggi fanno parte del progetto tre ragazzi, due del Mali e uno dal Senegal, che vivono nello stesso appartamento, e un ragazzo del Gambia che è ospite di una famiglia. Questo progetto di Terza Accoglienza, il Social network solidale, è totalmente autofinanziato tramite quote private. I/le volontari/e son organizzati/e in tre gruppi operativi: Busso alla porta, che si occupa di questioni pratiche legate all’accoglienza; Entefanag (che significa “anch’io” in lingua bambara), che organizza e comunica azioni per creare una cultura di rispetto e inclusione, parlando della migrazione con prospettive e linguaggi nuovi e insoliti; e il gruppo Azione politica, che agisce insieme ad altre realtà del territorio attraverso la rete Minerali Clandestini.
Micò intraprende anche altri progetti finanziati, promossi e realizzati da un’équipe professionale formata dalle psicoterapeute Elena Elia ed Elisa Dalmasso e dagli antropologi Giulia Marro e Claudio Naviglia. SUITCASE STORIES – Storie di viaggio e migrazione (Italia, 2019, 23’) è uno di questi progetti.

2) Come nasce nello specifico l’idea di SUITCASE STORIES?
Nella primavera dello scorso anno siamo stati contattati da un regista di Bra, Stefano Scarafia, e un giornalista di Carmagnola, Francesco Rasero. Stavano cercando un’associazione cuneese con cui co-progettare un reportage da proporre a Frame, Voice, Report!, un bando europeo con l’obiettivo di aumentare l’impegno dei cittadini per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu. Li abbiamo incontrati e ci siamo trovati sulla stessa lunghezza d’onda.  L’idea iniziale prendeva spunto da Airport security, reality americano in cui gli intervistati potevano raccontarsi davanti alle telecamere attraverso oggetti che stavano trasportando in valigia. Noi di MiCò abbiamo proposto di inserire nei luoghi di transito, oltre all’aeroporto di Levaldigi, anche la stazione ferroviaria e quella dei bus, il Movicentro. Questo per dare uno spaccato più ampio delle migrazioni nel territorio cuneese: quelle iniziate decenni fa, che ora vedono persone spostarsi in aereo per far visita ai paesi d’origine, e quelle recenti, che vedono ancora molti in attesa del riconoscimenti di uno status valido per ottenere documenti per viaggiare o per restare.

2) Come avete scelto i protagonisti delle storie di vita e di viaggio che il documentario racconta? Quali sono state le reazioni e quanta la disponibilità dei protagonisti di fronte alla richiesta di raccontarsi?
Questa fase non è stata semplice, perché volevamo riuscire a coinvolgere protagonisti di età, sesso e provenienza diversi. Abbiamo quindi attivato molti canali per incontrare persone provenienti da paesi più o meno lontani: Ilham, quindicenne nata in italia da genitori Marocchini; Fejzian, giovane praticante avvocato che a dodici anni ha lasciato l’Albania per raggiungere il padre; Ousseni, della Costa d’Avorio, che da sei anni raccoglie la frutta nel saluzzese; Belowe, giovane mamma originaria della Nigeri; Clarence, camerunese in Italia da tre anni, che ha fondato un’associazione per aiutare i migranti ad integrarsi in Piemonte; Nisveta, originaria di Sarajevo, arrivata in Italia come profuga di guerra; Dabo, maliano, che non ha ancora conosciuto la sua piccola nata dopo l’inizio del suo viaggio; e Alexandra, rumena, mediatrice culturale. Insieme a queste storie vi è anche quella di Paolo e Lucia che hanno scelto di far diventare la loro casa quella che quarant’anni fa era meta di vacanza e dalla Sardegna si sono così spostati a Cuneo.
Partecipare alle riprese è stato straordinario: i protagonisti non avevano un copione da seguire, venivano messi a loro agio dal regista e si aprivano passo dopo passo rispondendo alle domande del giornalista. Chi ha mostrato un oggetto estratto dalla propria valigia ha raccontato storie di quotidianità, intrecciate con ricordi passati e speranze per il futuro. Storie che arrivano da lontano, che richiamano odori, suoni e colori cari ai protagonisti, che li ricordano con nostalgia e sorrisi malinconici.

5) Che cosa vi piacerebbe portare nella provincia di Cuneo e fuori con la diffusione di SUITCASE STORIES, con i diversi spaccati di realtà che offre?
La nostra intenzione è quella di raccontare la migrazione da prospettive differenti rispetto alla retorica dominante. Vogliamo dare la possibilità di ascoltare le parole di chi vive sulla propria pelle la migrazione, attraverso il racconto intimo e personale, per umanizzare il fenomeno e raccontare dettagli che spesso vengono omessi. Facendo questo, il nostro desiderio è quello di portare i cuneesi a riflettere sul fatto che siamo tutti inseriti in regimi di mobilità. Viaggiamo continuamente per lavoro, per studiare, per conoscere, per divertirci, per abitare e ri-abitare i luoghi. Risulta quindi anacronistico distinguere ancora un “noi” stanziale e un “loro” che migra. E risulta fuorviante rispetto alla realtà: tutti siamo in mobilità, solo in modalità, tempi, spazi e confini diversi. Questo cambio di prospettiva e di paradigma può aiutare a osservare i fenomeni migratori con un’altra consapevolezza, nella direzione di un’accettazione della diversità che ci accomuna tutti.  Questa riflessione condivisa, su cosa siano la migrazione e il viaggio, è un elemento che accomuna tutte le presentazioni del documentario che organizziamo in provincia nei cinema, nelle scuole o all’interno di eventi di paese.

6) Dove si può trovare il documentario e quando e dove saranno le prossime proiezioni in Cuneo e provincia?
Il documentario è disponibile online sul sito www.suitcasestories.it suddiviso in tre puntate oppure in versione integrale. Sta avendo inizio anche un tour di proiezioni a partire dalla prima serata lunedì 3 febbraio alle 21 al Cinema Teatro Magda Olivero di Saluzzo, inserita nell’appuntamento DIRITTI/ROVESCI. Nelle settimane successive il documentario toccherà diversi paesi della Granda, circuito dei Presìdi di Piemonte Movie aderenti a Movie Tellers – narrazioni cinematografiche: giovedì 13 febbraio a Cuneo al Cinema Lanteri; mercoledì 19 febbraio a Barge al Cinema Comunale; martedì 25 febbraio a Savigliano al Cinema Aurora; giovedì 27 febbraio a Dronero al Cinema Iris; martedì 10 marzo a Bra al Cinema Vittoria; giovedì 12 marzo a Busca al Cinema Lux e martedì 17 marzo a Ceva al Cinema Sala Borsi.