1849
La polvere bianca si alzava dalle strade di campagna, danzava portata dal vento, attraversava il silenzio dei paesi e, finito il suo viaggio, si adagiava di nuovo a terra.
Alcuni granelli di polvere entravano nelle case abbandonate e si posavano sulle sedie rovesciate, sui portagioie vuoti buttati sul pavimento, sul tavolo ancora apparecchiato, nell’angolo in fondo alla cucina. Altri invece, nel loro percorso, incontravano porte chiuse, luci spente, campi lasciati incolti, occhi spaventati che si nascondevano dietro finestre con pesanti tende di tela bianca.
Un uomo era seduto su uno scalino davanti alla porta di casa, la schiena appoggiata al muro, mentre teneva fra la braccia la figlia. La mano piccola e delicata della bambina appena nata si muoveva, guidata da quella forte del padre, nel tentativo di salutare un altro uomo dietro la macchina fotografica.
Sullo stesso scalino di pietra, con le braccia abbandonate lungo i fianchi, avvolta in un vestito nero, una donna li guardava. Con gesti precisi, meccanici, incrociava fili di lana ispidi, creando un panno marrone informe. Sembrava esausta, schiacciata da una forza invisibile.
«Sa di tempo rubato alla morte, Marco»
Nessuna risposta.
La bambina arricciò il naso e strinse gli occhi infastidita, avvicinò le mani al viso paffuto agitandole davanti a sé e sternutì: alcuni granelli di polvere avevano cercato di posarsi davanti alle sue narici. Il rumore echeggiò cupo tra le strade deserte per disperdersi poi nell’aria limpida di marzo.
«Marco rispondimi! È questa libertà che cercavamo? È per questo silenzio che sono morti i miei fratelli e tutti gli altri partigiani come loro?»
L’uomo alzò lo sguardo dalla figlia, che si stava dolcemente addormentando, per lasciarlo vagare tra i sentieri di montagna che vedeva davanti a sé, lo lasciò scivolare lungo le creste ancora innevate, giù fino alle valli, dove si scorgevano i primi paesi.
Poi lentamente si girò, fissò negli occhi la donna che aveva affianco, e rispose:
«Sì, è per questo silenzio, per non sentire più il rumore sordo degli spari.»