Le mani grandi ed invecchiate prima del tempo si agitano vigorosamente nella sala. Kamal non è un gigante, ma è sicuramente buono. Di quella bontà che ti fa girare il mondo per raccontare un’idea di fronte ad un pubblico sempre nuovo, ma costantemente affascinato e stupito.
Un’idea che potrebbe essere il sogno di molti, ma che è diventata la realtà di Kamal Mouzawak. Per questo motivo, con disinvoltura e passione, una grezza voce francese ripercorre come una locomotiva la prateria della sua esperienza.
«La popolazione libanese conta 6 milioni di abitanti. Altri 15 milioni sono invece sparpagliati in giro per il mondo, e si sono portati dietro la cultura del nostro paese. La lingua? Vestiti tipici? Tradizioni religiose? Niente di tutto questo. Semplicemente, il cibo». In questa piccola fetta di terra di 200 km sulla costa Est del Mediterraneo che prende il nome di Libano si cela dunque un segreto culinario che non è andato perso nel caos delle guerre mediorientali e dei flussi migratori dei paesi limitrofi.
«Una gran diversità di etnie, religioni e politica. Il tutto in un piccolo paese, in cui il concetto di “altro” non esiste. Il Libano è un paese metà/metà. Cristiano e musulmano, orientale ed occidentale, di mare e di montagna. Un equilibrio fragile, ma che celebra le diversità come una ricchezza». Insomma, un mix di ingredienti che Kamal ha deciso di voler portare in tavola tutti i giorni in un progetto umano e goloso: Tawlet.
Per sfuggire dalla disperazione quotidiana di Beirut e dare spazio ai prodotti dei contadini locali, Kamal fonda nel 2004 Souk el-Tayeb, letteralmente “il mercato delle cose buone”. Un luogo di ritrovo per sperimentare e condividere, dalla cui esperienza costruttiva nasce nel 2009 Tawlet, il sogno di Kamal Mouzawak.
«In Libano la cucina non ha religione» afferma con fierezza il creatore di questo ristorante nel cuore della capitale Beirut, «per questo motivo a Tawlet troverete ai fornelli donne che vengono da tutto il paese per condividere le proprie ricette e dare sapore alla nostra cultura».
Mentre le immagini del ristorante e delle numerose chef scorrono sullo schermo, gli studenti non hanno ancora avuto il tempo di staccare lo sguardo da questa figura carismatica che li travolge con il suo accento libanese. Il cibo protagonista di una lezione di diplomazia in una facoltà di Scienze Politiche, non capita tutti i giorni.
«In un paese come il Libano, ci vuole una moltiplicazione di coraggio per fronteggiare questa moltiplicazione di catastrofi, guerre, disperazione. E una tavolo imbandita a cui sedersi».