Fake news. “Feicnius” ovunque. Questo nuovo doppio vocabolo anglosassone, nel novembre 2018, è ormai diventato un must nel bagaglio conoscitivo di chiunque voglia avvicinarsi al mondo dell’informazione per conoscere i fatti nazionali ed internazionali, di politica e non. Non esiste competenza linguistica che tenga: sapere che nel mondo, complice l’avvento della comunicazione 3.0 e 4.0, sia ormai ampiamente diffuso il fenomeno di notizie false, o comunque volutamente travisate, è diventato d’obbligo per chiunque.

Ce lo dice la tv, ce lo conferma la constatazione che tutti i principali fatti dell’ultimo lustro politico sono stati più o meno colpiti da questa piaga: i finanziamenti russi per l’elezione di Trump, l’apparente influenza di una stratosfera riconducibile a Putin anche per le presidenziali francesi e le ultime politiche italiane, fino all’ultimo caso dei messaggi fittizi su Whatsapp finanziati dagli imprenditori vicini a Bolsonaro in Brasile, per screditare gli avversari politici del candidato della destra.

È quello della politica il mondo nel quale la “notizia falsa” significa denaro, spostamento di interessi e di influenza. Insomma, qualcosa di forte. Ma tutto il mondo dell’informazione ha dimostrato di non esserne immune, calcio compreso.

Ecco qualche caso degli ultimi mesi in questo senso, rigorosamente legato a fatti e personaggi di una certa rilevanza nel dibattito calcistico nazionale ed internazionale. Ammettetelo, qualche volta ci siete cascati anche voi…

  1. La patriottica Croazia. Estate 2018. I Mondiali russi sono un’agonia per il nostro calcio, che non li può vivere direttamente per via della mancata qualificazione della nostra nazionale. Ecco perché l’opinione pubblica tende ad affezionarsi alle favole ed a chi è in grado di toccare qualche corda particolare nella nostra indole. Tocca, questa volta, alla Croazia del Ct Zlatko Dalic, capace di arrivare fino all’atto finale della Coppa più amata, prima di soccombere di fronte alla Francia. Ed è qui che la retorica anti-europeista fa ancora una volta capolino: da un lato i transalpini, fortissimi, simbolo dell’Unione che domina e schiaccia; dall’altro i croati, figli dell’Europa di periferia, spesso dimenticata, che, guarda caso, annunciano in una lettera di voler cedere tutti i premi dei Mondiali ai loro connazionali. Ma la lettera non è casuale: ci sono gli attacchi diretti all’Europa (“un’organizzazione criminale”) ed ai politici croati (“qui non siete i benvenuti”), oltre alla narrazione del mondo che si vorrebbe (“ora, tutti i bambini croati avranno l’opportunità di trascorrere almeno sette giorni al mare”). Peccato che la lettera fosse solo la trovata di un simpatizzante anti-europeista, tale Prezumic, che giustificherà dicendo di aver voluto rappresentare un mondo parallelo dentro una lettera. I croati, giusto anche così, i soldi se li terranno eccome. La beffa? Sarà proprio il massimo rappresentate della Francia campione, il giovane Mbappé a dare in beneficienza gli incassi del trionfo. I casi della vita…
  2. Il mea culpa dell’arbitro dei fruttini. È stato uno dei temi più dibattuti della primavera pallonara, soprattutto per via dell’infuocato dopo gara: il rigore siglato da Cristiano Ronaldo nei minuti finali di Real Madrid-Juventus, che ha eliminato gli ospiti scatenando l’ira di Buffon, fino all’ormai proverbiale “un arbitro della sua età dovrebbe sedersi in tribuna con i fruttini invece di scendere in campo”. Parole e note rivolte al direttore di gara di quel match, l’inglese Oliver, suo malgrado finito poi vittima di una virale fake news, con tanto di fonte autorevole a validarla (marca.es), secondo cui egli avrebbe parlato (cosa rarissima per un arbitro) con un laconico: “Ho rivisto le immagini, ho sbagliato”. Nulla di più falso e poco credibile: un fischietto difficilmente parla e tantomeno dopo un’azione da scandalo nazionale. Con buona pace dei molti: “Ecco vedi, te l’avevo detto”.
  3. Il crociato di Piatek. La più bella, perché ultima in ordine di tempo e perché “non ha fatto male a nessuno”. L’uomo dei primi mesi della nuova stagione calcistica è sicuramente l’attaccante Krysztof Piatek, (impossibile da scrivere il nome, enigmatico il cognome da pronunciare): 13 gol fatti nelle prime dieci uscite stagionali ed un grande campo d’azione sulla mente degli appassionati rappresentato dal fantacalcio, uno dei fenomeni più diffusi di vita collettiva nello sport. Proprio lui nei giorni scorsi è stato al centro di una mega-fake news, con qualche buontempone che ha invaso i social (soprattutto whatsapp) con immagini che sembravano essere screen delle principali testate nazionali (Gazzetta dello Sport, Sport Mediaset, Televideo) ed un titolo a caratteri cubitali: “Piatek fa crack: rottura del crociato e stagione finita”. Panico tra i fanta-allenatori, i vocaboli “Piatek” e “crociato” che schizzano nelle ricerche Google in pochi minuti, fino alla smentita: non è vero, l’attaccante è sano e vegeto e giocherà regolarmente. Tante risate, ma quanti ci sono cascati?