Dimmitè: l’essenza di Londra in un tè..

Che ne direste di un buon tè caldo? Allora sedetevi e godetevi l’attesa di infusione immergendovi nelle streets di Londra. Saranno sufficienti 5 minuti. Dopo tutto un tè migliora in compagnia di una lettura.

(Inizia ora l’infusione)

“Non c’è nessun altro posto come Londra. Niente di niente, da nessuna parte.”
(Vivienne Westwood)

Strade affollate di pendolari, clacson che suonano, taxi che sfrecciano, bus rossi a due piani, poliziotti a cavallo, antico e nuovo che si mescolano in un connubio a formare una delle città più belle di tutta Europa: Londra.

Il Big Ben segna lo scorrere del tempo ma la città sembra assorta in una propria dimensione, come sospesa. Attraversata dal Tamigi, si snoda lungo le sue rive. Il celebre London Eye permette ai turisti più coraggiosi di lasciarsi trasportare a ben 135 metri di altezza, per poter osservare la City in tutta la sua bellezza. Soprattutto la sera, momento in cui tutti i palazzi più importanti vengono illuminati: dal Westminster Palace, in origine residenza del re inglese, a Buckingham Palace, dove è possibile assistere al celebre cambio della guardia. Per non dimenticare la National Gallery, il British Museum o la Tate Modern, in cui sono racchiuse alcune delle opere più famose di numerosissimi artisti mondiali, del presente e del passato.

Londra è anche la città dei graffiti, degli scarabocchi, dell’arte, e si può vedere un po’ ovunque, dal quartiere alternativo di Camden allo Skating Park. Quando il tutto si mescola insieme però, vuol dire che ci troviamo di fronte ad un capolavoro di Banksy, uno degli artisti più affezionati a questa metropoli europea.

Londra è una delle città più multietniche del mondo e ciò fa sì che uno dei piaceri del mangiare fuori sia l’ampiezza della scelta culinaria: la cucina indiana è ampiamente diffusa ma anche quelle asiatiche (cinese, thailandese, giapponese, coreana) oltre alle tradizionali cucine gastronomiche dell’Europa continentale.

Nessuna città presenta una così disordinata varietà di forme, una così capricciosa mescolanza di bello, di brutto, di magnifico, di povero, di triste, di strano, di grande, di uggioso.” (Edmondo de Amicis)

Grazie all’ampia rete di collegamento della Tube (Metropolitana londinese), si possono raggiungere i luoghi principali in pochi minuti, e, nell’attesa, potrai ascoltare alcuni tra i migliori street artists internazionali.

Da non perdere è un tour lungo il mercato di Portobello Road, che si snoda per circa 800 metri, caratterizzato da negozi di vintage e stand d’antiquariato. Come anche Camden Market, uno dei mercatini più conosciuti al mondo: migliaia di bancarelle si assommano formando un chiassoso labirinto nel quale è bello perdersi.

Per una pausa rilassante, perché non fermarsi in uno dei caratteristici pub che abitano la città?

E quando la giornata sta per finire, cerca il riflesso della città al tramonto in una tazza di tè inglese, naturalmente alle cinque: “Esso è tenuto in così tanta considerazione che chiunque intraprenda un viaggio ne porta un po’ con sé.”

(L’infuso è pronto!)

Venezia: due volti, due racconti

Scendo dal pullman, ancora con la pelle d’oca di chi è stato tanto al fresco della climatizzazione. Il primo respiro è una liberazione: quell’aria nuova, che sa di mare, con il sole ancora basso ma caloroso del mattino che illumina Venezia.

Ho viaggiato tutta la notte ed ora eccomi: disorientato, ancora strizzo gli occhi alla luce, sbadiglio qua e là per risvegliare i sensi. Un passo alla volta sgranchisco la schiena e guardo i gabbiani che volano alti nel cielo.

Adesso, guardandomi incuriosito attorno, noto quelli che una volta scesi,con passo sicuro, si avviano svelti verso la città. Li seguo, lasciando intuire ad altri la direzione più veloce. Alla vista di ponti e canali, come dipinti con colori caldi e rasserenanti, capisco che la fretta è l’ultima cosa da contemplare. Come impaurito, rallento gradualmente il passo, sento le gambe pesanti, il respiro alterato, gli occhi spalancati e vispi.

Mi lascio superare da chi avevo preceduto.

Riprendo la camminata, come attratto dal ponte che porta alla stazione. Sulla sua sommità si scorge la grandezza della città, attraversata dal Canal Grande, già popolato dai vaporetti e motoscafi.

Proseguo lungo le sue sponde, fiancheggiato da palazzi settecenteschi, ormai rimodernati che aprono le loro fondamenta ai vicoli che si districano in modo labirintico verso l’interno.

Guardo quel canale con il gondoliere che naviga spensierato tra palazzi che come temporanee manifestazioni dell’esistenza umana dividono a confine due infiniti blu, evitando che ne esista solo uno.

Il flusso di turisti scorre più impetuoso dell’acqua nel canale, che scarica ,come naturalmente farebbe, parte di sé nei canaletti. Allo stesso modo fanno i più audaci, che fuggono la massa per perdersi.

Quindi svolto a sinistra in un calle, un vicoletto lungo e stretto nel quale si forma un curioso contrasto luminoso; alla fine di esso un bivio: lo affronto con smarrita indifferenza. Con la cartina ripiegata in tasca, vago tra intricati spazi, incapaci di ripetersi, tra giochi di luce, ponti, pendolari, l’aria mattutina.

Immagino la quotidianità vissuta tra quelle vie, come un veneziano che ancora dopo tanti anni si stupisce per bellezza.

L’aria della sera è frizzante. La sensazione di fresco sulla pelle ti fa sentire vivo, è piacevole.

Alzo lo sguardo e sopra di me si stende una coperta luminosa di stelle in un mare di un blu inchiostro. Mi trovo in una piccola via di Venezia, lontano dai lampioni e da qualsiasi altra fonte luminosa. Posso godermi questo silenzio, dentro e fuori di me.

Dopo pochi istanti, esce dal locale in cui abbiamo cenato anche il resto della mia famiglia. Lo sbalzo termico dentro-fuori si fa sentire e sono tutti infreddoliti. Sorrido tra me e me.

Decidiamo di continuare a godere di questa serata, per poter conoscere la città dai mille vicoli anche nelle vesti della notte. Ci facciamo guidare da alcune voci in lontananza, senza sapere di preciso dove arriveremo. Alcune finestre sono illuminate dall’interno ed è possibile scorgere qualche elemento delle case. In particolare mi colpisce un lampadario: la luce crea sulla sua superficie di vetro un gioco di colori ipnotizzante. Mi ricorda il lontano Oriente.

Ci ritroviamo così su una delle vie principali. La massa di persone vocianti ti spinge a proseguire in un’unica direzione possibile e tu sei preda del loro passo. Ristoranti, bar, locali, musica… Il silenzio dei calli viene bruscamente investito dalla vita notturna che popola la via.

Alla fine di questa, si apre davanti a noi la maestosa Piazza San Marco. Da lontano, i suoi porticati illuminati come a festa risuonano del ritmo di un’ orchestra jazz.

La mia attenzione è attirata fin da subito verso il basso: stiamo infatti proseguendo su passerelle rialzate. Il pavimento è stato quasi completamente invaso dall’acqua del mare e per spostarsi questo è l’unico mezzo.

Questa città è piena di sorprese.

Dopo aver scattato qualche fotografia, ci allontaniamo dal caos di persone e ci dirigiamo verso il Canal Grande, lì vicino.

Nonostante l’ora piuttosto tarda, è ancora solcato da numerosi vaporetti e gondole. Illuminati, appaiono come piccole lucciole sul pelo dell’acqua. In cielo splende la luna piena, investendo con i suoi raggi l’intera città.

Così disposte ai due lati del canale, le abitazioni fanno pensare a luoghi naturali, ma di una natura che ha creato le proprie opere con un’immagine umana.

Quanto è bella Venezia.

Me l’assaporo chiudendo gli occhi: e ‘l naufragar m’è dolce in questo mar.

testo scritto in collaborazione con Gabriele Risso.

Il piacevole gusto della conoscenza

Chiudo gli occhi.

Respiro l’aria fresca. Sulla pelle un tiepido calore.

I miei passi si stanno lentamente arrampicando su quella che, una volta, era l’originaria fortezza di Micene.

Rimangono ormai pochi resti: nello scheletro di quelle che sono state le antiche mura ciclopiche si erge la celebre Porta dei Leoni; le fondamenta degli edifici guidano lo sguardo fino al punto più alto, l’acropoli.

Sotto di noi si apre la vasta pianura verdeggiante dell’Argolide e, in lontananza, si può scorgere il riflesso dei raggi del sole sull’acqua marina.

I miei occhi si riempiono della bellezza di questo spettacolo naturale.

Da questa postazione, la città troneggiava sul territorio sottostante, in tutta la sua imponenza, divenendo uno dei più potenti regni della Grecia antica.

È da qui che, secondo il celebre racconto omerico dell’Iliade, ebbe inizio la spedizione achea, guidata dal sovrano Agamennone, contro la città di Troia.

Mito e storia sembrano evanescenti, come un lontano ricordo dell’antica gloria di queste rovine.

Mentre procedo lungo il percorso di visita, navigo tra i miei pensieri e mi rendo conto che tutto ciò che mi circonda fa parte di noi, della nostra cultura, della nostra storia, di ciò che ci rende gli uomini che siamo oggi.

Mi sembra di viaggiare attraverso la storia di questo luogo e di poter immaginare il mondo di allora.

È  qui che è nata la culla della nostra civiltà.

È un cerchio che, alla fine, si chiude: tra questi resti, in questo viaggio nell’Ellade, si concretizzano i miei studi e posso vedere, guardare, osservare e comprendere appieno: Arte, Filosofia, Letteratura, Storia, di secoli passati.

Con i miei occhi.

Con la mia mente.

Un vento leggero mi risveglia dai miei pensieri. Di fronte a me il profondo blu.

La prua della nave lascia dietro di sé una lunga scia che colora di schiuma bianca la superficie marina. L’odore di salsedine mi pervade.

Ripensando a questa esperienza nella terra greca, mi fluttuano nella mente le parole che, in un tempo indefinito, il mitico Odisseo rivolse ai propri compagni, spronandoli, con forti urla, a spiegare le vele per compiere il loro ultimo << folle volo >>:

<< Fatti non foste a viver come bruti

 ma a seguir virtute e canoscenza >>.

Ora, più che mai, riesco a comprenderle a fondo.

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