«Che fai tu, Luna, in ciel?». Leopardi è partito da una domanda, ma non è l’unico. Da sempre la Luna e le stelle sanno ispirare, non solo i grandi uomini della letteratura.

La scienza è riuscita ad esplorare lo spazio grazie alla spinta propulsiva
dell’immaginazione. Chiara Piacenza, 25 anni, che vive tra Cuneo e la Luna, lo studia. Armstrong, con la sua famosa passeggiata lunare, non ha esaurito la curiosità di milioni di persone. L’atterraggio sulla Luna non è stato un punto d’arrivo, ma un trampolino di lancio per tutto ciò che è venuto dopo. Una start up è un’impresa con il fine di promuovere l’innovazione tecnologica in un qualsiasi settore merceologico (n.d.r. la merceologia è la scienza che si occupa dello studio, della produzione, delle caratteristiche e dell’uso delle merci). Alla loro base c’è un gruppo di persone che creano dal nulla qualcosa di innovativo per rispondere ad un’esigenza o per migliorare un sistema. In più, se il sistema in cui si collocano è la società in cui viviamo, nascono le start up sociali.

Chiara Avogaro, 22 anni di Fittà, una frazione di Soave, in provincia di Verona, è creativa e consapevole del mondo che le sta intorno, ma soprattutto sogna. La sua idea costituisce un bellissimo esempio di come si può lasciare un segno nella realtà che abbiamo intorno, ma ci ricorda anche che il primo passo per compierlo, è sognare di poterlo fare.

Descriviti con una citazione.
Chiara Piacenza «Osa diventare ciò che sei. E non disarmarti facilmente. Ci sono meravigliose opportunità in ogni essere. Persuaditi della tua forza e della tua gioventù. Continua a ripetere incessantemente: Non spetta che a me. Non si scoprono nuove terre senza essere disposti a perdere di vista la costa per un lungo periodo.» (Andrè Gide)

Chiara Avogaro «Se non puoi essere un pino in cima alla collina, sii una macchia nella valle ma sii la migliore, piccola macchia accanto al ruscello; sii un cespuglio, se non puoi essere un albero. Se non puoi essere un cespuglio, sii un filo d’erba, e rendi più lieta la strada. Non possiamo essere tutti capitani, dobbiamo essere anche un equipaggio, c’è qualcosa per tutti noi qui, ci sono grandi compiti da svolgere e ce ne sono anche di più piccoli, e quello che devi svolgere tu è lì, vicino a te. Se non puoi essere un’autostrada, sii solo un sentiero, se non puoi essere il sole, sii una stella; non è grazie alle dimensioni che vincerai o perderai: sii il meglio di qualunque cosa tu possa essere.» (Douglas Malloch)

Cosa studi? Perché hai scelto questo ambito?
Chiara Piacenza Ho studiato Ingegneria aerospaziale, con specializzazione in Spazio. Quando ho dovuto scegliere l’ho fatto perché ho sempre amato lo spazio, e da piccola ero affascinata dalla scienza e dall’astronomia. La società si sta spingendo verso l’era del turismo spaziale, e della colonizzazione di altri corpi celesti. Volevo essere parte di questo cambiamento. Ma ci terrei a dire che bisogna essere appassionati di ingegneria per amare questo argomento: non mi sono mai considerata una geek in questo senso, ciò che mi ha spinto verso questo ambito è la poesia che vi sta alla base, il sogno di esplorare l’universo con le risorse di un’umanità colma di intelligenza, spirito e ingegno. Lo spazio è la vera ispirazione. Quando i bambini chiedono “Come faccio a diventare una o un astronauta?” la risposta che si dà è: “Fai quello che ti piace, al meglio che puoi”. Lassù serve gente che faccia sognare, e che ami profondamente il proprio lavoro, che sia medicina, biologia o sociologia.

Chiara Avogaro Sono laureata in Mediazione Linguistica, ma ho deciso di intraprendere una magistrale in ambito economico perché desideravo capire quale valore volessi attribuire al lavoro che avrei svolto nella mia vita. Inoltre, dato che ho fatto l’erasmus a Monaco non mi piaceva l’idea di un’ulteriore specializzazione in ambito linguistico, e così mi sono avvicinata all’idea di fare degli studi che aprissero le mie prospettive, ampliando le mie conoscenze anche in un altro settore.

Qual è il tuo sogno? Quando ti è venuto in mente?
Chiara Piacenza Il mio sogno è di arrivare ad addestrare gli astronauti europei. Il centro europeo di addestramento di astronauti (EAC) si trova a Colonia, in Germania, ed è dove ho avuto l’incredibile opportunità di svolgere la tesi magistrale.
Ho sempre avuto tanti sogni, dal fare la giornalista a lavorare in teatro, ma sentivo qualcosa di inspiegabile ogni volta che assistevo al lancio di un razzo spaziale. Ancora oggi l’emozione che provo al conto alla rovescia guardando fisso la rampa di lancio è incredibile. Sono i brividi e la commozione che puoi provare solo per qualcosa che ti tocca nel profondo, come un amore molto giovane ma sempreverde. Quando ero piccola guardavo le stelle e mi chiedevo come si vedesse la terra dalla loro prospettiva. Ora ci sono donne e uomini di grande talento che ogni giorno si addormentano guardando la Terra girare come una trottola sotto la loro stazione spaziale, e per me questo rappresenta l’ultima immensa frontiera dell’esplorazione umana. Chi lavora in quest’ambito è il nuovo membro della ciurma di Cristoforo Colombo, è esploratore dell’universo.

Chiara Avogaro Da sempre sogno un lavoro che mi permetta di far sbocciare un lato di me che mi caratterizza: mi piace gestire e organizzare le cose. Nel tempo ho scoperto che questa è un’attitudine che mi valorizza. Però, d’altro canto, non posso intraprendere questo percorso senza avere chiaro il senso del mio procedere. So che con la sola realizzazione personale non sarei felice e non starei bene con me stessa, a me serve di più. Quando mi penso tra vent’anni credo che l’unica cosa che mi farebbe alzare la mattina dal letto per andare serena al lavoro è il fatto di offrire un impiego, attraverso il mio stesso lavoro, a persone che non riescono a trovarlo, quelle che appartengono alle fasce deboli della società. Sogno un giorno di usare il mio lavoro e la mia passione per creare nuove possibilità di occupazione a persone con background di disagio, in genere discriminate, che faticano a reinserirsi nella collettività. Credo fermamente che il lavoro nobiliti l’uomo e che possa essere una delle prime forme di recupero. Nel mio paese c’è una cooperativa sociale che crea marmellate impiegando persone con diversi disagi: faccio volontariato lì da sempre, e forse è proprio da qui che ha iniziato ad emergere questa mia sensibilità. Sono consapevole che sia un sogno impegnativo, ma ormai è da tempo che lo sto maturando ed è per me una sfida a cui non posso rinunciare.

Ho avuto la fortuna di accompagnarmi per un breve tratto di strada con Chiara Piacenza e Chiara Avogaro, in due occasioni distinte. Se vuoi trovare un punto in comune tra loro, la prima di cui ti accorgi quanto le incontri è che ti sorridono. E dopo, quando ti congedi da loro, sorridi tu.

Sono sufficienti poche parole per notare un secondo punto in comune. Entrambe hanno un sogno. Il termine “sogno” prende la sua origine dal latino somnium, ma dopo che trascorri un po’ di tempo con loro hai l’impressione che derivi direttamente dal nome proprio Chiara.

Spesso si pensa ai sogni come entità astratte irrealizzabili, che vivono solo nella nostra testa, ma i sogni veri sono progetti concreti. E questi progetti si edificano solo dopo averli profondamente desiderati. Il desiderio ci spinge a fare di tutto per rendere concreto il sogno. Sono i nostri sogni che, quando prendono i connotati di un progetto, ci aiutano a capire chi siamo, o muovere i nostri passi verso chi vogliamo essere. Raggiungendo la Luna, per esempio,oppure attraverso una start up sociale.