“Tutte le rivoluzioni non si fanno a rischio zero”, Concita de Gregorio, durante l’intervista per la programmazione del servizio su Cuneo di Fuori Roma, non va per mezzi termini e ci dice subito le cose come stanno. ” Ciò che mi pare di aver compreso di voi cuneesi è che siete radicalmente legati alla prudenza, vivete in una isola felice e tendete a farla rimanere tale”. Non ha tutti i torti, le sue parole sono un bel fulmine a ciel sereno. Alla domanda ” raccontatemi un episodio della vostra vita nel quale avete rischiato per qualcosa” a dirla tutta non sapevo cosa rispondere. Beh, fondare un giornale cartaceo assieme ai miei amici a quanto pare non è abbastanza rischioso, quindi sono rimasto muto. Ho 22 anni, non ho ancora finito gli studi, per cosa devo rischiare? Devo dire, però, che questo fulmine ha fatto dei danni dentro di me. Ha innescato un continuo fluire di archi elettrici tra stomaco e cervello, uno dice all’altro”a stare fermi non si ottiene nulla”. Per cui immedesimato nello standard renziano di elettore del si mi sono fatto prendere dall’entusiasmo del momento e ho deciso di intraprendere il progetto di una mini-pala eolica. Ho scaricato diversi testi per completare la mia formazione sull’argomento e studi permettendo, cercherò di arrivare ad un progetto dettagliato. In tutto questa raccolta dati non è mai mancato il senso pratico e puntualmente, dando una prima occhiata ai titoli dei testi, la stessa domanda bussava alla porta: ma come la faccio diventare realtà? Ecco che compresi gli enormi ostacoli alla realizzazione, il peso grave delle moli di lavoro future. E se la mia idea fosse utile o rendesse più semplice la vita di qualcheduno? Cosa dovrei fare per saperlo? Dedico questo articolo a chi ha dei sogni nel cassetto, a chi si deve reinventare o creare poiché non ha ancora fatto nulla, sperando che vi sia utile almeno per comprendere quali sono i primi passi da compiere. Vestendo i panni di chi ha un progetto tra le mani, mi sono rivolto agli stessi promotori di questa rubrica, Ping, intervistando uno dei soci, Domenico Giraudo, proprio come se dovessi proporre loro il mio progetto di pala eolica. ( per chi non conoscesse Ping vi invito a leggere l’articolo di Anna Mondino sempre sul nostro sito)

Domenico Giraudo

Facciamo finta che questa sia la prima volta che ci siamo conosciuti e mi presento a te come una persona qualunque che ha una idea in mente. Saltando i convenevoli, ti presento la mia idea di pala eolica e ti chiedo  come faccio a realizzarla. Tu cosa risponderesti?

Tutto dipende da che genere di idea si ha. Tutti credono che la propria sia la migliore in assoluto ma dimenticano che il mondo ha un passato e che siamo ,attualmente sulla Terra, circa 7 miliardi di persone. Ogni giorno vengono sfornate migliaia di progetti e centinaia di brevetti, le probabilità che altri abbiamo avuto la stessa intuizione sono alte come quelle che l’abbiano già realizzata. Per cui, innanzi tutto, si effettua una ricerca sui database dei brevetti nazionali e internazionali per capire l’orizzonte e lo sviluppo dell’ idea. Per farti capire vado a vedere tutte le pale di turbina o eoliche e verifico che la tua non sia già stata coperta da brevetto. Da ciò si può trarre due conclusioni, la prima è che se non ci sono riscontri sul database significa che o si ha avuto l’idea del secolo, o la propria idea non è realizzabile; la seconda riguarda la commerciabilità e l’esigenza del mercato, dato che, se sono pochi i brevetti, implica un ambito di nicchia e poca ricerca su quel campo. Sta di fatto che bisogna valutare la validità del progetto; appena valutato si può procedere nei passaggi successivi..

E quali sarebbero?

Beh, se la valutazione è positiva, la pala eolica diventa il centro di un business plan, in altri termini, non si può andare alla cieca senza avere in mente dove si vuole arrivare, quanto costa realizzare un prototipo, i fondi necessari per la produzione ecc. Si deve costruire la via da percorrere e purtroppo la sua pavimentazione è composta da denaro e conoscenze. Conoscenze che comunque bisogna pagare. O si è nel campo della progettazione e si conosce in primis tutte normative di sicurezza e di dimensioni, oppure si ha bisogno di un tecnico; a livello legale è necessario far riconoscere la propria idea e partire già con una deposizione di brevetto nelle situazioni che lo richiedono. L’iter è lungo, ma esistono luoghi come Ping, che sono in grado di dare una mano per costruire questo percorso.

Essere una startup agevola questo iter?

Essere una startup implica essere una impresa, ma non necessariamente è la via da percorrere. Concorrendo ai bandi europei e vincendoli ( per vincerli è necessario comunque un qualcuno che sappia interpretarli) si possono ottenere fondi e riconoscimenti a livello internazionale. Inoltre passare da acceleratori di impresa come noi significa andare in un luogo dove si può essere indirizzati a persone interessate di fronte a qualsiasi idea si voglia proporre, ma anche essere fermati prima che si spenda soldi inutilmente su progetti campati per aria. Chiunque voglia aprire una impresa, un locale, un emporio oggi va considerato come startup, non per forza deve essere associata solo alla tecnologia. Qui dentro accogliamo chiunque voglia fare un qualcosa e ha bisogno di una mano per partire. Ovviamente questo è un centro che offre un servizio, bisogna spendere e soprattutto rischiare per arrivare ad un risultato, ma questo non significa che siamo freddi nei confronti di chi ci chiede aiuto. Si può concordare una partecipazione nel caso l’idea piaccia,  oppure ricevere finanziamenti dalla banca che ci supporta. Noi vorremmo aiutare, siamo nati per questo, ciò non toglie che sia necessario un auto sostentamento per poter continuare a dare una mano.

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Davide Ghisolfi