La musica in lingua spagnola non è esattamente qualcosa di estraneo alle nostre orecchie. Guardando la realtà attraverso l’occhio pop e con un pizzico di memoria, ci potremmo ricordare come la Spanish Wave travolse l’Italia a cavallo tra gli anni ’90 e ’00 inondando le classifiche di pezzi estivi e hit da spiaggia. Lo stereotipo della Spagna come il paese del divertimento sfrenato e dal forte turismo balneare deve forse la sua nascita in parte proprio attraverso la musica. Anche la cultura alternativa risentì dell’influenza iberica portando band come gli Ska-p al successo internazionale.

Ma la musica spagnola si limita realmente solo alla musica da festa o da centro sociale?

Qualche giorno fa, parlando di musica con la mia amica María (alla quale dedico questo articolo), ho deciso di formare una playlist spotify di canzoni italiane in modo da darle un assaggio della produzione nostrana. Cogliendo l’opportunità, lei replicò facendo altrettanto con la musica del suo paese. In mancanza di passati approfondimenti le mie aspettative non andavano oltre a qualcosa di già familiare e un po’ banale, ma come potete immaginare il buon gusto di María mi sorprese piacevolmente.

Contrariamente a ciò che pensavo la Spagna conta un’ottima produzione punk/new-wave di ispirazione britannica. A capo di questo movimento ci sono senz’altro gli Hombres G, gruppo pop rock madrileno attivo dai primi anni ’80 con singoli come Voy a pasarmelo bien (Oggi mi diverto) e El ataque de las chicas cocodrilo (l’attacco delle ragazze-coccodrillo). Gli Hombres G sono celebri anche per il loro singolo Venezia, una canzone in un volgarissimo (ma spassoso) mock-italian.

Un altro punto saliente tra gli ascolti è stata la cantante Amaia, lontana dal mio usuale gusto musicale, ma non per questo non degna di nota. Una voce incantevole e una buona dose di tecnica minimizzano l’ostacolo linguistico dei testi rendendo i brani molto piacevoli.

La produzione rap/trap non si discosta particolarmente da quella italiana e conferma lo spagnolo come lingua dalle ottime potenzialità metriche e musicali. Anche se non inserita nella playlist tra le scoperte degne di riguardo vi è Nathy Peluso, cantante rap argentina naturalizzata spagnola. Il suo stile bizzarro e graffiante si discosta molto dai miei ascolti abituali, ma colpisce l’attenzione per la forte originalità sonora.

Mi sembra chiaro che ciò che quanto presentato è una riduzione dell’immenso scenario della musica spagnola. Io per primo sono ancora agli albori della sua graduale scoperta e da studente di lingue straniere non posso che restarne sempre più ammaliato e affascinato.

Si dice che la lingua sia l’essenza del pensiero e che la musica l’essenza della nostra identità. Conoscere musica diversa equivale quindi ad abbandonare noi stessi in favore della scoperta e dell’accettazione del diverso.

Detto ciò, come dice sempre il batterista valenciano El Estepario Siberiano: «paz y buen rollo!».