Settembre è un mese che abbraccia sentimenti contrastanti. La fine della spensieratezza estiva cozza contro la ripartenza delle necessarie attività quotidiane (scuola, lavoro, studi, etc). Poi c’è il caldo che cede terreno al clima autunnale più mite e le giornate tornano ad accorciarsi.
Tu, come vivi il tuo settembre?
Io dall’ultimo settembre delle superiori mi sento cambiato. In quel mese, di quell’anno, che era l’ultimo che avrei passato fra le mura del liceo di Cuneo per sei giorni a settimana, c’è stato un fuoco incrociato di sentimenti e sensazioni che ancora adesso faccio fatica a capire bene. Gioia e noia per il ritorno alla quotidianità da studente delle superiori. Nostalgia, sicuramente, per il finire di quell’esperienza scolastica. Paura, anche, per l’ignoto futuro. Un po’ come ha sottolineato Annalisa nel suo pezzo.
Settembre è una pentola dove non sai cosa puoi trovarci dentro. Potresti pensare alle patate raccolte durante l’estate, bollite, ma anche al brodo di carne con cui mangerai quei noiosi fili di pasta che mia nonna chiamava capelli d’angelo: i cavei d’angel, in piemontese. Non è un mese incasellabile nel ciclo delle stagioni. Giulia ha fatto bene a ricordarlo, che è il mese delle possibilità, perché settembre, se vogliamo, è tutto e non è niente. Offre delle opportunità, e non possiamo sottovalutarlo, come ha precisato Alessia. Per questa ragione, può essere meraviglioso e terribile, settembre, quindi sublime. Come ogni cambiamento d’altronde.
Settembre è un mese che porta con sé sentimenti contrastanti. È quel confine sottile tra la leggerezza dell’estate e il peso dei doveri che tornano a bussare alle nostre porte. Le giornate si accorciano, il sole cede gradualmente il passo a un’aria più mite e fresca, e insieme al cambio di stagione arriva anche un cambiamento interiore: un lento riassestarsi, un ritorno a ritmi più strutturati dopo la spensieratezza estiva. Se l’estate è il tempo della condivisione — amici, parenti, incontri e serate che sembrano non finire mai — settembre segna invece il ritorno all’individualità. È il momento in cui ci si ritrova faccia a faccia con se stessi, con le responsabilità lasciate in sospeso e con gli impegni rimandati tra una vacanza e l’altra. Ci si ritrova a rimettere ordine tra le carte accumulate sul tavolo, tra i messaggi non letti e i progetti sospesi, quei “ne riparliamo a settembre” che ora diventano urgenti, reali, ineludibili. Per chi lavora, settembre significa tornare alle riunioni e ai compiti che erano stati accantonati, riprendere contatti e decisioni rimaste sospese. Per chi studia, è il ritorno tra i libri, agli appunti lasciati a prendere polvere durante le vacanze, ai programmi di studio da riorganizzare, agli esami imminenti che richiedono concentrazione e disciplina. Ogni gesto sembra riprendere il suo ritmo naturale, ma con una consapevolezza nuova: si sente che nulla può più essere rimandato, tutto va affrontato. E poi ci sono i buoni propositi settembrini, quei desideri di stabilità e cambiamento che sorgono con forza dopo l’abbandono della spensieratezza estiva. È come se settembre ci sfidasse a mettere ordine nella nostra vita: nei pensieri, nelle abitudini, nei rapporti. Ci spinge a fare i conti con ciò che siamo e con ciò che vogliamo diventare, con la precisione silenziosa di chi sa che il tempo passa inesorabile, ma che offre anche l’occasione di ricominciare. Settembre non ha il clamore di gennaio, né l’euforia di giugno: è un nuovo inizio più discreto, più intimo, che richiede pazienza e attenzione. È il mese dei piccoli gesti quotidiani che, messi insieme, costruiscono la stabilità che l’estate ci aveva fatto dimenticare. È un invito a rallentare, a riflettere e a riappropriarsi della propria vita, prima che l’autunno entri del tutto e con sé porti la sua malinconia e il suo fascino. In fondo, settembre è un mese di equilibrio, di bilanci e di preparazione. Un mese che ci insegna che tornare alla realtà non è una sconfitta, ma un’opportunità per ricominciare più forti, più consapevoli e, forse, più vicini a noi stessi.
Alessia A.
Settembre per me (e credo per molt*) si traduce con nostalgia. Però quella bella, quella degli strascichi dell’estate di Luglio e di Agosto. Quello che rimane del caldo, delle vacanze lontano da casa, dei pomodori e delle pesche mature e del mare. Quello del sentimento di nuovi inizi sconosciuti, di quel limbo che collega il “dolce far niente” con la ripresa della “vita ordinaria”. Questo Settembre però è diverso per me. Non ci sarà una ripartenza di lezioni e di vita universitaria; a dir la verità non so cosa ci sarà. E questa è una sensazione che non ho mai provato prima, il non sapere a cosa vado incontro perchè non c’è nulla di organizzato, nulla di programmato, semplicemente Settembre, con i suoi cieli tersi, quell’aria un po’ fresca, quelle gite in montagna scampando i temporali, quei gelati che fanno già venire i brividi di freddo. Settembre quest’anno mi fa un po’ paura, mi mette un po’ sull’attenti, mi sembra di dover per forza aver qualcosa da fare eppure, paradossalmente, sento anche che mi sussurra di stare tranquilla, perchè tutto andrà bene. Settembre mi culla come una mamma con la sua bambina, mi canta con voce calda e dolce che anche io riuscirò a trovare la mia strada, se rimarrò fedele a chi sono.
Annalisa P.
Una delle canzoni che più mi ha segnato nel corso della mia vita è dedicata al mese di Settembre. Non a caso, una frase mi è sempre rimasta impressa nella mente: “è una vita che provo a capire Settembre, ma non fa per me”. Mi ha sempre colpito, linguisticamente, che Settembre non sia un mese da vivere, un periodo che passa in sordina e che si confonde nel veloce passare dell’anno. Inverno, primavera, estate, le stagioni sono qualcosa che accadono e che riferiamo a determinati eventi: inverno vuol dire Natale, primavera vuol dire allegra attesa del caldo e della rinascita, estate vuol dire vacanze. Per Settembre, invece, si fatica a dare una connotazione: non si può dire che sia autunno, ma nemmeno estate. Non accade niente di rilevante che scandisca il tempo della nostra vita. Ricomincia la scuola, ricomincia la vita quotidiana, certo, ma cosa ci lasciamo dietro? Spensieratezza, noia? Comunque sia, una certa libertà di disporre del nostro tempo. A settembre si perde qualcosa, ma si riacquista qualcos’altro. Qualcosa di bello o di brutto? Dipende.; Settembre è il simbolo del cambiamento, in cui la sensazione di una vita che finisce si mescola con una che ricomincia. Settembre è un mese simbolico, in cui le foglie sono al massimo del loro splendore, ma già cadono. Settembre non è solo un mese, è uno stato d’animo: la nostalgia della tediosa serenità estiva, l’eccitazione di un futuro grigio, incerto, ma carico di possibilità.
Giulia Z.