Era il 1215 e la primavera inglese lasciava spazio all’estate, mai così calda nella brughiera di Runnymede, vicino a Windsor, mentre la luce del sole rivelava, in quel 15 giugno, le trame della storia che andavano a delinearsi. Fu su quell’erboso campo che si posero le basi delle odierne democrazie liberali, con la firma di un documento che cambiò il mondo allora conosciuto.

Per quando ormai possa essere vista come criptica e arcaica, la Magna Charta Libertatum viene considerata la prima grande espressione dello Stato di Diritto. Inglese, feudale, frutto della reazione violenta dei baroni ad un re dispotico e senza scrupoli, la Grande Carta delle Libertà segna uno spartiacque storico di proporzioni enormi. Nessuno sa che la sua origine e la sua messa in atto furono davvero incerte, che fu osteggiata da praticamente tutti i potenti dell’epoca. Il primo esempio di costituzionalismo nella storia non fu neanche, come spesso si mitizza, un movimento popolare, dal basso. Fu una rivolta aristocratica atta al mantenimento dello status quo della legge consuetudinaria britannica, osteggiata in quegli anni dai capricci dei monarchi medievali che si avvicendavano sul trono che ora ammiriamo esposto a Westminster Abbey.

Il re, Giovanni Plantageneto, fratello di quel Riccardo Cuor di Leone, chiamato così non tanto per la sua bontà d’animo, ma quanto più al coraggio dimostrato nel massacrare infedeli in Terra Santa, aveva in pochi anni distrutto la gloria della corona. Le finanze baronali era pressoché esauste dopo anni di estorsioni fiscali regie, sconfitte militari e disastri diplomatici in Francia.

I Lords non proponevano né rivoluzioni sociali né teorie moderne sui diritti e sulle libertà del popolo, volevano solo ripristinare i privilegi precedentemente garantiti alla Chiesa, ai nobili, alla comunità e prevenirne la violazione da parte del sovrano.

Sovente nei libri di storia si omette la seconda parte della vicenda, il lato oscuro della luna. Ovvero il fatto emblematico che vide l’annullamento del documento da parte del sovrano appena poche settimane dopo la bollatura d’autorizzazione. Tale cancellazione legislativa fu senz’altro mossa dalle sollecitazioni papali di Innocenzo III che, comportandosi alla stregua di un qualsiasi re autoritario, disconobbe la Carta dichiarandola “illegale ed ingiusta, un oltraggio alla Chiesa Apostolica, alle prerogative reali, agli inglesi, un grave pericolo per l’intera impresa delle Crociate”.

La storia come si vede non sempre segue le vie dello Spirito Cattolico, e riserva sorprese inaspettate. Pochi giorni dopo l’arrivo della Bolla papale, i baroni con grande intraprendenza inviarono dei diplomatici in Francia con l’intento di fomentare un’invasione dell’Isola, che puntualmente avvenne. Si limitarono a guardare le truppe gigliate saccheggiare, razziare e incendiare i villaggi, aspettando la resa dei conti, che si presentò il 19 ottobre del 1216, giorno della morte di Giovanni, chiamato da sempre il Senzaterra. Il documento fu così riproposto in diverse versioni, prima sotto il Regno di Enrico III, fino ad arrivare alla Confirmatio Cartarum (conferma della carta) del 1297.

Alcuni articoli furono abrogati ma i punti fondamentali ressero alle modifiche, le 63 clausole imponevano al sovrano il divieto di tassare i vassalli diretti senza il consenso di un comune consilium regni, regolamentavano la legge consuetudinaria “della foresta” abolendo i demani regi, garantivano le antiche libertates della città di Londra, dei porti e dei borghi, e soprattutto il primo articolo garantiva l’integrità e la libertà della Chiesa inglese dalle interferenze della Corona. Gli articoli 39 e 40 (tuttora presenti nell’ordinamento inglese) garantivano a tutti gli uomini di condizione libera di non essere imprigionati senza un regolare processo da parte di una corte di “pari” o secondo la “legge del regno”.

Nasceva così lo Stato di diritto. Tuttavia, bisogna ricordare che erano semplici leggi risalenti alle antiche norme dei re anglosassoni, codificate 600 anni prima dell’incontro di Runnymede, come testimoniano alcuni codici miniati dell’epoca.

Dopo essersi evoluti nell’English Bill of Right nel 1688, a seguito della Gloriosa Rivoluzione, gli ideali della Carta passarono nelle mani dei ribelli inglesi in quegli anni che portarono le colonie americane a federarsi negli Stati Uniti. Per essi quel reclamo di baroni feudali divenne bandiera di libertà durante la rivolta contro Giorgio III, gettando così le basi della Dichiarazione d’Indipendenza.

Infine, fra i documenti più recenti ispirati alla Carta delle Libertà vi è la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo del 1948, definita da Eleanor Roosevelt “una Magna Carta per tutta l’umanità”.