L’idea di “muro”, nell’essere umano, assume i connotati di separazione, divisione, chiusura e difesa. I muri fin dall’antichità hanno avuto la funzione di proteggere le comunità dagli assalti di qualche nemico e hanno sempre svolto molto bene il loro compito. L’idea odierna di muro risente invece degli spiacevoli esempi che il passato e il presente ci pongono davanti agli occhi, facendoci subito storcere il naso e dandoci l’impressione di parlare di qualcosa che, ormai, è un concetto superato, una separazione inutile. Questo perché ci troviamo in un universo umano sempre più connesso e sempre più alla portata di tutti, in cui le guerre sono fatte perlopiù dalle intelligence dei paesi, in cui non si sfrutta neanche più il cielo per combattere, ma lo spazio dove agiscono i satelliti. Allora ci si chiede davvero che senso abbia un terrapieno spinato nel salvaguardare la sicurezza di un popolo.

L’uomo però, in quanto uomo, non ci regala soltanto bellissimi atti d’amore, ma anche peculiari e anacronistici esempi di decadenza. Il titolo dell’articolo si rifà al nome del muro più famoso del mondo d’oggi, quello che gli Stati Uniti hanno costruito al confine con il Messico, il muro di Tijuana. Linea di separazione fisica nata per contrastare il contrabbando di droghe pesanti e l’immigrazione clandestina provenienti dal confine sud della “Terra dei Liberi”. La costruzione è iniziata nel 1990 durante la presidenza di George H. W. Bush, in seno alla “Prevenzione attraverso la deterrenza”, adottata dalla polizia di frontiera nei confronti degli illegali che mettevano piede sul suolo statunitense. Il primo tratto di 22 km fu completato nel 1993. Nel 1994, sotto l’egida di Bill Clinton, la barriera fu sviluppata ulteriormente, principalmente come “linea umana di poliziotti”. Questa, composta da lamiere seghettate, filo spinato, illuminazione ad alta intensità, sensori elettronici, copertura militare terrestre, aerea e satellitare, ha causato la morte, tra il 1998 e il 2004, di ben 1.954 persone.

Analizzando l’universo-mondo ci accorgiamo però che l’insieme di lamiere, filo spinato e telecamere di sorveglianza in questione non è affatto un caso unico. Sono presenti sulla Terra molte altre divisioni materiali che si fregiano dell’amaro appellativo di “Muri della Vergogna”. Di seguito alcuni esempi.

Il Muro Marocchino, iniziato nel 1983, separa i territori occupati dal Marocco da quelli sotto il controllo della Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi (RASD). Come riportato dal Governo Marocchino il muro ha una ragione strategico-difensiva, mentre secondo la popolazione Sahrawi serve per mantenere il controllo su un territorio particolarmente redditizio e strategico. La parte interna al muro racchiude infatti le miniere di fosfati del Sahara Occidentale e la costa marocchina sull’oceano Atlantico, considerata una delle più pescose al mondo. Un’importante ricchezza è anche quella dei giacimenti petroliferi costieri, sebbene le Nazioni Unite permettano solo la ricerca scientifica e non lo sfruttamento di essi. La piccola zona controllata dalla Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi, invece, non ha alcuna importanza economica. I principali obiettivi del muro marocchino hanno perso la loro ragion d’essere nel 1991, quando la RASD scelse la strada della legalità internazionale e dell’azione non violenta. Attualmente lo scontro avviene prevalentemente sul piano politico, nel quale i Saharawi cercano di arrivare ad un “referendum di autodeterminazione” mentre il Marocco ne ostacola la realizzazione al fine di consolidare lo status quo e annettere così il territorio della RASD attualmente sotto il suo controllo.

Le Barriere di separazione di Ceuta e Melilla si trovano, invece, lungo la frontiera tra le due enclavi spagnole e il Marocco. Il loro proposito è quello di ostacolare e impedire l’immigrazione illegale e il contrabbando. Progettate e costruite dalla Spagna alla fine degli anni ’90, sono costituite da filo spinato e muri di cemento armato. Il prezzo, di 30 milioni di euro, è stato pagato quasi interamente dalla Comunità Europea, anch’essa non priva di peccati.

Ulrimo esempio: la Barriera di separazione israeliana in Cisgiordania, iniziata nel 2002, che divide Israele dalla Cisgiordania, conseguenza dell’annessione di fatto a Israele dei territori palestinesi occupati, a cui, per storia e trascorso politico, verrà dedicata un’analisi futura che avrà per oggetto la Palestina.

Come si può notare da questi quattro esempi le ferite del mondo sono tante, troppe, e la nostra generazione sarà chiamata all’arduo compito del dissolverle, memore degli sbagli e dell’inadempienza di chi ci ha preceduto. Fiduciosi in un avvenire privo di queste assurde e insensate opere di divisione che invocano la morte dell’umana misericordia.