Ogni essere umano si identifica in coordinate spazio temporali precise: in questo chiaro istante ognuno si trova in un determinato luogo ed esattamente in questo momento si è presenti, si esiste, in quello spazio. In un attimo la vita di ogni persona prende forma realizzandosi in relazione a chi e a che cosa si compie nello stesso momento, in maniera sempre più diretta rispetto al grado di vicinanza. E così succede che lo stupore di migliaia di persone nell’essere lungo mare, a Nizza, in attesa dei fuochi di artificio per la festa della Liberazione francese, si incontri con la maledetta intenzione di un terrorista. Ed è subito strage.

Una strage che segna un continente in un anno che passerà sui libri di storia come rivoluzionario. Dal Brexit agli attentati di Parigi, Bruxelles e Nizza, dai muri lungo le frontiere ai disastri terroristici in Turchia, senza dimenticare le morti nel mar Mediterraneo.

In quest’epoca molto si realizza in una paura continua, tra urla e grida di chi fugge dal luogo in cui stava esistendo per salvare la possibilità di continuare a realizzarsi in un altro spazio e in un altro tempo: la possibilità di continuare a vivere. Eppure il terrore di vivere, poco alla volta, è sempre più presente nella quotidianità, perché l’obiettivo degli attentatori è farlo entrare in noi.

Come sosteneva Jean Luc Nancy, “La storia non è la storia, è l’insieme simultaneo di milioni di storie.” Tante storie ci hanno lasciato ieri sera sulla Promenade des Anglais. Un giorno ci ricorderemo solo del numero delle vittime, non delle loro storie, ma analizzeremo ogni singolo dettaglio di chi guidava quel tir bianco, asfaltatore di tante vite.

Con il coraggio e la forza espressi da un marito vedovo dopo il Bataclan, nonostante non si trovi neanche la forza per parlare, certi avvenimenti non sono degni di fermare l’essere umano nel compiere la sua vita. Richiamano l’essere umano all’umanità, alla vicinanza, al coraggio di rialzarsi.

L’ultima cosa che vorrebbero le storie che ieri sera ci hanno lasciato sono la rassegnazione e l’odio, soprattutto ora che possono osservare le cose da un’altra angolatura. Dalla visuale di chi ha terminato gli attimi per manifestare se stesso su questo pianeta chiamato Mondo.

 

Luca Lazzari