È un mito ormai conosciuto il fatto che il teorema in grado di aiutarci a conoscere i triangoli sia stato scoperto da Pitagora.
In realtà si tratta di un’informazione falsa: questo teorema porta solo in nome del filosofo, ma non è realmente stato scoperto da lui stesso.
Si racconta, ma è leggenda, che Pitagora abbia scoperto il suo teorema mentre stava aspettando di essere ricevuto da Policrate. Seduto in un grande salone del palazzo del tiranno di Samo, Pitagora si mise ad osservare le piastrelle quadrate del pavimento. Se avesse tagliato in due una piastrella lungo una diagonale, avrebbe ottenuto due triangoli rettangoli uguali. Inoltre l’area del quadrato costruito sulla diagonale di uno dei due triangoli rettangoli risultava il doppio dell’area di una piastrella.
In realtà la storia del teorema è molto più complessa e le sue origini risalgono almeno ad un migliaio di anni prima che Pitagora si dedicasse allo studio dei triangoli rettangoli.
Il teorema di Pitagora era noto un tempo come “il ponte degli asini”, il ponte che riusciva a superare soltanto chi dimostrava di possedere sufficienti attitudini per il pensiero astratto e per un metodo deduttivo da applicare a procedimenti matematici quali erano quelli proposti dai pitagorici.
In Cina il teorema “di Pitagora” era già noto almeno mille anni prima della nascita di Pitagora. E’ collegata a una figura, che si trova nel Chou Pei Suan Ching uno dei più antichi testi cinesi di matematica, Il libro classico dello gnomone e delle orbite circolari del cielo, scritto al tempo della dinastia Shang, 1500 – 1000 a. C..
La dimostrazione del teorema di Pitagora era precedentemente chiamata dai cinesi kou ku.
Sempre in Cina Liu Hui, un grande matematico del terzo secolo d. C., diede una dimostrazione del teorema “di Pitagora” che è stata ricostruita da alcuni matematici moderni seguendo le indicazioni che è stato possibile ricuperare.
Anche dall’India arriva un enunciato del teorema di Pitagora che ci autorizza a pensare come il teorema fosse già noto agli indiani in epoche precedenti alla nascita di Pitagora. Si legge infatti nei Sulbasutra, i testi che contenevano le istruzioni per la costruzione degli altari, riportati in forma scritta fra l’800 e il 600 a. C.:
Dall’Arabia arriva invece la dimostrazione di Thabit ibn Qurra Marwan al’Harrani (826 – 901).
Possiamo quindi affermare che il nostro Pitagora ha solamente rivisto in modo personale ciò che esisteva ormai da tempo!