“Era una notte meravigliosa, una notte come forse ce ne possono essere soltanto quando siamo giovani, amabile lettore. Il cielo era così pieno di stelle, così luminoso che, gettandovi uno sguardo, senza volerlo si era costretti a domandare a se stessi: è mai possibile che sotto un cielo simile possa vivere ogni sorta di gente collerica e capricciosa?”

Con queste parole Fedor Dostoevskij dava inizio al suo sognante romanzo breve “Le notti Bianche” e, ancora a distanza di più di un secolo, lo scrittore russo descrive con toccante essenzialità queste sere di metà novembre in cui la Luna si avvicina alle nostre case come poche volte accade. Con la sua eleganza la Luna si affaccia sul nostro mondo scorgerndone i dettagli più nascosti mentre illumina le strade silenziose della nostra notte.

Colore vivace e presenza feconda sono solo due caratteristiche di questo piccolo satellite terrestre di regale umiltà: è sempre in cielo a donare bellezza, splendente, ma non richiede mai di essere osservato per continuare a riflettere nel buio un po’ di raggi solari. Perché la luna è così, silenziosa e innocua, ma allo stesso tempo parlante e toccante se ci lasciamo interrogare dalla sua bellezza. Contemplarla, in una di queste sere, potrebbe rilevarsi punto di partenza da cui estrarre un’essenza più profonda, autentica, che pervade e interroga la propria interiorità.

In questi giorni si accavallano anniversari ed eventi storici. Dal ricordo degli attentati di Parigi agli imprevisti risultati delle elezioni americane, fino alla tragica guerra siriana. Eppure la Luna si mostra nella sua più grande interezza, nel pieno della sua presenza vicino alla Terra. Il piccolo satellite ha scelto una data illogica per farsi ben vedere: nel ricordo degli attentati, nel mentre di una guerra, la Luna è qui. Ci osserva come una mamma che si prende cura del proprio bambino. Da sempre la Luna c’è, per lo meno da prima dell’evoluzione umana. Conosce tutto della nostra specie e di ogni singola persona che abbia calpestato il suolo terrestre. Sa di ogni azione buona o mala che avviene sulla Terra, ma non si è mai stancata di mostrarsi ogni giorno. In fondo la Bellezza è così, è oltre la scelta umana. Esiste a prescindere da che cosa succeda, non si esaurisce mai e a noi, essere pensanti, non smette mai di interrogare costringendoci a domandare a noi stessi come, di fronte ad essa, si possa essere collerici o capricciosi. La Bellezza non si esalta, ma affascina. Si mostra mettendo l’altro nella suprema condizione di fare del bene, riconducendo la persona alle radici della propria umanità, ovvero a quella sensazione di sentirsi bisognosi di un abbraccio, di un parola, o a quella travolgente voglia di correre a urlare “Ti voglio bene” a un amico. La Bellezza salva e non sbaglia mai il tempismo, anche quando sembra non avere senso il momento in cui essa si manifesta. E così è la Luna in queste ore, espressione puntuale della Bellezza.

La Bellezza, però, non agisce al posto dell’essere umano. Richiama, ma non si sostituisce. Non crea cose nuove, fa nuove tutte le cose. Redime una persona, la rinnova provocando commozione di fronte al mistero della propria esistenza, provoca una catarsi degna di una tragedia greca. Ci richiama alla grandezza dell’uomo che, invece, nel consumismo di oggi, è divenuta superbia. Perché sentirsi padroni di se stessi, forti di poter consumare i propri talenti nel momento scelto, anziché donarsi con i propri talenti senza la necessità di prevedere il proprio tornaconto, sembra essere il più alto scopo della quotidianità odierna. Tutto è acconsentito. Il mondo oggi tutto permette, niente perdona. Ecco il richiamo alle notti giovani di Dostoevskij: in un mondo che si esprime solo più la notte, lontano dal chiasso  in cui tutti parlano, ma nessuno ascolta, la Luna non permette tutto, ma interroga, richiama ai propri limiti e perdona tutto. La Luna ridona giovinezza per ricominciare.

Qui si compie il mistero della Luna a portata di mano della Terra. Tra tutto quanto accada o si ricordi sulla Terra in questi giorni, non si può dimenticare la conclusione dell’anno della misericordia. Un anno rivoluzionario di cui la Luna ne è portavoce.  Con cuore misero la palla gialla ci scruta, ci conosce per quella che è la nostra natura. Nonostante tutta la nostra attenzione sia rivolta alla prestazione, sia in campo lavorativo sia affettivo, la Luna ci riconduce al nocciolo della questione: “Tu chi sei?”.

Una domanda che salva, che perdona, che ci pone degli argini quando ci allontaniamo dal centro della nostra esistenza. La Bellezza, infatti, spoglia perché di fronte alle meraviglie della natura svanisce l’effetto del vestito all’ultima moda che si indossa. Si rimane nudi, poveri nel proprio animo. La Luna, proprio oggi, riflette autenticità nell’anima di ciascuno attraverso gli occhi di ognuno, parlando a tu per tu. Invita ad essere fragili, a scegliere come stare su questo pianeta. D’altronde i Greci da più di 2000 anni ce lo ricordano: la vita è un “dramma” che, letteralmente, significa “decidersi a fare”. Decidersi a quale dramma prendere parte tra la tragedia, priva di libertà sebbene permetta tutto, e la commedia, piena di libertà anche se con qualche regola da seguire, ma con il mistero del perdono (compimento di un dono gratuito) che rialza qualsiasi caduta.  In questo contesto la misericordia della Luna ha le idee molto chiare, infatti nel dono della sua povertà è nascosta una pienezza tangibile che se colta umilmente, nell’atto del meravigliarsi di fronte ad essa (come di fronte a qualsiasi manifestazione di Bellezza), chiama a compromettersi. Qualcuno, nella storia, ha scelto di vivere il dramma della vita chiamandola commedia e chi, tra questi, sapeva scrivere e si divertiva con i versi, l’ha definita divina.